Anna Safroncik ne L'estate di Virna. Foto di Fabio Di Pierro
Anna Safroncik ne L'estate di Virna. Foto di Fabio Di Pierro

Anna Safroncik: l’arte non può che aiutarci a lasciare qualcosa di buono a chi verrà dopo di noi

“L’estate di Virna” vede nuovamente protagonista l’attrice Anna Safroncik, amatissima dal pubblico, per la regia di Alessandro Zizzo, di un viaggio nei sentimenti, tra le stagioni dell’amore, alla ricerca dell’estate, delle famose farfalle nello stomaco.

Ed è così che Anna ci parla delle sue sensazioni a riguardo, della meraviglia riscontrata negli occhi del pubblico, della loro commozione e, non ultimo, della voglia di affrontare sempre nuovi ruoli, nuove avventure.

Ben ritrovata su La Gazzetta dello Spettacolo, Anna Safroncik. Il corto “L’estate di Virna”, ad opera di Alessandro Zizzo, presentato questo 24 marzo nella splendida Polignano a Mare, ti vede alle prese con una condizione mentale, di cuore, legata alla voglia di vivere un sentimento nella maniera più pura possibile, con le classiche farfalle nello stomaco. Come ti sei preparata ad affrontare tale ruolo?

Mi sono innamorata di questa sceneggiatura sin dalla prima lettura. Ho accettato in un solo istante! A mio avviso ogni donna sarebbe in grado di rivedersi nel ruolo di Virna, in quella che è la sua concezione dell’amore. Si tratta di una donna che vive soltanto le cose belle della vita, di ogni situazione che le si presenta. Vive l’amore nei momenti cruenti, quelli legati alla passione, per poi stancarsi. Ognuno di noi, ne sono certa, si sarà sentito in questo modo. Nel film sono, difatti, presenti tutte le sue estati e, al contempo, anche gli inverni, quelli che malvolentieri accetta. Non possiamo fare altro, quindi, che riflettere insieme a lei sulla soluzione, sul modo di vivere, su ciò che ci piace o meno. Prendere solo i momenti belli, lottando per quelli, oppure accettare anche i momenti di autunno e inverno per poi rinascere in primavera ed accettare, quindi, una ciclicità di vita che ti permetta di apprezzare tutto dalla vita? Ecco, questi sono gli argomenti che il nostro corto propone e che, di certo, hanno convinto me ad accettare tale ruolo. Durante la presentazione in molti hanno esclamato “è successo anche a me!”. Questa cosa mi ha divertito molto. Per noi attori è importante poter esplorare vari momenti di vita di una persona e non soltanto un solo arco temporale del personaggio che ci viene proposto.

“Sei autunno ed io ho bisogno di leggerezza, ho bisogno dell’estate..”, queste le parole della tua Virna..

Esattamente! Questa è la chiave che rappresenta in qualche modo la mia Virna. Lei vorrebbe soltanto l’estate e invece no, bisogna accettare tutto dalla vita, ogni singola stagione, per poter essere felici, onde evitare di rischiare di ricadere nell’infelicità.

Anna Safroncik mi parlavi del pubblico in sala, delle loro sensazioni…

È bellissimo poter essere in sala, constatare le emozioni delle persone, la loro reale commozione, i silenzi nel cercare di carpire le varie battute. È stato emozionante girarlo, presentarlo, esserci in tutto e per tutto.

In una recente intervista hai affermato che il cinema debba portare ogni singola persona a riflettere, a raggiungere maggiori consapevolezze. Ecco, a cos’altro dovrebbe servire il cinema, quali altri temi dovrebbe saper toccare?

Anna Safroncik in L'estate di Virna
Anna Safroncik in L’estate di Virna

Credo fermamente che il cinema, specie se italiano, debba essere caratterizzato anche da tematiche leggere che tendano a rallegrare i cuori, gli animi. Ultimamente viviamo tempi duri, basti vedere ciò che accade nel mondo. Per quanto il cinema debba far riflettere, sarei ancora più felice nel sapere che si possa andare a dormire con un cuore appagato. Un buon finale regala sempre un ricordo meraviglioso di una qualsiasi storia. Il mio è un semplice inno alla positività, all’integrazione. Basti pensare alla “Dolce Vita”, massima espressione del nostro cinema italiano. L’arte non può che aiutarci, portarci a lasciare qualcosa di buono a chi verrà dopo di noi.

Al tuo fianco, in questo cortometraggio, Adelmo Togliani, ed una regia realizzata da Alessandro Zizzo, in una cornice magnifica come la Puglia. Cosa puoi dirci a riguardo sui tuoi compagni di avventura, sui luoghi che hanno caratterizzato questo progetto?

Adelmo ha rappresentato per me una vera scoperta. Ritengo sia un bravissimo attore che, prima d’ora, conoscevo soltanto dal punto di vista comico. Mi ha restituito delle emozioni forti, fondamentali, specie quando si interpretano personaggi così complessi. Inoltre, essendo anche produttore del corto, Adelmo ne è stato anche regista insieme ad Alessandro. Ha partecipato in piena regola a questo progetto regalando una sana impronta di professionalità e genio a tutto ciò. Devo tanto anche ad Alessandro che, con mio piacere, mi ha spiegato di aver realizzato questa parte appositamente per me. Nel leggere le battute ho subito compreso la profondità del testo, senza dover riadattare nulla alla mia persona. E cosa dire della Puglia, che adoro, ed è stata una cornice perfetta per questo progetto. Un mare fantastico, turchese, mi ha permesso di realizzare delle bellissime foto, proprio oggi. Tutto ha avuto un filo logico, tutto scorreva in maniera egregia, proprio come l’olio pugliese (ride). Sembrava di essere in vacanza invece di lavorare.

“Il cacio con le pere”, recentemente presentato in Toscana e non solo, ti ha regalato la possibilità di poter interpretare un ruolo leggero, allegro. In quali altri ruoli vorresti poterti cimentare, un domani?

Ho piacere, in questo momento, nel poter investire in attimi di positività, in lavori che possano portare sollievo. Abbiamo già parlato delle difficoltà che viviamo, della guerra in atto. Sono, quindi, dell’idea che il cinema debba portare un minimo di conforto, di ispirazione, allontanando quelli che sono gli stimoli negativi, staccandosi dal vortice.

Quanto è cambiato, a tuo parere, il cinema negli ultimi tempi?

È cambiato tanto! Un tempo era girato con più lentezza e molta più precisione, oggi invece si gira veloce, cercando di realizzare più contenuti possibili, rispetto al passato. Siamo dietro al progresso, non possiamo fare altro.

Anna Safroncik, hai mai pensato di poter dare vita ad una tua regia?

Si, ho pensato spesso a tale aspetto ma non credo di essere ancora in quella fase della vita. Ho voglia, ancora adesso, di prendermi soddisfazioni come attrice.

Hai un vissuto, abbastanza recente, legato ad un’esperienza di conduzione, con il “Festival Show”. Quali sensazioni ti ha regalato e quanta voglia hai di poter ripetere un’esperienza del genere?

Si tratta di un’esperienza nuova che mi ha divertita tantissimo. L’emozione di avere trentamila persone che ascoltano solo te, in attesa di un tuo segnale prima di accogliere un artista, è qualcosa di pazzesco. L’energia che ci si scambia è immensa, fortissima. Non vedo l’ora di poter ripetere tale esperienza, di poter concretizzare anche quel lato artistico. E, ti dirò, mi sentivo comunque nel mio perché sono nata, cresciuta, sul palco.

E, se di “estate” si parla, per parafrasare il titolo del corto di cui parlavamo poc’anzi, come sarà l’estate di Anna Safroncik?

La mia estate è, in realtà, già definitissima. La passerò interamente sul set, con la speranza di poter avere almeno i week end liberi da trascorrere, magari, nella bella Napoli, la città del mio fidanzato.

Su Alessia Giallonardo

Nasco a Benevento, nel 1986. testarda a più non posso, perché Toro. Amo la fotografia sin da quando ero piccola e devo questa passione a mio padre. Stesso discorso per la scrittura, per ogni singola sfumatura di un racconto, di un vissuto, di uno storico incontro.

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