Andrea Lattanzi. Foto di Daniele Cruciani
Andrea Lattanzi. Foto di Daniele Cruciani

Andrea Lattanzi: nel posto giusto al momento giusto

Andrea Lattanzi, appassionato ed abile attore, ha una carriera ricca di importanti partecipazioni, a cominciare da “Manuel”, al cinema, di cui ne è stato protagonista in prima persona. Lo incontriamo per parlare della sua carriera, dei lavori futuri a cui prenderà parte, e sempre con il piglio giusto, con grinta, con modestia.

Andrea è così, d’altronde, umile e sicuro del percorso intrapreso, senza pretesa alcuna. Un ragazzo che, sin da sempre, è stato nel posto giusto al momento giusto.

Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo, Andrea Lattanzi. Il tuo è un percorso abbastanza singolare. Nasci a Roma, affronti un percorso di studi nella splendida New York, e poi ritorni in Italia per dedicarti alla recitazione. Che ricordi hai di quel periodo, di quei primi passi mossi in tale ambito?

Un periodo bellissimo, che ricordo come un’esperienza che, se vogliamo, ha rappresentato anche una scusa per andare via, per imparare l’inglese. Avevo, inoltre, l’obiettivo di entrare nell’actor studio ma vi era l’intoppo della residenza, dell’avere molti soldi a disposizione ed altre necessità. Per forza di cose ho dovuto riprendere la strada del ritorno ma posso assicurarti che viaggiare e vivere solo a centinaia di chilometri, ti cambia, ti forma tanto. L’esperienza che mi ha premiato, su Roma, è stata l’occasione di un premio speciale per gli attori, con in giuria personalità del calibro di Verdone, ed ho vinto. Qualche mese dopo, poi, sono stato contattato da Dario Albertini ed ho preso parte al suo film, “Manuel”, come protagonista. Una gioia immensa!

Il 2017, come dicevi poc’anzi, ti ha regalato l’occasione di prendere parte al film “Manuel”, ad opera del regista Dario Albertini. Una prima, vera, esperienza cinematografica, in un ruolo da assoluto protagonista. Quali sensazioni ti ha lasciato addosso e come ti sei preparato ad affrontare ciò?

Avevo fame di poter prendere parte a questo lavoro, aspetto condiviso insieme al regista, che era alla sua opera prima. Mai mi sarei aspettato di avere la camera puntata così tante volte su di me, tralasciando gli attori secondari, addirittura. Una bellissima esperienza, un privilegio, che spero di poter presto ripetere proprio insieme a Dario, con cui sono ancora in contatto. Ero, in parole povere, nel posto giusto al momento giusto.

A corredare il tuo curriculum anche la partecipazione a “Summertime”, serie Netflix molto amata dai giovani, in particolar modo. Parlaci anche di quella esperienza?

Un periodo particolare, quello vissuto durante la messa in onda di “Summertime”. Eravamo in piena pandemia e, post lockdown, ho cominciato ad essere riconosciuto per tale lavoro. Per quanto io sia sempre rimasto con i piedi per terra, l’essere riconosciuto mi ha reso davvero felice e, al contempo, mi ha spiazzato. Qualche tempo fa sono tornato in America e sono stato riconosciuto anche lì. La potenza di Netflix, di tale prodotto che, a suo modo, riesce a raggiungere vari continenti.

Recentemente, il 2022, ti ha visto nuovamente protagonista al cinema ne “La svolta”, per la regia di Riccardo Antonaroli e, questo 2023, in “Grazie ragazzi”. Quanta emozione c’è nel poter vivere, in una carriera così giovane, tutto ciò e per di più in maniera così veloce?

Non penso mai a tali cose, forse perché vivo il tutto nella maniera più normale possibile, da persona comune quale sono. Prima di avvicendarmi a questo lavoro, tra l’altro, ho svolto tutti i lavori possibili, con umiltà, la stessa con cui porto avanti questo mestiere, oggi. Per me corrisponde tutto ad una normalità assoluta, senza vantarmi di nulla, badando solo a svolgere al meglio ciò che amo.

Andrea Lattanzi. Foto di Daniele Cruciani

A tal proposito, ti andrebbe di parlarci di come vivi il rapporto con il tuo pubblico, con tutti coloro che si fermano per complimentarsi, per chiederti un semplice ricordo.

Sono estremamente felice di accogliere tutti coloro che hanno voglia di fermarmi e, ti dirò, spesso fatico a comprendere chi, diversamente, evita il pensiero, la vicinanza, del pubblico. Siamo ciò che siamo anche grazie a loro ed è quindi giusto concedersi, provando a gestire sempre tutto al meglio.

Andrea, quali attori hanno guidato il tuo percorso artistico e da quali registi ti piacerebbe poter essere diretto?

Stimo molto Elio Germano e Luca Marinelli, dei veri e propri trasformisti, a mio parere. Fonte di ispirazione, davvero bravi. Se di registi si parla, invece, posso dirti che di certo stimo e rispetto molti di loro, che siano affermati o meno, ma preferirei, se me lo consenti, tenere per me quelli che preferisco. Chiamiamola scaramanzia, non so (ride).

Quali consigli senti di dare a chi pensa di voler intraprendere tale percorso?

Consiglio loro di studiare tantissimo senza demoralizzarsi mai e, soprattutto, di crederci senza snaturarsi. Purezza ed umanità prima di tutto, senza dimenticare di non doversi mai far mettere i piedi in testa da nessuno.

Chi è Andrea Lattanzi quando non è alle prese con il suo lavoro e quali passioni ti accompagnano nel quotidiano?

Sono una persona normalissima con, se vogliamo, dei lati anche fragili e, al contempo, forti. Ho, come tutti, dei problemi dal momento in cui non sono un eroe e cerco, come dicevo poc’anzi, di non montarmi la testa anche perché vivo un lavoro che mi da tanto ma, allo stesso tempo, può anche togliermi molto, in alcuni periodi.

Cosa puoi anticiparci sul tuo futuro artistico Andrea Lattanzi?

Posso anticiparvi che usciranno altri due film di cui sono protagonista, “Io e il secco”, ad opera di Gianluca Santoni, e “Animali randagi” di Maria Tilli. Sono davvero felice di ciò e soddisfatto del lavoro svolto.

Su Alessia Giallonardo

Nasco a Benevento, nel 1986. testarda a più non posso, perché Toro. Amo la fotografia sin da quando ero piccola e devo questa passione a mio padre. Stesso discorso per la scrittura, per ogni singola sfumatura di un racconto, di un vissuto, di uno storico incontro.

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