Abbiamo incontrato l’attrice italiana Anna Ferraioli Ravel, giovane e grintoso volto del cinema, del teatro e della televisione italiana: è una giornata di inizio autunno, oggi, ma Anna come sempre ha il sole dentro e da lei ci arrivano una forte luminosità e simpatia, che emergono quasi impetuosamente dal nostro colloquio che si rivela subito piacevole quanto interessante, e, non da ultimo, amichevole.
Ciao Anna Ferraioli Ravel, ben trovata, partiamo subito dal tuo lavoro cinematografico dal titolo Ci vuole un fisico, cortometraggio che nel 2013 ti è valso il premio speciale come migliore attrice al Cortinametraggio Festival: com’è nata l’idea di questo progetto?
Si tratta di un’idea scaturita da noi del Centro Sperimentale di Cinematografia, con Alessandro Tamburini come regista e attore: io e lui nel corto interpretiamo il ruolo di due ragazzi che si conoscono una notte nel centro di Roma e che attraversano così tutta la città in motorino, con me alla guida, un corto, ti dirò, girato tra fine ottobre e inizio novembre, con disastrose conseguenze per me che in quel frangente ero decisamente poco vestita e tu puoi immaginarle (ride di gusto)….
Come dicevamo prima, con questo lavoro sei stata premiata come migliore attrice, senz’altro una bella soddisfazione: ricordiamo, infatti, che i cortometraggi non sono di facile impatto, soprattutto sul pubblico…
Esattamente: in un corto nulla è semplice, poichè non puoi permetterti tempi morti, devi cercare di raccontare la storia nello spazio di pochi minuti, senza perderti di certo in inutili dettagli… La cosa sicuramente positiva è che in Italia, finalmente, si sta sviluppando la cultura del corto e la gente apprezza di più questo genere cinematografico, al giorno d’oggi… Ti svelo un’anteprima: da Ci vuole un fisico trarremo un lungometraggio, un film…
In realtà prima di Ci vuole un fisico ti abbiamo vista in altri lavori, sempre per il cinema, quali Piazza Fellini nel 2011 e in Così è la vita, nel 2012: che esperienze sono state?
Sicuramente esperienze uniche, alle quali ho preso parte quando ero ancora allieva del Centro Sperimentale di Cinematografia, esperienze in cui ho avuto la fortuna di lavorare con grandi registi, e poi, in seguito, una volta uscita dal Centro, ho cominciato a lavorare nel cinema indipendente, e quindi con tanti registi altrettanto validi, dai quali ho appreso moltissimo…
Quindi esordio al cinema, poi sei passata al teatro e poi, alla fine, sei approdata in tv, su Canale 5, con la fiction L’Onore e il Rispetto – Parte quarta, dove interpreti il ruolo di Vincenzina, un personaggio controverso e complicato…
Esattamente: si è trattato del mio primo lavoro televisivo in assoluto, nel ruolo appunto di questa “cofanatissima” ragazza, superlaccata (ride di gusto), con un carattere molto particolare e con un rapporto contrastatissimo con i genitori, in particolar modo con la madre, con la quale vive una relazione parentale, per così dire, irrisolta, il tutto contornato dai giochi sporchi della mafia…
Che esperienza è stata?
Sicuramente una bellissima esperienza, poichè ho avuto modo di lavorare con grandi professionisti quali Lina Sastri e Massimo Venturiello, che interpretano, appunto, i miei genitori e bravissimo è stato sicuramente anche il regista Luigi Parisi, straordinario nel dirigerci…
Vincenzina: un personaggio complicato, dicevamo…
Sì e la cosa mi ha divertito moltissimo, poichè si tratta di una ragazza molto distante da me, sicuramente questa nostra diversità ha determinato l’instaurarsi di una situazione divertente, ma allo stesso tempo, anche molto impegnativa, in quanto tanto più lontano è un personaggio da me, dalla mia realtà e tanto più esiste un lavoro di costruzione che devo realizzare…
Anna, diciamo pure che questo è il bello del vostro lavoro di attori….
Sì, è così: è bello trasformarsi, trasferirsi in una realtà che è molto distante dalla propria, e farlo appunto attraverso la costruzione di un personaggio, un personaggio surreale ad esempio come Vincenzina, vittima del sistema, ma anche una donna risoluta ed aggressiva, una donna con le sue ragioni…
Un lavoro che richiede molto studio e sacrificio, quello dell’attore, diciamolo Anna, e lo testimoniano anche tutti i diplomi, i corsi di perfezionamento ed i riconoscimenti conseguiti da te, come possiamo notare leggendo il tuo curriculum, lunghissimo, malgrado tu sia giovanissima… Altra domanda: cinema, teatro e televisione, quali differenze esistono, a tuo avviso?
Moltissime, direi: ognuno di questi tre campi possiede il suo fascino e per ragioni differenti, ognuno ha tempi e modalità di realizzazione diversi… Ad esempio, nel teatro c’è questo approccio diretto con il pubblico e il pubblico spesso è a solo pochi centimetri da te, e ogni sera è diverso e tu, di conseguenza, ogni sera devi fare in modo di interpretare il tuo ruolo con grande partecipazione ed impegno, in modo uguale alla precedente volta, mai, perchè è impossibile, in quanto se così fosse, allora saresti un automa. Nel cinema, come anche nella televisione, invece hai tempi più lunghi, puoi provare e riprovare una scena ed una volta che è stata realizzata, hai il privilegio di potertene dimenticare: nel teatro questo no, ma ti dirò comunque che quest’ultimo è per me una realtà imprescindibile, qualcosa di cui non vivrei senza…
I tuoi impegni per il futuro prossimo, Anna?
L’anno prossimo parto per una tournèe teatrale poi, come ti ho già anticipato, sarò impegnata, con Alessandro Tamburini, nella realizzazione del lungometraggio tratto da Ci vuole un fisico; successivamente, ancora, cosa del tutto nuova per me, sarò impegnata come produttrice di un documentario sulla sinistra in Europa e sul confronto generazionale, in modo particolare…
Insomma, cara Anna, ci vuole un fisico, è il caso di dirlo…
Ci vuole un fisico sì, e non solo per fare l’attore, ma per svolgere ogni mestiere nella vita…
Anna Ferraioli Ravel, siamo alla conclusione della nostra intervista: lascia un messaggio ai nostri lettori…
Ragazzi e ragazze, rispettate sempre voi stessi!