Danila Stalteri
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Danila Stalteri: il palcoscenico per me è “casa”

Per Danila Stalteri, cresciuta a pane e teatro, la recitazione è tutto, il palco è “casa”, il pubblico pura emozione. La incontriamo in occasione dello spettacolo teatrale, “Guida pratica per coppie alla deriva”, attualmente in scena a Roma.

In tale occasione la Stalteri interpreta una moglie irrequieta, in piena crisi, in continua evoluzione. Tanto e di più in questa nostra intervista per cui ringraziamo Danila.

Benvenuta su La Gazzetta dello Spettacolo, Danila Stalteri. Come procede il tuo vissuto?

Sto bene e vi ringrazio per l’ospitalità e per questa chiacchierata!

“Guida pratica per coppie alla deriva”, di Nicola Pistoia, ti vede attualmente in scena insieme al collega Fabio Ferrari. Ti andrebbe di parlarci del tuo ruolo?

Sono Alice, una donna di circa quarant’anni sposata da venti con Enrico, un uomo più grande di lei. Siamo una classica coppia borghese, lui ingegnere ed io agente immobiliare, ma con un tocco di follia. Alice è una donna che forse è dovuta crescere troppo in fretta, che si è sposata ed è diventata mamma molto giovane e che, arrivata ai quarant’anni, non trova più le motivazioni e l’entusiasmo nella vita di coppia.

Una coppia in crisi, quella portata in scena, con figli al seguito, pronta a sperimentare ogni possibilità per poter ricucire un legame importante. Come ti sei preparata ad affrontare questo ruolo e come vivi il rapporto con il tuo collega di scena, Ferrari?

Mi sono preparata al ruolo con un lavoro di letture a tavolino quasi chirurgico insieme al nostro regista, Nicola Pistoia. Con lui ho capito tutte le sfaccettature di Alice e tutto ciò che lei porta dentro. Con Fabio abbiamo lavorato diverse volte insieme ed è un ottimo compagno di lavoro.

Una commedia libera di spaziare dal genere romantico alla pura comicità. Quale genere, solitamente, prediligi portare in scena?

Il genere che preferisco è esattamente questo, ovvero la commedia brillante ma con momenti di riflessione e – perché no? – anche di introspezione e malinconia.

Le tavole del palcoscenico, si sa, per te sono “casa”. Quanta gioia c’è, di volta in volta, nel tornare a calcare il palcoscenico, nel ritrovare il pubblico in sala?

Più che gioia, essendo il palcoscenico davvero “casa”, c’è quella straordinaria sensazione di essere al posto giusto, proprio dove vorresti essere. La gioia subentra a spettacolo finito, quando finalmente ci si rilassa e ci si abbandona agli applausi del pubblico.

Negli anni hai avuto modo di collaborare con artisti noti e meno noti. Chi ricordi con maggiore affetto e da chi hai tratto maggiore ispirazione?

Con maggiore affetto sicuramente colei che, dirigendomi in televisione, ha capito per prima il mio potenziale di autrice e attrice monologante, Cinzia Th Torrini: è stata lei a incoraggiarmi a scrivere il mio primo one woman show “Manco fossi Laura Chiatti”. Spero di assomigliare un giorno anche a Nello Mascia, attore e regista che spazia tra cinema, televisione, e tanto tanto teatro. Nello si è formato con Eduardo De Filippo e ritengo che sia uno degli ultimi teatranti che portano ancora in scena il rigore e lo straordinario talento di Eduardo. È stato un onore per me essere sua figlia Ninuccia nella sua versione di Natale in Casa Cupiello.

Che consiglio daresti a chi vuole intraprendere il tuo stesso mestiere Danila Stalteri?

Di fregarsene di cosa fanno gli altri e andare dritti per la propria strada; di non fare confronti e paragoni con gli altri e pensare solo al proprio percorso personale e professionale e, soprattutto, di essere consapevoli che affronteranno una vita piena di grandi sacrifici. Attualmente sono in scena con sei spettacoli diversi. La mia stagione teatrale terminerà a maggio, tra diversi salti mortali. Sto chiudendo le date per la prossima stagione teatrale e subito dopo l’estate sarò in onda su Rai1 nella fiction “Protezione Civile” con la regia di Marco Pontecorvo.

Su Alessia Giallonardo

Nasco a Benevento, nel 1986. testarda a più non posso, perché Toro. Amo la fotografia sin da quando ero piccola e devo questa passione a mio padre. Stesso discorso per la scrittura, per ogni singola sfumatura di un racconto, di un vissuto, di uno storico incontro.

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