Adelmo Togliani in "L'estate di Virna"
Adelmo Togliani in "L'estate di Virna"

Adelmo Togliani: rivoluzione è rimanere insieme

Adelmo Togliani è tra i protagonisti de “L’estate di Virna”, corto ad opera del regista salentino Alessandro Zizzo, presentato recentemente in Puglia, nell’elegante cornice di Polignano a Mare.

La storia vuole che vi sia una ricerca spasmodica della stagione dell’innamoramento, delle famose farfalle nello stomaco. Un contrapporsi di pensieri, del vivere tale sentimento. Ritroviamo con piacere Adelmo per potergli porre domande legate anche al documentario realizzato in onore di suo padre, Achille Togliani, e per parlare del futuro artistico che gli si prospetta.

Ben ritrovato su La Gazzetta dello Spettacolo, Adelmo Togliani. Parliamo subito de “L’estate di Virna”, prodotto da Santa Ponsa Film, e presentato proprio questo 24 marzo alle Terrazze Monachile a Polignano a Mare. Il tuo Giulio vive un sentimento a metà, si potrebbe dire, perché preso ormai dalla noia, dalla routine, dalla sua visione di ciò. Cosa puoi dirci a riguardo?

L’autunno riguarda un po’ tutte le coppie. Capita che l’estate non sia più sempre presente e che l’amore subisca una sua trasformazione. Ricordo una frase bellissima de “L’ultimo bacio”: la vera rivoluzione è rimanere insieme. Questo, a mio parere, è difficile, specie per quelli della mia età. Noto che ci sono molte coppie che mollano subito, alla prima difficoltà, e questo non è un bene. L’amore va di certo oltre gli ostacoli. Nel caso di Virna, interpretata da Anna Safroncik, amante delle farfalle nello stomaco, dell’estate dei sentimenti, dell’eccitazione iniziale, è chiaro che tutto ciò non sia sempre possibile. Il mio Giulio è, invece, differente, portato a pensare che sia anche giusto vivere una monotonia nel rapporto. È portato, quindi, a resistere, a pensare che l’autunno sia comunque tollerabile. Lei no, lei la pensa diversamente.

Non è la prima volta che un tuo lavoro, dal momento in cui sei anche produttore del corto, incontra la Puglia, una regione splendida. A cosa si deve tale scelta e quali sensazioni sono legate a questa terra?

Una motivazione è di certo di natura sentimentale. Abbiamo trovato tanti amici, tante persone ospitali, corrette, disponibili e luoghi meravigliosi che ci permettono di lavorare con il giusto piglio. Vi è, inoltre, una grande varietà di location magnifiche, ambienti pazzeschi. Il secondo motivo è invece produttivo, legato a fondi sostanziosi, per cui ringraziamo l’Apulia Film Commission, grazie anche ad una continuità che si è venuta a creare. Inoltre, il regista in cui crediamo molto, Alessandro Zizzo, è pugliese. Cosa volere di più?

Adelmo Togliani ad affiancarti, nei panni della protagonista Virna, la splendida Anna Safroncik e a dirigervi Alessandro Zizzo, con cui hai già avuto modo di collaborare. Cosa puoi dirci sulla tua collega di set e su Zizzo, sui giorni vissuti insieme?

Adelmo Togliani, Anna Safroncik e il regista Alessandro Zizzo alla presentazione de L'estate di Virna
Adelmo Togliani, Anna Safroncik e il regista Alessandro Zizzo alla presentazione de L’estate di Virna

La possibilità di poter collaborare insieme ad Anna, attrice che stimo molto, ha rappresentato una grande esperienza, un piacere enorme. Alessandro aveva in mente proprio lei per questo corto. Ritengo possa essere una sorpresa, per chi ne avrà modo, poterla ammirare in questo ruolo. È bravissima! Per quanto concerne Alessandro, ero già stato protagonista, per l’appunto, di un suo film, “Sabbia negli occhi” e, prima ancora, ero con lui anche nel corto “La morte del Sarago”. Cercavo da tempo di produrlo, di mettere in piedi un suo progetto, ed è accaduto proprio con “L’estate di Virna”, notizia a noi giunta una settimana prima del lockdown. Subito dopo aver chiuso il documentario “Parlami d’amore”, ci siamo quindi dedicati a tutto ciò. “L’estate di Virna” ha preso vita in soli tre giorni, tra Lecce e Taranto.

Adelmo Togliani, vivi un periodo intenso, caratterizzato da esperienze multiforme, legate o meno al tuo percorso di vita. Parliamo di “Parlami d’amore”, documentario presentato recentemente al pubblico. Quali emozioni hai avuto modo di raccogliere e quanto ancora c’è da raccontare sul tuo indimenticabile papà, Achille Togliani?

Il documentario sta regalandomi grandi soddisfazioni, compresa una presentazione importante al Maxxi di Roma. Avrà un suo percorso legato a molti festival, viste le tante richieste e, a detta di molti, è un vero e proprio lavoro da cinema, alla stregua di un classico lungometraggio. Vi è una magia di fondo a caratterizzarlo, vuoi anche per il materiale in sé presente, restaurato.

Cosa conosce tuo figlio di questo nonno così tanto amato, da tutti noi più che apprezzato?

Lo conosce anche tramite il documentario stesso. Recentemente eravamo insieme in un mercatino di Roma, luoghi in cui mi piace portarlo, ed abbiamo aperto insieme un libro di storia della televisione italiana. Una foto ritraeva l’orchestra Angelini, che un tempo dirigeva i cantanti di Sanremo, da un altro punto di vista rispetto a quelle da me custodite. Mio figlio ha saputo riconoscere suo nonno, consapevole della familiarità della foto stessa, forse anche ricordando i momenti legati al montaggio in cui si siedeva accanto a me. In casa, poi, ci sono molte foto di papà, quindi per lui non è di certo “facile” dimenticarlo.

Quanta strada ancora c’è da fare per poter arrivare a dire di essere sulla buona strada, Adelmo?

Viviamo un grande paradosso, grazie a questo lavoro. Ci sono persone che mi seguono e pensano che io faccia chissà cosa, come se mancasse soltanto l’Oscar alla mia carriera. Qualche giorno fa, invece, mi è capitato di incrociare un mio fan che mi ha ricordato i tempi di “Panarea”, cristallizzandomi in un tempo neanche troppo “lontano”. L’altra mattina, poi, a Monopoli incrocio un collega che ho avuto modo di dirigere e mi chiede: “Adelmo, allora quando facciamo il botto?”, domanda dovuta alle tante esperienze da me vissute negli ultimi tempi. Dunque, dal mio punto di vista ritengo che per un documentario come “Parlami d’amore”, avere tutta quella attenzione, rappresenti già di per sé il botto. Questione di punti di vista! (ride)

Anna Safroncik, in un’intervista legata proprio a “L’estate di Virna”, sostiene che il cinema debba portare le persone a riflettere, a raggiungere maggiori consapevolezze. A tuo parere, quale funzione dovrebbe poter avere il cinema?

Purtroppo stiamo morendo di superficialità, di menefreghismo. Dovremmo essere consapevoli della riflessione da portare nelle battute, nel pensiero da trasmettere. Raccontare, a mio avviso, per trasmettere il bene, il bello, in ciò che ci circonda o che ci circonderà, provando a toccare corde altrui. È ciò che penso di Alessandro Zizzo, il regista de “L’estate di Virna”. Durante la presentazione del 24 in molti tra i presenti erano tristi, con i lacrimoni, consapevoli che ciò che accade nel corto corrisponde a realtà. Ti dirò, ciò mi portava a sorridere, perché siamo riusciti, a nostro modo, a creare un qualcosa che ha valore. Questo è il fine del cinema, a mio parere.

Quanto è cambiato il modo di fare cinema negli ultimi tempi?

È cambiato sicuramente tanto, negli ultimi tempi. E non in meglio. È accaduto che la televisione di oggi ha influenzato tantissimo gli autori con una narrazione superficiale e poca attenta. Inoltre un tempo girare un film costava assai, ed erano quindi richieste professionalità altamente specializzate oltre ad una cura per i dettagli maniacale. Girare un ciak in più poteva costare caro e tutti si prodigavano nella preparazione di una scena con grande cura. Oggi, con i mezzi che abbiamo, possiamo girare ore e ore di film in digitale senza preoccupazione e il mezzo spesso prende il sopravvento sul contenuto e la storia. La tecnologia deve essere solo strumento in aiuto, spesso lo si ignora.

Adelmo Togliani hai già una nuova idea di prodotto da presentarci, un domani?

Ho in progetto, un domani, di realizzare la seria basata su “Neo Kosmo”, in sei episodi, e presto comincerò le riprese di un corto sul bullismo con Alessandro Benvenuti. Poter collaborare con Benvenuti rappresenta un sogno per me. Ricordo il periodo dei Giancattivi e il solo pensiero di dirigerlo per me rappresenta “il botto” di cui parlavamo prima.

Su Alessia Giallonardo

Nasco a Benevento, nel 1986. testarda a più non posso, perché Toro. Amo la fotografia sin da quando ero piccola e devo questa passione a mio padre. Stesso discorso per la scrittura, per ogni singola sfumatura di un racconto, di un vissuto, di uno storico incontro.

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