Francesca Agostini
Francesca Agostini

Francesca Agostini: Noi un’esperienza positiva

Reduce dal successo della fiction di Rai 1, “Noi”, Francesca Agostini ci parla del suo vissuto e dell’ambito lavorativo.

Un’attrice preparata, legata al grande amore che nutre per il teatro ed al portare avanti la sua idea di protezione e amore verso gli animali. Nell’intervista, difatti, parleremo anche del suo essere vegana, una causa che persegue e che si augura possa essere, ben presto, di monito ad ogni singola persona.

Benvenuta su La Gazzetta dello Spettacolo, Francesca Agostini. Come stai?

Bene, benissimo! Tutto molto sereno.

La serie “Noi”, terminata qualche settimana fa, ti ha visto tra i protagonisti, durante gli ultimi episodi. Che esperienza è stata per te?

È stata un’esperienza estremamente positiva. Mi piace ripeterlo spesso. Mi sono sentita subito in famiglia, anche perché conoscevo già la maggior parte delle persone con cui ho avuto modo di lavorare, da Luca Ribuoli a Lino Guanciale, allo stesso Dario Aita. Un ruolo giunto verso la fine, ma questo non mi ha vietato di potermi integrare all’interno del set.

Appunto, come dicevi, hai avuto modo di ritrovare buona parte del cast de “L’allieva”, tra questi lo stesso Lino Guanciale…

Esattamente, anche se non ho avuto modo di incrociare Lino sul set, purtroppo. Ci siamo detti, difatti, che avremmo voluto poterci incontrare. Spero ce ne sia modo in futuro.

Quale pensi sia il segreto di questa fiction?

Credo sia tutto legato alla famiglia, nella sua semplicità più assoluta. La famiglia, d’altronde, accomuna tutti noi, ed è qualcosa che non può non appassionare le persone. Si tratta di rapporti d’amore, di fratellanza, qualcosa a cui, personalmente, sono molto appassionata. Mi piace questo “viaggiare” nel tempo, cercando di capire da dove proviene ogni singolo personaggio. Un contesto, se ci pensiamo, raro da trovare nelle nostre fiction Rai.

Francesca Agostini
Francesca Agostini

Cosa ti ha spinto, a suo tempo, ad avvicinarti alla recitazione?

Da piccola nutrivo una forte propensione per la recitazione. Me ne accorsi durante la preparazione di una recita, “I promessi sposi”. L’emozione che mi colse durante quel periodo mi colpì tanto, così come il continuare a pensare a ciò che era accaduto sul palco. Ai tempi studiavo danza e, alle superiori, ho poi pensato di prendere parte a dei corsi di recitazione. Successivamente, ho incontrato un regista teatrale e il tutto, d’un tratto, ha acquistato un senso.

Un ruolo che ti piacerebbe poter portare in scena, un domani?

Per prima cosa vorrei dire che sono felice che Ribuoli mi abbia affidato il ruolo di Sofia, allontanandomi dai soliti ruoli forti, sfrontati, di un tempo, come lo era Lara ne “L’allieva”, ad esempio. Mi piace l’idea di poter portare in scena una persona normale, di quelle che si possono tranquillamente incontrare nel quotidiano e che possano raccontare la vita vera. Mi viene in mente, ad esempio, l’ultimo film che ho visto, “Al cento per cento”, che parla di una donna che lavora e mantiene da sola i figli. Ruoli che mi fanno pensare di poter dare un contributo reale nel parlare delle persone nella loro normalità più assoluta.

Tra i ruoli interpretati, invece, pensi ce ne sia qualcuno che, a tuo avviso, non ha ancora detto tutto?

Questa sensazione la porto sempre con me, in effetti. Fondamentalmente non finisci mai di scavare in determinati ruoli, perché c’è sempre qualcosa che, necessariamente, sfugge. Credo che se avessi modo di riprendere in mano uno o più personaggi già interpretati, sicuramente ritroverei qualcosa che mi è sfuggito, che non ho avuto modo di approfondire.

Che ricordo hai di un’altra fiction di successo, “L’allieva”, e della tua Lara Proietti?

Mi ha regalato sicuramente una continuità di cinque anni, basata sulle tre stagioni. Mi ha insegnato cosa vuol dire essere su di un set, nel vero senso della parola, giorno dopo giorno. Inoltre, mi ha portato a crescere insieme al mio personaggio, opportunità legata solo ad un andare avanti di stagione in stagione.

Un regista, o più di uno, con cui ti piacerebbe poter lavorare un domani?

Tra gli italiani stimo molto Paolo Virzì e Matteo Garrone. Negli anni, sognando in grandissimo, ho nutrito una passione per il regista Lars Von Trier. Un uomo che tende a massacrare le sue attrici però ama metterle al centro della storia, regalando loro un vissuto incredibile, meraviglioso. Non disdegno, inoltre, i giovani emergenti, legati ad opere prime a cui darei davvero fiducia, se realmente reciproca. Ricordo la mia esperienza con Duccio Chiarini, che mi rese protagonista del suo film. Ne ho un ricordo bellissimo.

Teatro e televisione. Quali sensazioni sono legate a questi due ambiti per Francesca Agostini?

Sono nata in teatro e spero di morire lì. Non posso farne a meno! Si ha modo di effettuare, in teatro, un lavoro unico, forte, sul personaggio, sul testo, qualcosa che mi permette di essere sempre più padrona della scena. Il cinema e la televisione sono invece diversi, legati a tempi sempre più stretti, costituiti da tanta immediatezza. Mondi lontanissimi, divertentissimi, unici a loro modo. Forse è questo uno dei motivi per cui mi piace lavorare con persone che già conosco. Il poco tempo che ti da il set ti porta a non dover ricreare tutto da zero.

Che rapporto hai con il pubblico?

Sono felicissima di poter scambiare due parole con coloro che mi fermano in strada. Capitava spesso durante “L’allieva” e “Grand Hotel”. Una bambina mi fermò e mi disse, “Anch’io mi chiamo Anita”, proprio come il personaggio che impersonavo allora, e poi scappò via. Fu molto dolce.

Chi è Francesca Agostini nel quotidiano?

Definirsi da soli è difficile, anche perché ho spesso l’impressione di cambiare, di volta in volta. Sono, ad ogni modo, una persona semplice, che ama vivere i propri affetti, i propri amici, nella natura, fuori dalla città. Vivo a Roma ma sono nata in campagna e sono vegana. Cerco sempre di migliorarmi, di approfondire varie conoscenze e vado in terapia per far si che questo passaggio sulla terra possa essere migliore di ciò che potremmo fare da soli. Sono una persona tranquilla. Dalla pandemia, poi, sono cambiate tante cose nella mia vita e credo sia successo a tante persone. Sono cambiate le priorità e non solo. Penso si possa benissimo delineare una linea tra ciò che era il prima e le scelte individuali che compio oggi.

Ci parlavi del tuo essere vegana. Ti andrebbe di approfondire questo argomento?

Sono sempre stata dalla parte degli animali, visto il continuo contatto che ho avuto con loro, sin da bambina. Ho concretizzato, crescendo, che ciò che mangiavo era fondamentalmente ciò che vivevo giorno dopo giorno e non ho più voluto subire tutto ciò. Non ho più voluto essere la causa di tale sofferenza che, in buona parte, è legata anche al problema della devastazione del mondo, delle foreste, allevamenti intensivi, clima e molto altro. Credo che dentro ognuno di noi debba esserci maggiore consapevolezza ed empatia. Spero, dunque, che questa empatia si espanda sempre più a tutti gli essere viventi.

Cosa puoi anticiparci sul futuro artistico di Francesca Agostini?

In questo momento, in realtà, sono in fermo. In ballo vi sono alcune cose, anche a livello teatrale, ma nulla ancora di concreto. Saprò dirvi di più in futuro, augurandoci anche che possa esserci una seconda serie di “Noi”. Intanto, se lo vorrete, potrete vedermi, da maggio, nella serie Sky, “La donna per me”, per la regia di Marco Martani. Vestirò i panni di una avvocatessa.

Su Alessia Giallonardo

Nasco a Benevento, nel 1986. testarda a più non posso, perché Toro. Amo la fotografia sin da quando ero piccola e devo questa passione a mio padre. Stesso discorso per la scrittura, per ogni singola sfumatura di un racconto, di un vissuto, di uno storico incontro.

Lascia un commento