Susana Hernandez - Scelte sbagliate

Scelte sbagliate, di Susana Hernández. Un noir capace di svelare la nostra parte più oscura

È arrivato in Italia “Scelte sbagliate” di Susana Hernández, per la collana Oltreconfine.

Susana Hernandez - Scelte sbagliate

Premio Cubelles noir per il miglior romanzo noir in catalano nel 2018 e finalista al premio Valencia Negra sempre nel 2018, questo libro è stato pubblicato con il sostegno dell’Institut Ramon Lull, Istituto di lingua e cultura catalana.

In una piccola località della Catalogna rurale Axel, primogenito di una famiglia facoltosa, e sua moglie Lisa attraversano un periodo di ristrettezze economiche. Per uscire dall’impasse, la coppia pianifica il rapimento del nipotino Joel. In teoria, un sequestro rapido e facile, da cui tutti sarebbero dovuti uscire indenni. Ma le cose non vanno mai come ci si aspetta.

Benvenuta su La Gazzetta dello Spettacolo a Susana Hernández. Tiziana, partiamo dal titolo: è stato fedelmente tradotto oppure completamente cambiato nella versione italiana?

Direi che siamo rimaste fedeli al titolo originale, e abbiamo anche un doppio controllo al riguardo, in quanto il libro è uscito in versione catalana e in castigliano.

Le scelte sbagliate da cosa sono dettate?

Sono molti i motivi che spingono questo microcosmo composto da quattro personaggi a fare le scelte sbagliate. Direi in primo luogo l’avidità, l’invidia e l’insofferenza se parliamo di Lisa, una delle due protagoniste. La debolezza di carattere è invece il motivo che spinge Axel a scegliere in modo sbagliato, un tratto che per aspetti diversi lo fa assomigliare al fratello Rai. Anche costui è un debole, perché decide di restare nella cittadina rurale della Catalogna invece di trasferirsi a Barcellona, dove avrebbe perso il prestigio che gli viene dall’essere parte di una famiglia importante del luogo. Infine c’è Carla che di scelte sbagliate non ne fa, ma le subisce.

Come ha fatto l’autrice a descrivere abilmente i vari punti di vista dei personaggi rendendo il lettore onnisciente?

Susana Hernandez dedica ogni capitolo del libro a uno dei quattro personaggi che parlano in prima persona, mettendo così a nudo i propri pensieri, stati d’animo e intenzioni. L’autrice sa condurre un gioco in cui il lettore si addentra nei pensieri dei personaggi, per cui nulla gli resta precluso. Un pregio del libro è un collegamento naturale tra un capitolo e l’altro, tanto che alla fine il lettore si trova ad avere un quadro ben preciso della storia. Come se strumenti singoli finissero per formare un’orchestra.

Quanta introspezione psicologica troviamo?

Direi parecchia. Nessuno dei protagonisti cela la sua parte più oscura, che anche se in misura non così drammatica appartiene a ogni essere umano. Sotto una tranquilla apparenza borghese in una sonnolenta cittadina della Catalogna rurale l’autrice solleva quella polvere di miseria nascosta nelle relazioni umane, e in particolare in quelle familiari e di coppia, evidenziando stereotipi sociali da cui nessuno è indenne.

È impossibile provare simpatia e empatia nei confronti dei personaggi o, magari, qualcuno si salva?

Direi che Susana Hernandez riesce a caratterizzare così bene i personaggi, che persino quelli che destano antipatia e disprezzo finiscono – non di certo per trovare giustificazione per il loro crimine, non giustificheremmo mai Jack lo Squartatore – per renderci chiare le motivazioni da cui nascono le loro azioni scellerate.

Perché dalla critica è stato definito un “noir che più noir non si può”?

Mi viene da dire che è “noirissimo” perché non esiste niente di più inquietante che essere pugnalati alle spalle, anche solo virtualmente, dalle persone con cui intratteniamo rapporti affettivi.

Infine, una domanda di rito: quale prossima uscita avete in cantiere e per quale delle due collane?

La prossima uscita è prevista per l’11 maggio ed è un libro della collana Vintage. Si tratta di Un cappio per Archibald Mitfold, un romanzo davvero notevole a cui teniamo molto. La sua autrice, Dorothy Bowers, era una donna colta che sapeva tessere trame complesse e che, se non fosse morta giovane, sarebbe stata l’erede naturale di Dorothy Sayers. Comunque nella sua breve vita vita ottenne l’ammissione al Detection Club, il prestigioso club di giallisti dell’epoca d’oro del giallo.  

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