The Regal Bastard è il recente cd del talentuoso cantante, chitarrista e compositore Nad Sylvan.
Con The Regal Bastard cala il sipario sulle avventure dell’affascinante pirata-vampiro che sembra uscito da un avvincente romanzo gotico e per Nad Sylvan è ora di voltare pagina. Il bravo cantante, particolarmente noto per il suo lavoro nella Steve Hackett Band con la quale è attualmente in tour in Inghilterra, ha stravolto le regole del prog rock moderno e le ha riscritte a modo suo mescolando tanti stili musicali diversi e dando alla passione e alle emozioni romantiche la preminenza su tutto il resto.
E Nad non si ferma e fa un passo in più cambiando ancora una volta strada con il coraggio tipico di chi vive l’arte come un fatto naturale, con spiritualità, sentimento e grande sincerità. Ha, infatti, annunciato che il suo prossimo lavoro sorprenderà ancora il pubblico perchè sarà qualcosa che nessuno si aspetta. Nel frattempo però, se non lo avete ancora fatto, vi consigliamo di ascoltare la terza e ultima parte della sua seducente ed intrigante trilogia, The Regal Bastard. Una conferma, se ce ne fosse ancora bisogno, di come Nad Sylvan non sia solo il cantante di Steve Hackett, capace di incantare l’audience reinterprentando con perizia e personalità i pezzi leggendari dei Genesis con la sua grande presenza scenica, ma soprattutto un artista poliedrico e raffinato con un’ispirazione grande. Grande come quel mare che ama tanto e che ha celebrato nel vibrante singolo I’m the Sea che apre The Regal Bastard.
Nad Sylvan, The Regal Bastard conclude la trilogia del Vampirate. A questo punto pensi che scriverai un’altra storia nuova?
Si’. Adesso è tempo di pensare a qualche altra cosa, al prossimo capitolo e ho già più di qualcosa in mente al riguardo. Questo ovviamente rappresenterà anche il prossimo passo della mia carriera e sono intenzionato a fare qualcosa di completamente differente dalla trilogia appena completata.
Quindi stai trovando il tempo per la tua carriera solista, nonostante il tuo forte impegno con la live band di Steve Hackett. E’ dura conciliare le due cose?
In questo periodo sto già collaborando con una persona per il mio prossimo album, quindi non farò tutto da solo altrimenti con il poco tempo che ho a disposizione non riuscirei a farcela entro il periodo che ho in mente. Vorrei, infatti, proporre il mio nuovo lavoro abbastanza presto, diciamo entro il prossimo anno. Come ho già anticipato si tratterà di qualcosa di diverso da quello che ho fatto finora e poi magari chissà tra un paio di anni ritornerò al prog rock.
Parliamo ancora di The Regal Bastard, la tua più recente fatica discografica. Qual è la track che ti piace di più di questo cd, quella dove a parer tuo ti sei espresso meglio?
Se riascolto questo disco, come sto facendo in questo periodo, direi che la mia preferita è Leave me on these Waters con il bell’assolo di chitarra di Guthrie Govan. Ho avuto in mente questa canzone per almeno un paio d’anni prima che mi decidessi a farne qualcosa concretamente; la melodia, il coro, tutte quelle note continuavano a girare nella mia mente. Un’altra che vorrei citare è Whoa (Always Been Without You). Sai, a volte mi capita di sedermi alle tastiere mentre sono in casa senza fare niente ed è cosi che sono nati molti dei pezzi di The Regal Bastard.
Quindi i brani che compongono The Regal Bastard non sono stati scritti tutti insieme, nello stesso periodo…
No, perchè sono stato spesso on the road, così quando sono tornato li ho buttati giù o completati, alcuni molto velocemente, altri impiegandoci un bel po’ di tempo. Ogni volta che tornavo a casa aggiungevo dei dettagli e le ultime ad essere inserite sono state proprio le lyrics. Comunque devo dire di essere molto orgoglioso di tutti i miei pezzi. Lo ripeto, non potrei mai sedermi e scrivere un intero album in una volta sola, perchè vengo sempre interrotto da questi lunghissimi tour con la Steve Hackett Band, ma questa alla fine è anche una cosa positiva perchè quando riprendo il mio lavoro sono fresco, di nuovo predisposto per dedicarmi alla mia musica. Mi metto ad ascoltare le mie tracks già mezze fatte e dico: questa la devo rimissare, questa sezione devo toglierla, questa parte la devo rivedere e così via. Ad esempio Whoa e The Regal Bastard hanno lo stesso tema e la stessa melodia con l’harpsychord, in origine dovevano essere legate, dovevano essere una sola canzone, ma poi ho deciso di separarle…
Ne sarebbe venuto fuori un pezzo molto, molto lungo…
Si’ ma in fondo se ci pensi i brani lunghi sono caratteristici del prog rock. Comunque ho pensato che sarebbe stato meglio riaccordarla e tagliarla con questa melodia ricorrente. Direi che nell’album funziona molto bene, come I am the Sea del resto, con quel coro maestoso, la forte impronta sonica e le potenti toms che creano un’atmosfera davvero particolare. Per me si tratta di una normale transizione da un brano all’altro dato che io compongo in modo molto naturale.
Whoa (Always Been Without You) è un pezzo molto accattivante…
Si’, ci puoi quasi sentire i pescatori che cantano, come se ti trovassi in mare aperto su un vascello. L’intero album ha uno storytelling che mi piace davvero tanto. Per tornare a ciò che dicevo prima, per realizzare un disco così complesso ci vuole tanto tempo, non lo puoi fare in una volta sola, devi tornarci sopra e rivedere tutto dopo aver messo insieme nuove idee.
Da dove hai preso l’ispirazione per The Regal Bastard e in generale per l’intera trilogia? Hai letto dei libri o visto un film?
La trilogia del Vampirate come ho già spiegato varie volte è basata su questo personaggio che è un pirata e un vampiro nello stesso tempo. Tutto è iniziato quando ho cominciato a comporre Courting the Widow il primo cd della trilogia, ispirandomi al mare, la mia ambientazione preferita. Quando stavo lavorando al secondo, And the Bride Said No, mi sono improvvisamente ricordato di un pezzo con questo titolo che avevo scritto trenta anni fa e che non avevo mai finito. Volevo quindi usare ancora quel titolo che ho pensato sarebbe stato grandioso sia per la canzone che per l’intero album. Quando mi sono reso conto che i vari pezzi che avevo composto erano basati tutti sullo stesso personaggio ho deciso di procedere su quella strada ed è lì che è nata l’idea della trilogia. Mi trovavo in mare su quella nave, potremmo dire, quindi non ho fatto altro che continuare a navigare.
…Per vedere dove ti avrebbe portato…
Si’, per me fare musica è come stare su vascello e dirigerlo da qualche parte. E’ la musica che ti porta qui e lì. Stavolta però il mio vascello si dirigerà in acque differenti, tanto per continuare ad usare questa metafora. Adesso devo prendermi del tempo per reinventarmi dal punto di vista musicale. D’altronde c’è un’enorme differenza anche tra i tre cd che ho inciso finora.The Regal Bastard è molto più pop anche se in un modo o in un altro ripropone il vibe di Courting the Widow ed è per questo che conclude l’intero ciclo.
Qual è il miglior complimento che ti hanno fatto riguardo la tua musica e in particolare per The Regal Bastard?
E’ una domanda difficile, non ricordo esattamente ma credo che qualcuno mi abbia detto che nessun altro fa il tipo di musica che faccio io oggi, che ho il mio stile e il mio sound inconfondibili e questo per me è un grande complimento perchè troppo spesso sono stato paragonato ai Genesis. Ad esempio quando uscì Courting the Widow mi dissero che era esageratamente influenzato dai lavori di Peter Gabriel e compagni, ma questo secondo me è soltanto un aspetto in superficie, perchè se ascolti questo cd con attenzione ti rendi conto invece che non è così. Ho il mio modo assolutamente personale di pensare e di esprimermi e credo che questa caratteristica sia venuta fuori sempre di più e in modo più palese nel secondo e nel terzo album della trilogia. Mi piace mettere insieme stili differenti, combinare il prog con il soul, l’heavy rock con la musica classica e con il funk, cose che gli altri non fanno. In molti poi mi hanno detto che sono un artista originale e questo mi fa piacere perchè a me fare musica viene molto naturale. Mi vengono nella testa idee per nuovi brani ogni minuto ed io le registro sul mio iphone, quindi quando mi trovo a dover comporre le riascolto e quelle idee prendono forma e diventano delle canzoni vere e proprie.
Si può sicuramente dire che la tua musica pur avendo le sue radici nel prog vada comunque in tante altre direzioni…
Esatto. Ti faccio un esempio: il prog rock non ha molte fans e a seguirlo sono quasi tutti uomini, mentre io invece ho tante donne che apprezzano quello che faccio. Penso che la musica debba parlare alle donne tanto quanto parla agli uomini. Io sono un romantico ed ho un gran gusto per la melodia, per i sentimenti e le emozioni. Amo la bellezza della musica, non mi piace il virtuosismo dello shredding, il voler sfoggiare il lato tecnico a tutti i costi. Per me il sentimento viene al primo posto, un bel brano deve farti commuovere, deve farti provare delle emozioni perchè se non ci sono quelle non importa quanto tu sia bravo a suonare il tuo strumento.
Tu come hai detto possiedi un temperamento molto sensibile che esprimi in pieno anche durante i tuoi live shows con la band di Steve Hackett. A proposito, il vostro tour in Usa è stato un successone e sembra che vi siate divertiti molto sia sul palcoscenico che dietro le quinte…
Si’, il tour in Usa è stato molto divertente. D’altronde quando passi tanto tempo insieme ad altre persone, e noi abbiamo suonato negli Stati Uniti per sei settimane, devi assicurarti di essere sempre fresco e in spirito. E’ anche importante poi trovare dei momenti da dedicare a se stessi, degli spazi personali, altrimenti tutto rischia di diventare troppo intenso. Soprattutto per me che quando sono a casa sono sempre da solo dato che vivo con la mia gatta. Di conseguenza quando mi trovo on the road è tutta un’altra vita e lì scopro un altro lato di me. Ma è vero che quella di Steve Hackett è una band molto affiatata e che questo attuale è il miglior line up che abbiamo mai avuto, con Jonas Reingold al basso e Craig Blundell alla batteria che costituiscono una sezione ritmica eccellente. Il nostro è un ensemble ben collaudato, ormai ci conosciamo bene l’un l’altro e sappiamo come comportarci. Tutto è incentrato sulle buone maniere e le cose tra noi filano lisce senza che si palesino problematiche personali. E quando magari senti che si sta accumulando un po’ di tensione, allora la cosa migliore è isolarsi per un po’ e poi tornare più serenamente in mezzo agli altri. Perchè è chiaro, quando sei in tour insieme per lunghi periodi, nessuno vuole condividere con te i tuoi momenti no.