Incontriamo Alessio Chiodini, un bravo e giovane attore, che avrete modo di vedere nello spettacolo teatrale, “Storia di una bella e di una bestia”, in scena a Roma, alla Cappella Orsini, un bellissimo luogo sconsacrato.
Un lavoro, quello portato in scena, scritto di suo pugno e da lui impersonato, insieme ad altri due attori. Alessio, lo ricorderete, era presente anche nel cast della nota Soap Opera di Rai3, Un Posto al Sole, nei panni di Sandro Ferri.
Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo, Alessio Chiodini. Come stai?
Sto davvero bene, grazie!
Come ha avuto inizio la tua passione per la recitazione?
Devo tutto ad una professoressa di italiano, ai tempi delle medie. Mi coinvolse nella messa in scena di un famoso spettacolo teatrale, “Natale in Casa Cupiello”, in cui ebbi il ruolo del protagonista. Ad agevolarmi, in quel frangente, il fatto di conoscere il dialetto campano, avendo parenti di quella regione. Una fiamma, quella che scattò in quel periodo, che mi accompagna ancora oggi.
Ti ricordo, giovanissimo, ne “La ladra”, con Veronica Pivetti. Che esperienza è stata?
Un’esperienza bellissima, oserei dire fondamentale, trattandosi della mia prima, vera, occasione sul set. Interpretavo un ragazzetto romano, a tratti burbero, molto legato alla mamma, interpretata appunto da Veronica Pivetti. Mi dispiacque non poter avere modo di proseguire con una seconda serie. Francesco Vicario, il regista, fu il primo a credere nelle mie capacità ed ho davvero dei bellissimi ricordi di quel set. Sono felice che sia spesso in onda, a rotazione, su Rai Premium.
A regalarti, successivamente, maggiore notorietà, la Soap Opera, “Un Posto al Sole”, nel ruolo di Sandro Ferri. Che ricordi hai di quel set, dei tuoi colleghi?
“Un Posto al Sole” ha rappresentato una vera e propria famiglia. Non puoi non affezionarti ai colleghi e a chi lavora dietro le quinte di questa grande, rodatissima, macchina. Ho avuto modo di legare con colleghi simpaticissimi, davvero bravi, come Riccardo Polizzy Carbonelli e Michelangelo Tommaso, rispettivamente mio padre e mio fratello. Un lavoro, quello realizzato per entrare nei panni di Sandro, davvero bello, minuzioso e delicato, allo stesso tempo. Mi ha riempito di orgoglio ricoprire quel ruolo e portare in scena, per la prima volta nella storia di una soap opera, una storia d’amore omosessuale. Andar via, inevitabilmente, mi ha portato a sentire la mancanza di tutti loro, proprio perché “famiglia”, perché sono stato bene.
Sino al prossimo 6 gennaio, potremo applaudirti a teatro ne, “Storia di una Bella e di una Bestia”, a Roma. Cosa puoi dirci a riguardo?
“Storia di una bella e di una bestia” è una mia creatura, perché scritto, diretto e interpretato da me, che presterò volto e voce ad uno dei personaggi. Uno spettacolo che avrà luogo in uno spazio molto particolare, “Cappella Orsini”, un luogo sconsacrato e arredato, nuovamente, come se fosse un vero e proprio castello. Uno spettacolo nello spettacolo, dunque. Una sfida, un’esperienza particolare, che porterà il pubblico ad essere immergersi completamente nella storia, gestita da soli tre attori.
Quali sensazioni sono legate a questo ritorno in teatro?
Vivo questo ritorno a teatro con grande entusiasmo, con immensa gioia. Prima di “Storia di una bella e di una bestia”, ero già tornato in scena con, “Dio arriverà all’alba”, in onore della grande Alda Merini.
Quali consapevolezze ha apportato la situazione pandemica ancora in atto al tuo vissuto?
La semplice consapevolezza che vi siano cose davvero fondamentali che, se ci pensiamo, talvolta ci sembrano scontate e invece sono importanti: una passeggiata, fare sport, ritrovare dei cari amici. Dobbiamo sentirci fortunati nell’avere la possibilità di poter fare tutto ciò, nella normalità più assoluta.
Cosa ti piacerebbe portare in scena, in futuro?
Nella mia carriera, sino ad oggi, ho impersonato, il più delle volte, personaggi buoni, positivi. Mi incuriosisce poter interpretare un cattivo, un personaggio che possa essere odiato dal pubblico, specie se capitasse a livello cinematografico, ma anche teatrale. La mia fisicità mi porta ad avere ruoli da buono, ma sarei davvero curioso, affascinato, nell’interpretare un personaggio totalmente negativo, lontano dal mio modo di essere.
Chi è Alessio nel quotidiano, quando non è impegnato sul set?
Alessio è una persona molto tranquilla, che cerca di curare il più possibile i suoi affetti, lontani dal mio ambito lavorativo. Cerco di dedicare del tempo anche alla mia persona, alla mia squadra di calcio, la Roma. Amo trovare stimoli nelle cose che faccio, mettendo da parte l’apatia, il restare fermo. Necessito di continui input, di reali segnali forti.
Come ti vedi tra dieci anni?
La particolarità del mio lavoro non mi consente di guardare oltre. Preferisco focalizzare l’attenzione al domani, a qualcosa di realmente vicino.
Progetti futuri?
Il mio futuro, al momento, prevede un nuovo spettacolo, a gennaio, dedicato alla Shoah, “L’amico ritrovato”, al Cometa Off di Roma. La mia strada è anche vicina al doppiaggio, a cui sto dedicandomi da alcuni anni. Mi auguro, in futuro, di potervi parlare di altro.