Il Teatro cerca casa, in scena Anime nude

Con il patrocinio del Comitato Regionale Campania per l’UNICEF Onlus, lunedì 3 febbraio alle 18, a Napoli, Il Teatro cerca casa presenta Anime nude, pièce scritta da Angela Matassa e Gioconda Marinelli, con Gioia Miale accompagnata al violoncello da Pasquale Termini, regia di Fortunato Calvino.

Lo spettacolo va in scena a casa del drammaturgo Manlio Santanelli ideatore della rassegna di spettacoli itineranti negli appartamenti privati, organizzata da Livia Coletta e Ileana Bonadies. Nel salotto che diventa palcoscenico, e dove la quarta parete sparisce, si animano le “Anime nude”: storie di tante donne, vissute in luoghi e tempi differenti, che si raccontano al pubblico seduto dentro la scena. Le autrici hanno disegnato brevi ma intensi ritratti di scienziate, pensatrici, prostitute, bambine, vessate dall’indifferenza, dalla sopraffazione, dalla violenza esercitate ai loro danni dalla società e dal potere. Irene, Miriam, Maria, Anna, Emanuela, Jala, e altre donne, a cui da voce e corpo la straordinaria Gioia Miale.

“Un universo femminile – spiegano le due scrittrici – che si difende con le unghie e con i denti, spesso a costo della vita, e porta alla ribalta vicende private e pubbliche, che puntano al cuore nella ricerca della verità, che colpisce per la durezza e contemporaneamente per la poesia e la veridicità delle parole”. Temi drammaticamente attuali, in un momento storico in cui i reati di “femminicidio” sono in aumento, e questo testo, scritto nel 2010, anticipa l’orrore e il dolore della cronaca viva. L’obiettivo delle autrici è anche  quello di  sottolineare le drammatiche condizioni  in cui spesso sono costrette a vivere tante donne, con la speranza di essere loro portavoce e scuotere una società ancora sorda.

Nelle note Calvino per Anime nude, entusiasta di dare voce a queste donne scrive: “Anime Nude evoca, ribadisce il ruolo malato che un certo tipo d’uomo ha con la propria moglie, amante, innamorata. A questo testo mi sono avvicinato con cautela, e da regista ho voluto che queste figure femminili fossero non solo delle vittime, ma anche donne pronte a reagire; questo, la scrittura di Matassa/Marinelli me l’ha permesso, essendo ritratti di donne non solo disperate, ma piene di rabbia, che reagiscono contro l’uomo accecato dal suo malato modo d’amare”.

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Redazione Giornalistica

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