Daniela Morozzi. Foto di Rita Giorgi
Daniela Morozzi. Foto di Rita Giorgi

Daniela Morozzi: la mia caposala Rosa, ha reso onore a mia madre

Ritroviamo Daniela Morozzi, l’indimenticata Vittoria Guerra di Distretto di Polizia e della fiction, Manara. La carriera di Daniela è ricca di altre partecipazioni a film e fiction importanti ma, attualmente, è tra i protagonisti della nuova fiction di Rai 1, “Lea – Un nuovo giorno”, nel ruolo della dolce caposala, Rosa.

Un ruolo bello, positivo, legato anche alla memoria di sua madre che, caposala, lo era per davvero.

Ben ritrovata su La Gazzetta dello Spettacolo, Daniela Morozzi. Come stai?

Sto bene, per fortuna. Grazie.

Attualmente sei nel cast di “Lea – Un nuovo giorno”. Parlaci della tua Rosa?

Rosa ha una famiglia felice ed una grande amicizia con Lea, interpretata da Anna Valle. È un personaggio positivo, leggero, capace di prendere decisioni forti e, allo stesso tempo, giuste ed è, tra l’altro, la simpatica caposala del reparto.

Quale pensi sia il segreto di questa fiction?

La fiction è stata realizzata nel pieno periodo di lockdown, legata a restrizioni importanti, tamponi e quanto altro. Credo che raccontare tematiche femminili, in un reparto pediatrico, sia qualcosa di importante, un segnale molto forte, specie se caratterizzato da un cast prettamente femminile. In prima serata, su Raiuno, tutto questo aiuta a riprendere, tra l’altro, i temi della vita concreta, di persone che hanno fatto i conti con il Covid19 e, inoltre, rende onore a tutti quei reparti che, sia prima che dopo tale situazione, hanno comunque continuato la loro attività. Ho vissuto il tutto in maniera piacevole, se pensiamo anche al fatto che mia mamma era una caposala. Essere riuscita a renderle onore, seppure televisivamente parlando, mi rende felice, specie ora che non è più con me.

Anna Valle, Manuela Ventura, Marina Crialesi, Rausy Giangarè e molti altri. Cosa puoi dirci circa i tuoi colleghi di set e la regista, Isabella Leoni?

Credo che Isabella Leoni sia una delle registe più brave con cui ho avuto modo di lavorare. È in grado di muovere le macchine con grande maestria e, allo stesso tempo, sa dirigere gli attori. Sono tornata su un set televisivo dopo alcuni anni e, farlo con una regista differente, forse, non sarebbe stata la stessa cosa. Inoltre ho anche avuto modo di collaborare con un gruppo di donne che si sono rispettate e volute bene sin da subito. Anna Valle e Manuela Ventura sono bravissime e lo stesso posso dire di Marina Crialesi e di Rausy Giangaré, così come di tutti gli altri colleghi. Il set era vitale, allegro, desideroso di lavorare insieme, di dirci le cose che non funzionavano, dandoci le battute nel miglior modo possibile. Ho subito pensato che tutto questo sarebbe stato la nostra forza e, vi dirò, non mi sbagliavo.

I temi principali di questa serie sono l’amore, l’amicizia, la passione. Che valenza hanno per te?

Hanno una valenza enorme, necessaria, fondamentale, così come la separazione, la difficoltà di amarsi, la perdita.

Che ricordi hai di fiction di successo come “Distretto di Polizia” e “Il commissario Manara”?

Distretto di Polizia è ancora oggi un ricordo fondamentale nella mia vita. Ho dedicato a quel lavoro ben dieci anni del mio vissuto, accompagnata, in questo percorso, da un gruppo forte, che funzionava benissimo. I personaggi erano disegnati alla perfezione. Ancora oggi siamo una grande famiglia. Ritrovare Giorgio Pasotti, su questo set, è stato un vero piacere. Manara, invece, ha rappresentato una parentesi più piccola, con un bel personaggio e, da allora, porto con me il bellissimo rapporto che ho costruito con Guido Caprino, sin dal primo momento in cui ci siamo incontrati.

Per gli appassionati è disponibile la fiction Distretto di Polizia con Claudia Pandolfi:

Daniela Morozzi, puoi anticiparci qualcosa circa il tuo futuro artistico?

Sono tornata in teatro con il mio monologo, “Da consumarsi preferibilmente in equilibrio”. Una vera gioia poter tornare in teatro, riassaporare il calore del pubblico, i loro applausi. Questa estate poi riprenderemo la rassegna del Cesvot. Non ultimo, mi auguro che, “Lea – Un nuovo giorno”, possa avere un seguito, approfondendo magari aspetti che ora, per forza di cose, saranno tralasciati.

Su Alessia Giallonardo

Nasco a Benevento, nel 1986. testarda a più non posso, perché Toro. Amo la fotografia sin da quando ero piccola e devo questa passione a mio padre. Stesso discorso per la scrittura, per ogni singola sfumatura di un racconto, di un vissuto, di uno storico incontro.

Lascia un commento