Adelmo Togliani - Bianco e nero

Adelmo Togliani: tempo che non basta mai

Abbiamo già più volte incontrato Adelmo Togliani, attore, regista, sceneggiatore e tanto altro, per noi amanti di ciò che viene realizzato nella nostra bella penisola.

Figlio d’arte, ricordiamo tutti suo padre Achille, con una carriera di tutto rispetto, caratterizzata da ruoli da protagonista e non solo, in svariati film ed importanti fiction. Un tuffo nei ricordi, in questa nostra intervista, in quelli che furono i suoi esordi, senza tralasciare il rapporto con suo padre e l’imminente debutto ne, “Maria Stuart”, quelli che saranno i suoi progetti futuri.. ed il tempo che non basta mai!

Ben ritrovato su La Gazzetta dello Spettacolo, Adelmo Togliani. Come stai?

Sto bene, grazie! Sono a Rieti, in una bellissima dimora storica, insieme ai colleghi con cui domani porterò in scena, “Maria Stuart”. Un posto da favola, adattissimo per mettere in scena una vicenda del 1500.

Prima di parlare del nuovo spettacolo teatrale a cui prenderai parte, volevo chiederti qualcosa sui tuoi esordi. Che ricordo ne hai?

Ho esordito in teatro con Silvano Tranquilli, durante il periodo in cui prendevo lezioni alla scuola di Teatro fondata da mio padre, l’Accademia Achille Togliani. Tranquilli mi ha reso consapevole di quanto fosse fondamentale portare in scena la propria verità, con naturalezza, situazione che mi ha poi portato a rivivere anche Pupi Avati. Ricordo Tranquilli con grande affetto perché mi portò a sbloccarmi, a compiere quel salto utile a poter andare avanti, a perseguire la giusta strada. In scena, con lui, portammo uno spettacolo basato su un politico ed io, nel mio ruolo, andavo a chiedergli una raccomandazione (ride). Incontrarlo rappresentò la chiave di volta, la possibilità di comprendere che potevo recitare senza dovermi per forza mascherare diventando, quindi, ciò che non ero. Sono stati tanti i provini a cui ho preso parte, agli inizi, così come gli studi affrontati. Ricordo, però, che mio padre non mi accompagnava mai, a quei provini. Diversamente, fungeva da supporto a Stefano Masciarelli, che negli anni poi contribuì a fargli da spalla durante gli spettacoli. Di lì a poco, dopo aver affrontato non pochi provini, arrivò l’occasione di un film da protagonista per la regia di Antonio e Andrea Frazzi.

Che ricordo hai di tuo padre, Achille Togliani?

Mio padre era una persona molto dura, sul lavoro, e divertente, goliardico, nella vita di tutti i giorni. Una vera leggenda, su cui ho realizzato un documentario Rai, “Parlami d’amore”. Una persona che andava ascoltata, essendo una figura importante, in ogni singola cosa che diceva, consapevolezza che ho realizzato tempo dopo, vista l’età che ci separava. Mi ha trasmesso una grande passione per i film, che guardavamo insieme fino alle quattro del mattino, suggerendomi capolavori del cinema, da “Scarface” a molti altri. Ricordo che l’ultimo film visto insieme fu “Le Iene” di Tarantino, che gli piacque molto. Questo ricordo notturno, più di tutti, mi è nel cuore, nel profondo. Devo molto al suo instradamento, all’eredità artistica che mi ha lasciato. Non ho fatto il cantante, ma tutto il resto lo devo a lui, anche nel gusto, nell’estetica, nell’apprezzare le cose sotto più aspetti. A dispiacermi, oggi, vi è il fatto che mio padre non ha potuto vedermi recitare, ma ha avuto modo di prendere parte ad uno spettacolo teatrale di cui feci la regia. Ricevetti tanti complimenti, si disse divertito, “scontento”, simpaticamente, soltanto del fatto che fosse durato poco. Ne fui davvero felice.

In scena, “Maria Stuart”, di Friedrich Schiller, riadattato dal regista Carlo Fineschi, nel bellissimo Palazzo Forani, a Rieti. Cosa puoi anticiparci sullo spettacolo?

Anche in questa occasione, Carlo Fineschi, consentirà a tutti noi, cosa che sta già accadendo, di vivere un’esperienza bellissima, anche per il pubblico che assisterà alla piece. Non interagiamo con chi assiste, ma lo portiamo a compiere un viaggio nella storia da una camera all’altra, con una ambientazione pazzesca, caratterizzata da vestiti d’epoca, con un testo ed un linguaggio adatto a quell’epoca, catapultando, appunto, il pubblico in questa realtà che gli consente di stare a quaranta centimetri da tutti noi. Una situazione che consente una grandissima libertà di movimento e che, personalmente, mi porta ad essere davvero molto stimolato come attore. Ciò non vuol dire dover improvvisare, bensì significa muoversi liberamente all’interno di uno schema ben definito. Con la sua calma, Fineschi, riesce a delimitare ogni minima spiegazione che, in un solo attimo, diventa chiara, limpida. Ad accompagnare il pubblico attraverso questo spazio, queste stanze, delle guide in abiti d’epoca, a coronare questa esperienza di viaggio.

In “Maria Stuart” Adelmo Togliani interpreta Lord Leicester. Ti andrebbe di approfondire con i nostri lettori il ruolo che porterai in scena?

Si tratta di un personaggio arrogante, di un doppiogiochista, indeciso tra Maria Stuart e la regina Elisabetta I. Un ruolo negativo ma divertente, che desta comunque simpatia, a suo modo. I costumi indossati, di certo, faranno la loro parte, insieme alla magnifica scenografia, al luogo incantevole in cui si svolgerà il tutto. Sono stato felice, in questo frangente, di poter ritrovare dei compagni di viaggio con cui avevo già avuto modo di collaborare in passato. Sembrava di esserci visti il giorno prima, ritrovandoci a parlare di come procedono le nostre vite, i nostri figli e il nostro lavoro. Siamo davvero una bella compagnia.

Se ti chiedessi di parlarmi di una regia che non hai ancora avuto modo di realizzare?

In molti direbbero, semplicemente, il prossimo film (ride). Mi piacerebbe realizzare la serie che prende ispirazione da Néo Kósmo, a cui sto lavorando insieme a Gianni Quinto. Inoltre, mi piacerebbe poter attuare un lavoro che riporti alla guerra, un qualcosa che odio, che vorrei potesse cessare al più presto, ma che penso abbia grande valenza sullo schermo.

Chi è Adelmo Togliani nella vita di tutti i giorni?

Sono una persona molto ansiosa, che vive nell’idea che il tempo non basti mai. Vorrei poter avere più tempo per poter leggere i libri che desidero leggere, per poter viaggiare, una cosa che, per fortuna, il mio lavoro mi consente. Un qualcosa che ebbe inizio grazie al lavoro di mio padre ed oggi è una conseguenza del mio, di lavoro. Mi piange il cuore, purtroppo, pensare di non avere il giusto spazio da dedicare a mio figlio, legato al fatto di dover dedicare buona parte della giornata al lavoro, appunto. Purtroppo viviamo in una società che non è alla nostra misura e questo è un grande rammarico. Mi piace, inoltre, improvvisare, dedicarmi a cose assurde, ma belle. L’idea di prendere un caffè a Genova, ad esempio, mettersi in macchina e andare. Io sono così.

Cosa puoi anticiparci sui progetti futuri di Adelmo Togliani?

Realizzeremo una serie basata su Néo Kósmo, per Santa Ponsa Film, sviluppando il tutto in maniera approfondita, con una storia ancora più accattivante, che consentirà a chi avrà modo di guardarla di potersi riallacciare al tutto senza dover per forza tornare all’origine, andando ad analizzare anche la vita di ogni singolo personaggio.

Su Alessia Giallonardo

Nasco a Benevento, nel 1986. testarda a più non posso, perché Toro. Amo la fotografia sin da quando ero piccola e devo questa passione a mio padre. Stesso discorso per la scrittura, per ogni singola sfumatura di un racconto, di un vissuto, di uno storico incontro.

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