Valerio, Loris De Luna racconta la Napoli bene tediata da Gomorra
Non fermarsi mai, è questo il motto di Loris De Luna. Perché fermarsi, per lui, significa non evolversi mai più. Non fermarsi davanti all’ignoto, scoprire e vedere, sperimentare e capire, evolversi ed evolvere ciò che si ha intorno, imparare, parlare, ascoltare gli altri e ascoltarsi. Sono questi gli ingredienti della felicità di un giovane ragazzo che di mestiere fa l’attore.
Loris sarà così Valerio, la new entry della nuova stagione della serie TV di successo Gomorra. La Gazzetta dello Spettacolo incontra, conosce e riconosce il talento di Loris De Luna nel racconto e nella scoperta di un attore che ha tutta un’arte da mostrare.
Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo, Loris De Luna. Sei la new entry della nuova stagione di Gomorra. Mi presenti il tuo personaggio?
Il mio personaggio si chiama Valerio, é un ragazzo che ha un certo modo di parlare, studia, frequenta l’università, proviene dalla “Napoli bene”, vien da una famiglia borghese. È completamente diverso dai personaggi di Gomorra, a cui siamo abituati. Valerio appartiene alla categoria di affiliati alla camorra, una figura bianca che entra in qualche modo nel gioco della camorra. Si presenta come un colletto bianco perché è un ragazzo ben vestito, curato e sistemato, con un volto pulito.
Valerio è fuori dalle righe, rispetto a ciò che si aspetta dalla serie ma dimostrerà di avere molto di più di quanto di cattivo e maligno ci possa essere e ci si possa aspettare da una persona del genere. Valerio è quel tipo di personaggio dal quale non ti aspetti nulla. Fa un percorso verso oscurità come è buona norma in Gomorra. Darà prova di coraggio, determinazione e forza oscura…
Quando hai letto il copione, cosa hai trovato in comune a Valerio?
Entrambi abbiamo grandi interessi e passioni. Io, per esempio, ho un continuo bisogno di alimentarmi di cose nuove dall’arte, al teatro, alla fotografia fino ad arrivare alla scienza. Valerio è una persona che ha avuto la possibilità di studiare, di avere delle passione ed avere questa fame di conoscenza e sapere.
E in cosa pensi di essere diverso da Valerio?
Valerio ha questa attrazione quasi esistenziale per l’oscuro che io non ho. Questo oscuro si presenta subito come un qualcosa di maligno. Valerio si cala appieno nell’ombra. È un personaggio che entra nelle ombre della città e dei suoi vicoli, cerca il nascondersi, l’entrare in posti oscuri. Rinnega e ripudia la sua origine benestante e trova altre strade.
Sposa appieno un mondo che non gli appartiene. Io sicuramente ho un fascino per il diverso, per dei mondi che non sono i miei. Mi nutro continuamente di cose diverse, di persone diverse. Ma sicuramente Valerio ha un’attrazione per un mondo di sangue che io non ho.
C’è un dono che credi ti abbia fatto Valerio e un dono che credi di aver fatto a questo personaggio?
Io credo di aver dato voce a delle persone reali, che vivono un forte disagio nelle loro vite quotidiane nei confronti delle loro famiglie, della loro individualità. Ho indagato la materia oscura e ho cercato di consegnare a Valerio tutte queste suggestioni che avevo sulle persone che ho conosciuto. Ho cercato di donare quanta più verità possibile a questo personaggio. Gli ho donato una concretezza dei problemi che potevano alimentare la sua mente.
Valerio, invece, mi ha donato una cosa preziosissima: la pulizia, la nettezza, la semplicità del gesto. Mi ha donato una freddezza, una mente estremamente pulita, appuntita. Io sono una persona accogliente che ha bisogno di molto affetto, Valerio mi ha donato questa freddezza dello sguardo e della comunicazione che non mi appartiene. Però avendola scoperta, ho avuto come dono un qualcosa che non avevo per scoprire così una parte nuova di me. È sempre bello avere qualcosa di nuovo di te.
Cosa rappresenta per te entrare in una serie come Gomorra?
Rappresenta un dono inatteso. Ho venticinque anni, ho finito da poco i miei studi e ho avuto questa opportunità di farmi conoscere e si spera farmi amare. L’opportunità di aver partecipato a questa serie è stato un colpo al cuore. È veramente una delle poche serie italiane che è degna di essere nota al mondo. Gomorra ha una qualità shoccante, ha un obbiettivo artistico e non solo commerciale.
Loris, cosa rappresenta per te la recitazione?
Le arti, per me, dovrebbero essere praticate da tutti. Ognuno di noi deve intraprendere un percorso artistico, che sia la musica, la pittura, lo sport. Far esprimere le persone dal punto di vista artistico significa formare un individuo forte che sia in grado di capire e di capirsi. È un percorso che fa bene a te e a chi ti circonda. Io ho sempre studiato fin da piccolo musica. Ho sempre studiato violoncello, pianoforte, canto. Ho iniziato con la musica fino ad arrivare alla recitazione. Ho scoperto e studiato la recitazione. La recitazione è portatrice di benessere per me e per chi ho accanto. Il primo fine della recitazione, per me, è la possibilità di esprimersi e regalare a qualcuno una storia e un messaggio.
C’è un ruolo che ti piacerebbe ottenere?
Mi piacerebbe interpretare un direttore d’orchestra, un cieco, oppure un personaggio fantasy. Vorrei un ruolo non banale. Voglio fare un tipo di cinema o televisione impegnato. Voglio evitare la banalità senza snobismo.
Che augurio fai alla persona che sarai?
Vorrei poter realizzare, attraverso il mio lavoro e l’arte, la mia vita. Voglio avere la possibilità di creare e soddisfare le mie esigenze creative. Ho un’esigenza creativa che voglio sperimentare. Non voglio fermarmi mai, voglio sorprendermi sempre e avere un’evoluzione continua. Voglio restare quello che sono, una persona semplice e gentile ma in continuo miglioramento.