Corde e tasti alla 29° edizione del Verucchio Music Festival 2013, una delle manifestazioni musicali estive di maggior prestigio, in programma fino al 27 luglio, promossa dal Comune di Verucchio – Assessorato alla Cultura e Proloco di Verucchio, con la direzione artistica di Ludovico Einaudi e l’organizzazione di Ponderosa Music & Art.
Le Corde sono quelle del concerto per sole chitarre di Alessandro Mannarino che si esibisce, assieme a Fausto Mesolella, Tony Canto e Alessandro Chimenti, mercoledì 24 luglio (ore 21.30) sul Sagrato Chiesa Collegiata: dopo il successo del “Supersantos tour” e il riconoscimento della SIAE, che lo ha premiato come miglior giovane compositore italiano, Alessandro Mannarino torna sui palchi italiani con il nuovo spettacolo Corde: concerto per sole chitarre, una rilettura unplugged dei suoi brani in compagnia di tre grandi musicisti.
«Erano almeno due anni – racconta Alessandro Mannarino – che pensavo a questo progetto. Poi, una sera di qualche tempo fa, suonando in casa con gli stessi amici che mi accompagneranno sul palco, mi sono detto che era arrivato il momento di prendere coraggio e spogliare le mie canzoni anche in pubblico. Quelle stesse canzoni che sono nate con il suono della chitarra fin da quando avevo 16 anni e cominciavo da autodidatta ad approcciarmi allo strumento. E proprio ora, più che mai, ripenso a quella volta, di tanto tempo fa, quando un musicista gitano di Barcellona mi scrisse su una pagina una frase che tradotta suonava così “chi entra nella giungla delle 6 corde non ne esce vivo”».
Alle ore 23.30 ci si sposta alla Rocca Malatestiana per il concerto Piano Calling di Cesare Picco: Picco ha iniziato giovanissimo lo studio del pianoforte. Nel corso degli anni si è staccato dalla musica classica tradizionale per spaziare tra diversi generi musicali, creando un personale linguaggio non semplicemente ascrivibile al jazz, alla musica classica o a quella contemporanea. Suona il tutto il mondo dal 1986.
Piano Calling è un nuovo straordinario percorso in cui Cesare Picco si racconta e ci racconta, attraverso il grandissimo senso melodico e la profonda spiritualità del suo pianismo, trasformando il pianoforte in veicolo di storie che fotografano l’attualità non solo musicale, ma anche sociale di questi difficili anni. I linguaggi musicali sembrano qui prendere una forma definitiva: non è solo il non avere barriere stilistiche la cifra portante di Cesare Picco, ma è di proporre un linguaggio che è ormai a sé stante e che racchiude naturalmente stili musicali vissuti negli ultimi decenni.