Francesca Bruni, attrice, speaker e doppiatrice, classe ’85 è “Maria Antonietta – L’ultima regina di Francia”, per il suo ultimo progetto, scritto e diretto dalla se stessa.
Si tratta di uno spettacolo teatrale incentrato su una delle donne più affascinanti della storia.
Dall’arrivo a Versailles fino all’incontro con Fersen, dallo scoppio della Rivoluzione fino alla sua condanna a morte, ripercorre la vita di Maria Antonietta, rivelando la sua interiorità e ciò che si nasconde dietro i falsi miti e le vocidel passato..
“Maria Antonietta – L’ultima regina di Francia” è progetto che l’autrice ha avuto a cuore per tutta la vita. In qualche modo ha lavorato regolarmente a questo progetto per 21 anni. A differenza delle sue opere precedenti, per lo più originali e non ispirate ad una storia vera, questa volta si trattava certamente di ricercare e approfondire tutte le realtà che esistevano non solo alla Reggia di Versailles, ma anche nella Parigi del 18° secolo, con i suoi usi e costumi.
Francesca Bruni, benvenuta su “La Gazzetta dello Spettacolo”. Quando e come inizi il tuo percorso artistico?
Grazie a voi. Ho cominciato a studiare recitazione quando ero molto giovane. A soli 14 anni mi recavo tre volte a settimana, dopo la scuola, presso l’Istituto Professionale per la Cinematografia e la Televisione dove ho cominciato a studiare recitazione cinematografica con Alessandro Pultrone e dizione con Antonio Tallura. Ricordo che molto spesso durante la settimana organizzavano incontri con noti casting director ed essere la più giovane mi rendeva sempre un po’ la mascotte del gruppo e ricordo quegli anni come forse i più formativi della mia vita. Ho proseguito poi gli studi di teatro presso la Scuola Internazionale dell’Attore Permis de Conduire dove mi sono anche diplomata sostenendo un esame con il Professore Ferruccio Marotti. Ma ho sempre avuto un debole per la telecamera. Infatti, appena laureata mi sono mi sono trasferita a Londra dove ho avuto modo di studiare e lavorare con personalità del cinema e dello spettacolo incredibili, tra cui Tim Kent, Valerie Colgan, Endy Mckay e Tom Radcliffe, allievo diretto di Sandford Meisner, il quale ha segnato per sempre la mia vita. Da quel momento ho cominciato ad approfondire la tecnica Meisner e non ho mai smesso di utilizzarla.
Parlaci di questo tuo nuovo progetto: “Maria Antonietta – L’ultima regina di Francia”. Che cosa puoi raccontarci?
Quando mi sono avvicinata alla figura di Maria Antonietta è stato per me come ritrovare una lontana amica e confidente. Ho scoperto approfondendo le mie ricerche di avere un’infinità di cose in comune con l’arciduchessa austriaca e non solo caratterialmente. Ho capito negli anni che cosa rappresentasse per me Maria Antonietta. Non era solo una figura storica che ammiravo e alla quale volevo rendere onore. Era per me un simbolo di forza. Come ho detto già in alcune interviste, Maria Antonietta ha guidato la mia vita, mi ha presa per mano e mi ha portata fino a qui.
Ho iniziato a documentarmi su di lei quando avevo circa 14 anni, dopo una prima visita a Versailles. La guida ci spiegò che anche Maria Antonietta aveva la mia stessa età quando arrivò a Versailles e ricordo che questa cosa mi incuriosì moltissimo. Successivamente ogni biografia esistente ha cominciato a far parte della mia collezione e mi sono letteralmente innamorata di questa donna così forte e fragile al tempo stesso. Ho capito che nessuno aveva mai dedicato troppa attenzione alla seconda parte della sua vita, quella in cui dimostrò una grandissima forza e soprattutto la tipica intraprendenza degli Asburgo che le era stata trasmessa dalla madre, l’Imperatrice Maria Teresa, forse uno dei sovrani più importanti della storia austriaca e non solo.
E ho capito che forse dovevo prendermi io l’onere e l’onore di raccontare la sua storia. Certo, quando dopo 20 anni di ricerche si realizza un progetto così grande ci si può sentire un po’ persi ed è questa la sensazione che ho avuto nei giorni successivi all’ultima replica, ma poi mi sono resa conto che in realtà il viaggio è appena cominciato. Questo spettacolo ha ancora moltissimo da raccontare. Lo capisco dalle bellissime parole che continuo a ricevere ogni giorno dal pubblico che è venuto a sostenerci, dalle meravigliose recensioni che abbiamo avuto e soprattutto dalla standing ovation che ci hanno dedicato l’ultima sera. Difficile descrivere che cosa abbia provato in quel momento. È stata un po’ una resa dei conti dopo tutte queste fatiche; un’immensa soddisfazione.
Sogni nel cassetto e nuovi progetti all’orizzonte per Francesca Bruni?
Sogni nel cassetto? Tantissimi. Uno tra questi è vedere rappresentata questa mia opera nel teatro di corte di Versailles, quello che la regina si era fatta costruire per portare in scena le sue opere preferite. Sto lavorando a due progetti contemporaneamente, uno che dovrei portare in scena il 25 Novembre per la giornata mondiale contro la violenza sulle donne, dal titolo “Il mostro dagli occhi verdi” e poi un’altra opera storica sulla figura di Francesca da Polenta, meglio conosciuta come Francesca da Rimini e del suo amore per Paolo Malatesta. Insomma di progetti ce ne sono tanti e la mia penna non smetterà mai di dedicarsi a quello che per me è sempre stato il tema fondamentale della mia vita e delle mie opere: l’omnia vincit amor.