Un pezzo di storia della musica: i Genesis
I Genesis compiono cinquanta anni! La mitica band simbolo del rock progressive in tutto il mondo è arrivata a questo ambito anniversario in piena forma, con un numero di fans intatto nel tempo e addirittura in crescente aumento.
Era il 1967 quando i membri fondatori Anthony Phillips alla chitarra, Tony Banks alle tastiere, Mike Rutherford al basso e Peter Gabriel vocalista, tutti studenti della prestigiosa Charterhouse School a Godalming nel Surrey, UK, iniziarono a lavorare intorno al concetto di una band rock dai risvolti inediti, che ruotasse intorno ad un elevato livello tecnico nell’esecuzione e ad una grande atmosfera nelle composizioni. A questo line-up si aggiunsero prima il batterista Chris Stewart e quindi John Mayhew. Il singolo di debutto della formazione, The Silent Sun (con That’s Me quale B-side) uscì proprio nel febbraio 1968 quindi cinquanta anni fa.
Nel corso della loro prestigiosa storia i Genesis hanno subìto cambi di line-up, in particolare con l’uscita della “mente musicale” Anthony Phillips e l’arrivo di Steve Hackett e quella di Peter Gabriel, sostituito dal batterista Phil Collins ed hanno battuto quasi ogni record. Hanno infatti al proprio attivo circa 150 milioni di dischi venduti in tutto il mondo, premi e soddisfazioni di qualsiasi tipo, sono entrati nel 2010 nella Rock’n’Roll Hall Of Fame ed hanno influenzato intere generazioni di musicisti. Il percorso della storica band e le sue mutazioni sono descritte in modo molto attento e dettagliato da uno che di Genesis se ne intende parecchio, il giornalista, scrittore e direttore della fanzine Dusk (interamente dedicata ai Genesis) Mario Giammetti.
Giammetti, autore di varie biografie dedicate ai membri della band, ha raccontato i primi trenta anni del gruppo nel libro, uscito nel 2004 ma oggi più attuale che mai, Il Fiume del Costante Cambiamento (Editori Riuniti). “Sarebbe fuori dal mondo non attribuire al periodo solitamente indicato come progressive, in particolare l’era della formazione a cinque con Peter Gabriel cantante, lo scettro di fase più rilevante dei Genesis”, ci ha detto Giammetti. “Tuttavia, in netta controtendenza rispetto a molti appassionati, specie italiani, io ritengo che l’intera parabola dei Genesis sia stata viva e pulsante, dall’inizio alla fine, l’unico album cantato da Ray Wilson, Calling All Stations. Naturalmente con i suoi alti e i suoi bassi, come non solo è normale, ma anche assolutamente necessario per chi sta nel business tanti anni e continua a mettersi in gioco”.
Di sicuro, di fronte ad una carriera lunga ed elaborata come quella dei Genesis, compilare questo volume non deve essere stato così facile. Come conferma Mario Giammetti: “ho cominciato inconsapevolmente a elaborare idee per questo libro non molto tempo dopo aver pubblicato il primo, nel lontano 1988. Edito da Gammalibri, Genesis Story rifletteva le ingenuità di un grande appassionato senza esperienza, che avrei cominciato ad accumulare in quello stesso anno iniziando a scrivere per Ciao 2001. Da allora, non mi sono più fermato: ho scritto su Rockstar per 17 anni, su Jam per 14 e sono collaboratore fisso di Classic Rock dal 2014.
Dopo aver pubblicato, sempre per Gammalibri / Kaos un libriccino discografia che andò a ruba in Germania (!), mi dedicai a un volume su Peter Gabriel (Arcana 1999) e quando Ezio Guaitamacchi accettò la mia proposta di un nuovo libro sui Genesis, che sarebbe uscito per Editori Riuniti nel 2004, avevo già le idee molto chiare. A cominciare dalla necessità di basarmi su fonti attendibili e su una ricerca rigorosa. E questi sono stati i principali criteri che mi hanno guidato anche nei numerosi libri che ho pubblicato successivamente”. Ma la cigliegina sulla torta de Il Fiume del Costante Cambiamento, ciò che gli conferisce un valore storico ancor maggiore è l’introduzione ad opera di Anthony Phillips.
“Ho l’onore di essere un buon amico di Anthony da tantissimi anni”, ha spiegato Giammetti. “Quando gli chiesi se gli andasse di scrivere la prefazione, si schernì dicendo che, in fondo, lui era stato parte della storia per così poco… La solita ingiustificata modestia, in quanto chi ha studiato l’arte dei Genesis sa perfettamente che Phillips è stato indiscutibilmente il loro primo leader. E così alla fine Ant ha scritto delle parole molto gentili e divertenti per una prefazione che nobilita, insieme alla nota scritta a mano da Phil Collins, Il fiume del costante cambiamento.
“Mario mi ha chiesto di scrivere l’intro al suo libro”, ha confermato Anthony Phillips, “ed io sono stato più che felice di accontentarlo sapendo quanto lui sia leale e uanto duramente abbia lavorato a tutte le nostre cause! Penso che la cosa migliore di questo libro sia quello che l’autore è riuscito a tirar fuori, sia come appassionato ammiratore che come abile scrittore. Ci sono tanti bravi scrittori in giro ma davvero pochi, se non nessuno, che sia un fan della band ed abbia una conoscenza enciclopedica di questo argomento quanto lui! La combinazione tra l’essere un abile scrittore e questo tesoro di informazioni che lui ha rendono Il Fiume del Costante Cambiamento davvero leggibile e spero piacevole per tutti i nostri fans”. E con il cinquantenario dei Genesis, torna alla ribalta come ormai da tempo, la questione di una loro possibile reunion. “C’è mai stato un anno in cui non si è parlato di reunion?”, commenta Giammetti. “Tanto, se si vuole cercare un anniversario (in questo caso sarebbe il cinquantennale del primo singolo) lo si trova sempre. Ai fan basta niente per esaltarsi, grazie anche a una stampa spazzatura (non parliamo del web…) che ama soffiare sul fuoco del nulla. Teoricamente tutto è possibile ma, realisticamente, una reunion è estremamente improbabile. Peter Gabriel è totalmente disinteressato a qualcosa che ha sempre trattato con (peraltro ingiustificata) sufficienza. Phil Collins è messo purtroppo molto male fisicamente, al punto che nei suoi concerti canta seduto. Immaginarlo di nuovo alla batteria è fantascienza. I pigrissimi Tony Banks e Mike Rutherford hanno le loro carriere solistiche che li impegnano quel tanto che basta. L’unico che ragionevolmente lo farebbe è Steve Hackett, che infatti nei suoi tantissimi concerti riserva sempre un grande spazio ai Genesis. Ma una sola persona è ovviamente troppo poco. Spero di essere smentito”.