Arriva la re-release di The Living Room Concert, concerto registrato dal talentuoso Anthony Phillips nel 1993 per la serie radiofonica US Echoes.
Il “maestro della 12 corde” Anthony Phillips pubblica la re-release The Living Room Concert, album uscito originariamente nel 1995, a due anni di distanza dalla performance radiofonica dal quale è stato originato. L’album, infatti, presentato da Esoteric Recordings, è la testimonianza remasterizzata di una performance, la prima registrata live del musicista britannico co-fondatore dei mitici Genesis, facente parte della serie US Radio Echoes, particolarmente riuscita e trasmessa all’epoca da ben 120 emittenti statunitensi. Nell’album ci sono una serie di brani molto significativi della carriera dell’epoca del talentuoso chitarrista, qui impegnato anche al piano e occasionalmente nelle vocals. Un album che i followers di Anthony Phillips, reduce dal grande successo dell’ottimo cd Strings of Light ma anche in generale tutti gli amanti della buona musica, non devono assolutamente farsi mancare…
The Living Room Concert è stato registrato dal vivo in casa, proprio come accade adesso con tanti live streaming che vengono trasmessi in rete per via del Covid19…
Si’, qualcun altro ha già menzionato questo fatto. E’ una pura coincidenza il fatto che US Radio Station all’epoca stesse realizzando il programma Echoes con una serie di concerti che dovevano avere un sapore intimo, come se i musicisti stessero a causa loro a suonare tranquillamente. Era l’idea del “living room concert” ma la ristampa di questo album l’avevamo progettata molto prima dell’emergenza del Covid19. D’altronde chi poteva immaginare che negli ultimi tre o quattro mesi sarebbe successa una cosa del genere nel mondo. Quindi è stato tutto un fatto casuale, non abbiamo detto “ah, ecco il lockdown, allora pubblichiamo questo cd”. La release del disco fu programmata alla fine dell’anno scorso, ancora prima della mia più recente release Strings of Light. E’ una coincidenza, potremmo definirlo un “felice incidente” perchè, come dicevi, moltissimi musicisti attualmente stanno intrattenendo il loro pubblico da casa, e in effetti proprio il concetto dei living room concert sembra essere pianificato perfettamente intorno al periodo di lockdown, dell’imprigionamento dentro le mura domestiche, o come vogliamo chiamarlo. Per questo motivo la gente potrebbe pensare che il mio cd sia in qualche modo “artificiale” ma non lo è affatto. E’ stato registrato nel 1993, talmente tanti anni fa che non può che essere una strana coincidenza.
The Living Room Concert in quell’anno è andato in onda su ben 120 music station statunitensi. La tua musica è sempre stata molto apprezzata negli Stati Uniti, quale fu all’epoca la reazione del pubblico a questa musica?
Non ebbi poi così tanti feedback diretti dall’America, anche perchè all’epoca non c’era nessuno che lavorasse con me dagli States, quindi le uniche reazioni le ebbi dalla compagnia Echoes e dalle stazioni radio parallele. Ricordo che in linea generale il concerto andò molto bene ed ebbi molti commenti lusinghieri ma non ricordo quali furono le opinioni della gente in particolare. Comunque andò così bene al punto che qualche tempo dopo nel 1995 uscì anche l’album relativo, che non era stato progettato perchè inizialmente doveva trattarsi soltanto di un una messa in onda radiofonica dal vivo.
The Living Room all’epoca è stato una sorta di retrospettiva riguardo la tua musica e la tua carriera fino a quel punto. Ma qual è il tuo feeling riascoltando questo disco ora?
Ricordo innazitutto che in quel periodo stavo componendo molta musica per la televisione, quindi quando mi hanno fatto questa offerta è stato subito chiaro per me che non avrei dovuto spendere una quantità di tempo incredibile per esercitarmi e per suonare in modo del tutto perfetto, piuttosto sarebbe bastato rimettere in ballo il materiale che ricordavo meglio. Per essere onesto devo ammettere di aver scelto dei pezzi abbastanza semplici anche perchè non aveva senso sceglierne di difficili o molto tecnici, canzoni che magari non avevo più praticato da tantissimo tempo. E’ come quando un gruppo va in tour e prima di partire inizia a fare le prove. Ovviamente ci sono dei brani che non verranno fuori così bene all’inizio perchè non li hai eseguite per mesi o anni. Io non avevo tanto tempo per fare le prove i quel periodo così dovetti scegliere dei pezzi che fossero facili o relativamente facili come Henry: Portraits from Tudor Times. Poi non ero abituato a suonare e a cantare contemporaneamente perchè nei miei brani le vocals le aggiungevo sempre dopo e non esibendomi mai nelle performances live, c’erano delle cose sulle quali non avevo mai lavorato. Cantare mentre suoni il piano o la chitarra è una disciplina che richiede della tecnica e della preparazione. In finale penso che tutto sommato la mia esibizione sia venuta abbastanza bene anche per quanto riguarda le vocals ma certo, anche quelle nella loro costruzione sarebbero potute venire meglio. Ma l’idea di base era che la mancanza di perfezione tecnica avrebbe dovuto fare spazio all’atmosfera intima. Doveva essere una cosa leggera, come quando un musicista si apparta e si mette a suonare per conto suo. Penso che molti miei fans abbiano realizzato che quel tipo di materiale io non lo suonavo mica 365 giorni l’anno e che quindi l’esecuzione avrebbe potuto suonare più ripulita. Spero però che l’atmosfera generale, e per quei tempi era una cosa nuova, abbia ripagato di qualche piccolo difetto.