Mario Giammetti

Mario Giammetti racconta Ray Wilson e i Genesis

Incontriamo Mario Giammetti

Giornalista, prolifico  scrittore, musicista ma soprattutto grande esperto dei Genesis e del loro mondo, Mario Giammetti negli anni è riuscito a far conoscere meglio al pubblico i componenti e gli ex componenti della più celebre band di prog rock britannica. Con   interessanti  interviste a tutti i musicisti che hanno militato nei Genesis e che da anni conosce personalmente, preziose foto d’archivio  e tanti particolari storici, Giammetti ha reso i suoi volumi imperdibili. così come il più recente che ci presenta, Gipsy, tutto dedicato al cantante Ray Wilson che per un solo album, Calling All Stations,  fece parte della mitica  formazione di Selling England by the pound…

Mario, tra i tanti libri che hai scritto su membri ed ex membri dei Genesis, qual è quello del quale sei più orgoglioso?

Per quanto riguarda i Genesis, penso che gli ultimi due siano i migliori. Musical Box, pubblicato da Arcana nel 2010, è un tomo di oltre 500 pagine riccamente illustrate che racconta scrupolosamente tutte le canzoni dei Genesis: come sono nate le composizioni, l’incisione, la struttura musicale, estratti dei testi, fino a tutte le performance live. Gli anni prog (Giunti 2013) si concentra invece, per scelta editoriale, sul periodo Gabriel, quindi sui sei album pubblicati dal 1969 al 1974 (e i relativi tour). La particolarità di questo libro, oltre a una grande ricchezza grafica e iconografica, è che sono riuscito a convincere alcuni membri dei Genesis a riascoltare quei dischi insieme a me.

Ti assicuro che gustarmi le note di From Genesis To Revelation e Trespass insieme a Anthony Phillips, di Nursery Cryme, Foxtrot e Selling England By The Pound insieme a Steve Hackett e di The Lamb Lies Down On Broadway con Tony Banks è stata un’esperienza davvero bellissima, specie per la possibilità che ho avuto di carpirne, oltre che i segreti, gli sguardi e le emozioni durante un riascolto che, per loro, non avveniva da molti anni.

Le loro rivelazioni in quella sede, unite ad alcune mie precedenti interviste e alle dichiarazioni rilasciate da tutti i membri della band (inclusi Gabriel e Collins) fornitemi in esclusiva dal giornalista inglese Mike Kaufmann, rendono questo libro unico per due ragioni: la prima è che, in effetti, lo hanno scritto i Genesis stessi, io ho fatto solo da organizzatore e riordinatore di pensieri; la seconda, che ogni singola parola detta dai Genesis (a me o a Kaufmann) non era mai stata pubblicata da nessun’altra parte, il che rende questo lavoro assolutamente inedito, e non era certo facile dopo 45 anni di storia e decine dilibri sull’argomento! Quanto ai volumi sui singoli membri del gruppo, sono molto contento di tutti e sei quelli pubblicati finora per la collana ‘Genesis Files’ di Segno.

Forse un po’ meno di quelli dedicati a Phil Collins (perché era il primo e dovevo ancora mettere a fuoco alcune cose) e Tony Banks (perché non poté concedermi l’intervista che avrei voluto per chiarire alcuni aspetti della sua vita e della sua carriera, in quanto contemporaneamente stava per uscire la biografia ufficiale dei Genesis).

Perché ad un certo momento hai sentito l’esigenza di scrivere un libro su Ray Wilson?

La collana ‘Genesis Files’, nata da una lodevole proposta di Piero Mantero, titolare della casa editrice Segno di Tavagnacco, si prefigge di trattare le carriere soliste dei membri dei Genesis, prevalentemente slegate da quello che hanno fatto in seno alla band. La lineup più famosa dei Genesis è ovviamente quella con Banks, Collins, Gabriel, Hackett e Rutherford, ma fin dal primo istante Piero e io abbiamo concordato che sarebbe stato assolutamente necessario dedicare un volume anche a Anthony Phillips, che dei primi Genesis è stato addirittura la mente e il trascinatore, anche se dopo appena due album decise di lasciare la band, prima che questa raggiungesse il successo. A quel punto ho pensato che analogo trattamento lo meritasse anche Ray Wilson: non è stato seminale come Phillips, ma (diversamente dai primi batteristi, che sono apparsi come meteore nella grande storia dei Genesis) Wilson è stato pur sempre un terzo dell’ultima incarnazione della band, registrando un album (Calling All Stations) e vestendo gli scomodissimi panni del cantante e del frontman per un tour.

Inoltre, Ray è compositore a sua volta e titolare di una ragguardevole carriera solista e di un percorso live impressionante, dato che viaggia nell’ordine di centinaia di concerti all’anno (di qui il sottotitolo: Gypsy)! Quindi un artista che merita di essere scoperto, soprattutto qui in Italia dove purtroppo non è molto considerato.

È tuttavia innegabile che Wilson non ha, e non può avere, lo stesso peso degli altri sei nella storia dei Genesis. Per questo ho deciso che l’appendice, dove un mio collaboratore si occupa di volta in volta di approfondire un particolare aspetto del protagonista del libro, su questo volume potesse essere invece riservata a dieci schede dedicate agli altri personaggi minori della storia dei Genesis: quindi i primi batteristi, ma anche i collaboratori sul palco come Chester Thompson e Daryl Stuermer, in modo da completare nel modo migliore quella che, alla fine, sarà una sorta di enciclopedia sul mondo Genesis. Di questa appendice, intitolata “Genesis subfolders”, si è occupato con grande competenza l’amico Massimo Pola.

Durante la stesura, Ray Wilson quanto ti ha aiutato?

Ray è un personaggio un po’ controverso. È stato sempre molto disponibile con me, ma proprio verso la fine della stesura del libro, quando avevamo già concordato un’intervista a Londra per focalizzarci sui suoi primi anni di vita e di carriera, ha improvvisamente cambiato idea, ritenendo che non fosse questo il momento opportuno per pubblicare un libro sulla sua carriera e che il meglio sarebbe dovuto ancora venire.

Io però sono andato avanti lo stesso: prima di tutto perchè ormai era troppo tardi per tornare indietro, dato che tanti collaboratori sparsi per il mondo mi avevano mandato materiale fotografico e contributi vari e poi perchè sarebbe venuto a mancare un pezzo importante della storia dei Genesis e questa omissione sarebbe stata intollerabile. Inoltre Ray era stato informato del mio progetto da un anno e mezzo prima e non aveva mai avuto nulla in contrario, tutt’altro. questo inconveniente comunque non ha incrinato di certo i nostri rapporti: siamo ancora amici e non vedo l’ora di andare a rivederlo dal vivo, anche se temo che mi toccherà farlo all’estero.

Perché consiglieresti ad un fan dei Genesis di acquistare questo libro?

La scusa potrebbe essere il desiderio di completare la collana. Sul bordino di ciascuno di questi libri, infatti, compare una lettera. Quando la collana terminerà, essendo composta da sette volumi, si leggerà la scritta Genesis (col logo di Duke). Ma questo lo dico più che altro come una provocazione, sapendo di parlare prevalentemente a un pubblico, quello italiano, molto poco ben disposto verso Ray, che invece in altri paesi riceve ben altra attenzione. In realtà, la mia speranza è che proprio chi non è interessato a lui e comprerà il volume solo per completezza, leggendolo, si appassioni a un artista bravo ma un po’ sfortunato.

A cosa stai lavorando adesso?

La mie collaborazioni giornalistiche ( attualmente scrivo con grande piacere su Classic Rock, Classix e Rockerilla) non mi lasciano molto tempo, senza contare Dusk, il magazine quadrimestrale sui Genesis che dirigo dal 1991, ma mi restano ancora due obiettivi da centrare. Il primo è ovviamente completare questa serie per Edizioni Segno. Mi manca solo il settimo volume, dedicato a Peter Gabriel, e naturalmente, data la complessità del personaggio, sarà un lavoro molto impegnativo. L’altra cosa è che mi piacerebbe scrivere il seguito de Gli anni Prog per completare con lo stesso approccio (sebbene, probabilmente, con qualche differenza operativa) anche tutta la successiva fase di carriera dei Genesis, da A Trick Of The Tail a Calling All Stations.

Adesso che è uscito il nuovo album di Anthony Phillips, Harvest Of The Heart, ritorna d’attualità anche il libro che hai scritto su di lui (The Exile, Edizioni Segno 2008). Tu che sei un esperto di questo artista, cosa ne pensi del suo nuovo cd?

Si tratta di un cofanetto di cinque dischi pubblicato dalla Esoteric, la nuova casa discografica per la quale ha firmato dopo vent’anni di militanza con la Voiceprint, splendidamente illustrato e confezionato. Contiene ben 60 brani, tra cui dieci inediti totali e molte rarità. Ma soprattutto contiene un esauriente sommario della carriera solista trentennale di Anthony, costellata da decine di dischi, alcuni dei quali vere pietre miliari (penso che almeno The Geese & The Ghost e Slow Dance non possano mancare in nessuna discografia che si rispetti). Un bel traguardo per Phillips, perché Esoteric è un’etichetta che mette molta cura e attenzione nei suoi artisti, e Ant mi ha recentemente confermato che stanno spingendo molto affinché lui realizzi un nuovo album di composizioni originali, magari anche cantate (perché lui è, ovviamente, soprattutto dedito a musica strumentale). Io lo spero tanto, perché Anthony è un grande artista da rivalutare e merita di essere davvero conosciuto da più gente possibile. Sono certo che il suo rapporto con la Esoteric porterà molte cose interessanti.