Moreless
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Moreless: il ritratto di una generazione

La canzone “Vivo a Metà” di Moreless offre uno sguardo penetrante sul malessere della società moderna, scavando nelle radici del disagio che molte persone sperimentano oggi.

Questo disagio ha origini profonde nel contesto socio-culturale e nelle aspettative imposte dalla nostra epoca.

“Vivo a metà”: Moreless e i nuovi standard della società moderna

La società moderna è caratterizzata da una crescente pressione sulle persone per conformarsi a determinati standard di successo e felicità. L’idea che dovremmo essere “ben vestiti e pettinati” per essere accettati e rispettati è una rappresentazione simbolica di queste aspettative. La società promuove l’immagine di una vita ideale, spesso basata su successo materiale, realizzazione professionale e apparenza perfetta. Ma la ricerca ossessiva di perfezione e conformità può portare a una sensazione di vuoto e insoddisfazione. Le persone si trovano intrappolate in una routine di lavoro senza fine, sempre più stressante, con poco tempo per se stesse o per esplorare passioni personali.

Una canzone di denuncia sociale

L’artista Moreless, al secolo Davide Cotrone, racconta attraverso questa canzone di denuncia, questo sentimento di apatia e insoddisfazione nella sua canzone “Vivo a Metà”, un pezzo contemporaneo  che esplora il disagio e la mancanza di ispirazione nell’era moderna.

Il testo racconta la storia di un individuo che si trova in una situazione di stallo nella sua vita. Ben vestito e pettinato, sembra avere tutto ciò che la società considera importante, ma sotto la superficie, è chiaramente insoddisfatto della sua esistenza.

I versi riflettono l’idea che la vita moderna spesso sembra una routine senza fine. Le giornate si susseguono una dopo l’altra senza un vero senso di progresso o soddisfazione personale. L’immagine di guardare l’orologio e sentirsi intrappolati in un ciclo senza fine è qualcosa in cui molte persone possono facilmente identificarsi.

Il cantante si fa portavoce di tutte quelle persone che faticano ad esprimere  il rimpianto per il tempo perso e l’incertezza riguardo al futuro. Si chiede se mai avrebbe potuto sognare una vita più normale, suggerendo che la pressione per raggiungere un certo standard di vita moderna potrebbe non essere così gratificante come sembra.

Se la vita è un film, questa è la pubblicità, dove la “pubblicità” della vita rappresenta l’idea che spesso siamo indotti a credere che dobbiamo seguire una certa strada per essere felici, ma questa pubblicità potrebbe non corrispondere alla realtà.

Ecco così che scatta quel desiderio di fuggire alle aspettative della società moderna, per liberarsi di quelle catene che tengono le persone intrappolate in una vita che troppo spesso viene percepita come “normale” ma non soddisfacente

Che fare, dunque, per risolvere il malessere sociale? 

Il primo passo per risolvere il malessere è riconoscere che esiste una pressione sociale a cui si cerca di adattarsi. Prendendone coscienza, si può iniziare a sfidare le aspettative irrealistiche e a cercare un senso di autenticità.

È importante trovare un equilibrio tra il lavoro e la vita personale; troppo spesso, siamo catturati nella frenesia del lavoro e trascuriamo il nostro benessere emotivo e fisico. Bisogna imparare a prendersi delle  pause; dedicare tempo alle passioni e alle relazioni personali può contribuire a migliorare la qualità della vita.

Anche la condivisione diventa un momento cruciale: condividere esperienze e preoccupazioni con gli altri può essere estremamente terapeutico. La creazione di una rete di supporto di amici e familiari può aiutare a superare il senso di isolamento e incertezza. Non dimentichiamo, infatti, che nel passato più recente abbiamo vissuto una situazione che ci ha messo in grandi difficolta e ha cambiato il modo di vedere la società. Oltre alle implicazioni sanitarie ed economiche, la pandemia del Covid 19 ha anche lasciato una profonda cicatrice nell’aspetto psicosociale della nostra vita quotidiana. La pandemia ha messo in discussione molte delle convinzioni e delle aspettative che avevamo riguardo al futuro, costringendoci a riflettere su ciò che è davvero importante.

Affrontare questo senso di incertezza richiederà tempo e sforzi collettivi. È importante promuovere la resilienza psicologica, sostenere le persone nelle loro sfide individuali e collettive e cercare di costruire una società più equa e inclusiva che possa affrontare meglio le future crisi

In conclusione, la canzone “Vivo a Metà” di Moreless offre uno sguardo onesto e riflessivo sulla società moderna. Rappresenta il desiderio di molti di noi di trovare un significato più profondo nella vita al di là della routine quotidiana. Questa canzone ci sfida a riflettere sulla nostra stessa esistenza e ci invita a cercare la felicità e il significato in modi diversi da quelli imposti dalla società. Una vera analisi dei tempi moderni e una chiamata alla riflessione su come possiamo vivere una vita più autentica e appagante.

Su Benedetta Zibordi

Autrice, copywriter, appassionata di musica, letteratura e fenomeni socio-politici, nella vita lavora nel campo della comunicazione come DMM e SEO specialist.

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