Sebastiano Somma è da sempre amatissimo dal pubblico e pronto a parlarci del suo vissuto e delle nuove esperienze che lo vedranno protagonista in teatro.
“Lucio incontra Lucio“, “Matilde, l’amore proibito di Pablo Neruda” e tanto altro, senza dimenticare il cinema, l’amore per la famiglia, sua figlia Cartisia e le grandi emozioni che ancora gli regala il suo mestiere..
Bentornato su La Gazzetta dello Spettacolo, Sebastiano Somma. Da sempre amatissimo dal pubblico, quanto sei cambiato da quelli che sono stati i tuoi inizi sino ad oggi?
Sono cambiato di pari passo con il mio vissuto. Si cresce, si matura, si effettuano delle selezioni naturali ma, alla fine, il nucleo di base è rimasto lo stesso, quello di un ragazzo di provincia, cresciuto a Napoli e poi a Roma. Sono da sempre un grande estimatore del contatto umano, soprattutto, e del mio lavoro. È, appunto, anche il percorso professionale compiuto a portarti a vivere degli alti e dei bassi e, chiaramente, anche i percorsi umani, di vita, che ti segnano.. ma l’emozione dinanzi ai luoghi di infanzia, al passato, ai sentimenti più profondi, mi emozionano ancora..
Diversamente, tra i tanti ruoli impersonati, cosa manca ancora a questo tuo percorso artistico, Sebastiano Somma?
Non mi sono mai prefisso degli obiettivi nella vita professionale. Sono sempre andato avanti grazie alla curiosità che mi ha portato ad affrontare ruoli e situazioni diverse, positive o meno, leggere o meno, impegnate o quanto altro.. spinto dalla curiosità e dalla voglia di cambiare ed emozionarmi e ciò perché mi piace l’idea trasmettere le stesse emozioni allo spettatore. È chiaro che l’obiettivo, in questa fase attuale di maturità, sia quello di confrontarmi con qualcuno che possa tirarmi fuori qualcosa che posso ancora dare, dal momento in cui sono in una fase di ricerca. Ho superato il periodo di ridondanza. Ora miro a dei confronti con registi con cui posso finalmente scambiare altre sensazioni, portandomi per mano in questo percorso di minimalismo, di essenza delle cose. E se di registi si parla potrei dirti che adoro Matteo Garrone e che ho scoperto che mi piace lavorare anche con i giovani, sia attori che registi. Da loro, negli ultimi tempi, ricevo molti stimoli ed energie, e così è stato per “Il diavolo è Dragan Cygan”, opera prima di Emiliano Locatelli. Interpreto, in questo film, il proprietario di una nota azienda, tema attuale, interessante..
Che esperienza ha rappresentato questo ultimo film, “Il diavolo è Dragan Cygan”?
È stato proprio Emiliano Locatelli a volermi, a chiedermi di rivedere insieme qualcosa legato alla sceneggiatura, entusiasta della mia collaborazione. Un set di giovani, da Gennaro Lillio a Ivan Boragine, sino ad Enzo Salvi. Una collaborazione molto piacevole, una sinergia forte.
Quali sensazioni sono legate alle tavole del palcoscenico, una passione che nutri da sempre?
Il teatro mi ha sempre regalato grandi soddisfazioni, specie con lo spettacolo “Uno sguardo dal ponte”, interpretato da grandi attori del passato, prima di me. Emozioni importanti, capaci di regalarmi ancora la possibilità di farmi inmamorare sempre più delle tavole del palcoscenico. Questo per dirti che tutte le volte in cui salgo sul palco, non posso non sentirne la forte emozione e la possibilità di scegliere è davvero fondamentale.
Da padre, quali consigli cerchi di dare a tua figlia affinché possa affrontare al meglio il suo percorso di vita?
È difficile poterla consigliare, vista l’età, il fatto che a breve compirà diciannove anni. Da piccoli puoi provare ad instradarli, da grandi tocca lasciarli affrontare la loro vita al meglio, secondo le proprie passioni ed esperienze. Abbiamo provato, insieme a mia moglie, a fornirle delle indicazioni, senza privarla di un sano divertimento, di ciò che fosse necessario. Il resto è ancora da capire.. e spero sia sempre nel giusto, al meglio.
Guardando al tuo futuro artistico, Sebastiano Somma, cosa possiamo aspettarci?
Uscirà, ben presto, un’opera terza di Luciano Luminelli, “Tutto in settandue ore”, prodotto da Roberto Coffa, in cui ci saranno Kaspar Capparoni, Debora Caprioglio, Jonis Bascir, Blas Roca Rey, Magdalena Lucca e Corinne Clery. Interpreto un napoletano, un ritorno alle origini, benché il regista mi volesse inizialmente romano. Mi sono divertito a rendergli leggerezza, a colorarlo un po’.
Ho da poco terminato anche le riprese di un film di un giovane regista ottantenne, Fabrizio Guarducci, tratto da un suo romanzo, “La partita delle emozioni”, e prodotto da Matteo Cichero. Un risultato delizioso, in cui interpreto un professore di una scuola media superiore che vive un rapporto molto bello con i suoi allievi. Un uomo che lavora sulle emozioni, qualcosa di distante dal film di Riccardo Milani, che adoro, e con cui avrei piacere di poter lavorare. In questo film c’è anche mia figlia, Cartisia, con cui ho avuto anche modo di realizzare una scena molto carina. Qualcosa di prezioso.
A Guarducci sono molto legato, ho realizzato altro con lui negli anni, basti pensare a “Una sconosciuta” e a “Mare di grano”. Il 22 giugno, inoltre, sarò in scena a Terni, per la fondazione Sbrolli, con “Lucio incontra Lucio”, una mia regia ed un testo di Liberato Santarpino, omaggio a Dalla e Battisti. Uno spettacolo richiesto, un teatro che mi accompagna sempre. Porterò in scena anche lo spettacolo dedicato a Neruda, “Matilde, l’amore proibito di Pablo Neruda”, con al mio fianco Morgana Forcella, mia moglie. Ancora una volta una mia regia e testo di Liberato. Apriremo la stagione del Teatro Vittoria di Roma, nel cuore di Testaccio. E, non ultimo, ci sarà “Il vecchio e il mare”..