Le Lingue nascono come filiazione del gruppo LOUD, rock band romana avvezza a masticare new wave, punk e rock; per loro stessa definizione, appartengono al genere rock-pop e la contaminazione come filosofia di vita si evince chiaramente nel loro EP di prossima uscita.
Per loro non si può parlare di esordio, bensì di un progetto nuovo, di una ri-partenza verso un nuovo approccio alla musica alla quale sono legati, quella con la quale sono cresciuti. Nonostante la giovane età, hanno alle spalle una bella gavetta live, alcuni premi e la definizione ““la migliore band emergente di Roma” (cit. La Repubblica).
Cantano in italiano perché con questa “lingua del rock” si sentono a loro agio e nel loro EP, con il quale si presentano al pubblico in formazione riveduta e corretta, si trova tanta contaminazione e la loro storia.
“Hollywood Hollywood” è sicuramente il brano più fresco di tutto l’EP: estivo, accattivante, potente, dove la chitarra “forte” di Marco e la bella voce di Emilio creano una deliziosa atmosfera all’ascolto, coadiuvati dal sax di Lorenzo che fa tanto Steve Norman.
“Fine estate” è il primo esempio di contaminazione musicale, dove l’intro è ragamuffin e strizza un occhio al miglior Stevie Wonder di Jammin, i testi sono sempre interessanti, mai ovvi, mai scontati.
Piuttosto semplici e diretti, veri e concreti; come quelli di “Visioni di un carnevale”, in cui si sambeggia parlando d’amore.
Si concedono un po’ di rock melodico condito da un pizzico di Vibrazioni nel brano “Giulia e nevica” per arrivare, infine, ad un pezzo assolutamente indiscutibilmente inequivocabilmente rock come “Berlino ‘79” dove le mani di Daniele trovano il giusto spazio.
A chi gli ha detto: “Siete maturati!” hanno risposto: “Non saprei, ma pronti si, sicuramente”.
Le Lingue, un gruppo che meritano l’attesa del pubblico.