Agostino Penna
Agostino Penna

Agostino Penna: l’Ariston a nero e noi in bianco

Per la nostra rubrica dei talenti, incontriamo Agostino Penna, abile cantante e musicista, durante il periodo sanremese.

Raccolte le sue sensazioni, vi raccontiamo quei giorni ed un po’ del suo vissuto, da sempre in musica..

Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo, Agostino Penna. Raccontaci di questa tua esperienza sanremese, delle sensazioni che ti ha regalato, dei colleghi ritrovati?

L’attenzione verso il Festival, quest’anno, è stata differente rispetto a quella volta, negli anni novanta, che accompagnai l’esibizione di Marco Masini e, ‘recentemente’, con Tony Renis, mio mentore e, ormai, amico. Avevo rivissuto, durante quell’ultima volta, il profumo di quel palco, ma anche l’angoscia del lockdown. Qualche settimana fa, invece, la situazione era molto più viva. Ho anche gestito, insieme a Pierpaolo Pretelli, il contatto con la gente, durante una conduzione, in modo alternato all’Ariston. Amavamo dire che, mentre l’Ariston andava a nero, noi andavamo in bianco.

A Festival ormai terminato, Agostino, ti andrebbe di svelarci quali cantanti ti hanno maggiormente colpito?

Ti dirò, ho ascoltato e vissuto tutto in maniera un po’ frammentata, dai vari backstage o racconti di altri. Posso dirti con certezza, però, che ho amato molto la cover di Mahmood anche per via del mio trascorso triplice, di incontri, con Lucio Dalla. Mi ha emozionato talmente tanto da non riuscire a parlare a fine esibizione.

Che ricordo porti con te dell’esperienza, e della vittoria, di “Tale e quale”?

Una soddisfazione grandissima ed anche la possibilità di mostrarmi in altre vesti, ‘distante’ dalla solita versione da pianista. Ho avuto modo di duettare con grandi star, di incontrare anche attori importanti, una comunicazione importante, emozionale.

Cosa puoi anticiparci sul tuo futuro artistico, Agostino Penna?

Mi è stato proposto di ottimizzare uno spettacolo teatrale, con il mio trasformismo vocale. Una sorta di percorso funambolico, di voce. Uno spettacolo dedicato a Napoli, inoltre, mi attende, con i suoi vari generi musicali, cercando di dimostrare che la musica è universale.

Su Alessia Giallonardo

Nasco a Benevento, nel 1986. testarda a più non posso, perché Toro. Amo la fotografia sin da quando ero piccola e devo questa passione a mio padre. Stesso discorso per la scrittura, per ogni singola sfumatura di un racconto, di un vissuto, di uno storico incontro.

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