Gina Amarante è da qualche tempo nel cast di “Un Posto al Sole“, la soap all’ombra del Vesuvio, la più longeva in Italia.
Giovane ma già di per sé abile, Gina era già apprezzata per il ruolo di Maria in “Gomorra“. La possibilità di poter interpretare le gemelle Cirillo le ha dato modo di farsi conoscere ancor più al pubblico e di avere una seconda famiglia televisiva.
Ben ritrovata su La Gazzetta dello Spettacolo, Gina Amarante. Da qualche tempo sei una presenza fissa nel cast di “Un Posto al Sole” nel duplice ruolo delle gemelle Micaela e Manuela Cirillo. Cosa ha significato entrare a far parte di una famiglia televisiva così importante?
Esatto, parliamo davvero di “famiglia”, termine che non tutti utilizzano. In realtà è stato proprio così, come entrare in una vera e propria famiglia, una seconda casa. All’inizio ero preoccupata perché entravo in un progetto ben rodato, da circa ventisei anni, con due personaggi interpretati da un’altra attrice. Un carico d’ansia non da poco, tanto da arrivare a perdermi negli studi Rai, nonostante la mia ora di anticipo, come di mia consuetudine. Appena ho poi messo piede sul set mi sono sentita come a casa, in un mondo che mi apparteneva già, benché sia caratterizzato da ritmi ben diversi dai soliti a cui si è abituati. Giriamo una puntata e mezza al giorno, con la capacità di doversi abituare ad entrare in un personaggio per poi lasciarlo ed entrare in un altro. Piano piano è diventato tutto sempre più semplice, naturale, e credo stia andando bene.
Riscontri delle difficoltà nell’interpretare due personaggi tanto simili quanto, talvolta, distanti tra loro?
La difficoltà maggiore è quella di entrare, in tempi brevissimi, in un personaggio per poi doverlo accantonare entrando nei panni dell’altro. Questa resta la difficoltà maggiore. Loro due sono davvero tanto diverse. C’è chi tra i colleghi mi prende in giro dicendo “adesso torni in te”, questo perché Manuela mi somiglia molto, mentre Micaela è distante da me. Mi diverto tantissimo ad interpretarle perché sono diverse, si, ma hanno un’ironia molto simile, si incastrano perfettamente l’una con l’altra. Talvolta è forse più difficile interpretare Manuela perché mi è simile, con Micaela diventa tutto più facile, crei qualcosa di diverso, senza lo sforzo di dover essere te stessa.
Il set, si sa, in breve tempo tende a diventare famiglia, rafforzando ancor più i legami tra colleghi. Con quali attori hai legato maggiormente?
Il primo punto di riferimento, sin dall’inizio, è stata Miriam Candurro, conosciuta su un precedente set. Un vero colpo di fulmine, se così si può definire, al primo incontro, tanto da essere ancora più felici quando ci siamo ritrovate sul set di Un Posto al Sole, per caso. Conosco i suoi figli, passiamo intere giornate insieme, non saprei farne a meno. Una quasi sorella maggiore. Ho legato molto anche con Alessandra Masi, Mariasole di Maio, Fabiola Balestriere. Mariasole e Fabiola mi chiamano “mamma” o “zia”, per via del senso di protezione che ho nei loro confronti, Alessandra mi è, invece, coetanea. Viaggiamo spesso insieme, organizziamo cene, ma potrei dirti bene di tanti altri colleghi perché, per fortuna, ho legato con tutti. Tra questi vi è anche Gennaro, mio figlio/nipote, nella serie. Esco spesso anche con lui, così come ho legato tanto con Michelangelo, Samuele. Non capita sempre di poter stare bene con le persone con cui si lavora. Sono felice di ciò.
Napoli, città a cielo aperto, offre un ottimo spunto x le storie degli abitanti di Palazzo Palladini, prestandosi a tutte le situazioni possibili. Quali sensazioni sono legate a questa città che vive all’ombra del Vesuvio e quanto di bello c’è nel poterla vivere a 360 gradi?
Sono contenta dell’evoluzione che ha avuto Napoli in tal senso, negli ultimi tempi. Quando esplori tanto una città ti rendi conto che vi è tanto oltre. Mi piace molto vedere le piccole cose, scoprirle. Sono dell’idea che ogni attore debba entrare in qualsiasi personaggio, studiando i vari dialetti, senza limite alcuno. Quasi sedici anni fa, quando ho iniziato tale carriera, non vi era tanto da fare a Napoli. Oggi, noi di Un Posto al Sole, abbiamo modo di girare in una realtà bellissima come Napoli, con Palazzo Solimene a far da sfondo alle nostre storie, ed è come avere un vero e proprio dipinto davanti agli occhi, ogni giorno.
Non puoi anticiparci nulla, lo sappiamo ma, a tuo dire, come vedi questa “storia” tra Micaela e Samuel?
Giriamo con un mese, un mese e mezzo di anticipo, quindi anche per noi attori diventa difficile sapere cosa accadrà. Micaela, da vero peperoncino, farà di tutto per ottenere ciò che vuole. Il personaggio più determinato che abbia mai incontrato in sedici anni. Non so nemmeno io come andrà a finire ma so che lei ha un forte ascendente su di lui.
In molti ti ricordano nella Maria di Gomorra. Come sei approdata a tale set e quali sensazioni ti ha lasciato addosso?
Maria resterà il personaggio del cuore. È stato difficile lasciarla andare via. È stata con me per due stagioni, una responsabilità grande, osservata anche da attori internazionali, vista la popolarità della serie. Al primo provino ho subito sentito mio quel ruolo. Una Gina stravolta, fucsia, per l’occasione ma ciò devo ammettere che mi ha fatto bene. Sono riuscita a renderla mia, anche per via di queste tante diversità. Certo non tutti mi riconoscono per tale ruolo, come diversamente accade per le gemelle di Un Posto al Sole, ma sono felice di sapere che al solo sentire il mio nome associano la Maria di Gomorra.
A proposito di popolarità, di essere riconosciuti, che utilizzo ne fa Gina Amarante dei social?
Preferisco tenere il mio privato lontano dai social, per lo più. Ricevo spesso complimenti ma anche delle critiche, seppur costruttive. Il fatto che qualcuno guardi il tuo lavoro, ad ogni modo, è il nostro fine ultimo. L’arte è curativa, va coltivata.
Abbiamo parlato della tua Maria in “Gomorra” e vi è stato anche un ruolo ne “La tristezza ha il sonno leggero”, ad opera di Marco Mario De Notaris. Al di là di tali ruoli, a cosa vorresti dedicarti, un domani?
Sono dell’idea che questo ruolo mi abbia scelto, quindi ritengo che ogni personaggio abbia qualcosa da dare. So bene di non disdegnare il genere d’autore come “Trentatrè”, un’opera prima che vedrà presto la luce. A livello di difficoltà, poi, mi piacerebbe molto interpretare un personaggio sordomuto. Sarei davvero felice di arrivare ad ogni tipo di pubblico mettendo alla prova il mio talento emotivo.
Cos’altro bolle in pentola per il futuro di Gina Amarante?
I provini da affrontare sono sempre tanti e per fortuna ci sono. Vi è poi Un Posto al Sole, il mio regalo quotidiano, che mi consente di poter fare il mestiere che amo ogni giorno, in un ruolo duplice, un doppio premio. Non disdegno, tra l’altro, l’amore per la scrittura. Sarei quindi felice di mettere in scena qualcosa da me realizzato, senza interpretarla.