Napoletana a coppe: è nata una stella?

Napoletana a coppe, dopo aver festeggiato il suo compleanno al Cast Cafè di Baia, attorniata dalla famiglia di sangue e da quella di musica, l’infaticabile Monica Ferrigno dà vita ad un nuovo progetto musicale insieme al cantautore bagnolese  Enzo Metalli, e avvalendosi dell’apporto di Lino Vembacher  e di  Gennaro Barba, i quali, con i loro strumenti e la loro maestrìa, segnano il passo di questa promenade nel repertorio musicale partenopeo di più antico lignaggio, partendo da fine Ottocento per arrivare ai giorni nostri.

La scelta di esibirsi presso l’Associazione culturale Natale Ciccarelli, a Marianella, dove ha sede il piccolo auditorium intitolato a Enzo Avitabile, (che il maestro definisce “il teatro più piccolo del mondo”), non è stata casuale; da sempre, infatti, il Maestro Avitabile si dedica alla ricerca musicale ma anche a quella linguistica,  alla conoscenza e alla comprensione di “tutte le scale del mondo”, volgendo lo sguardo sempre più a sud, spingendosi ben oltre i confini del quartiere che diede i natali a Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, per cantare -e talvolta urlare- il dolore dei bambini dimenticati di ogni parte del mondo, invocando il nome di Dio e incitando gli uomini a tenersi per mano.  Il pubblico di quella che oggi è l’ VIII Municipalità è, dunque, abituato a questi incontri speciali, a queste commistioni musicali, come si evince chiaramente nello spettacolo della Ferrigno, che -partendo dalla leggenda di Partenope- riempie di note una sala la cui acustica rende merito alla fusione di queste due voci così diverse.

Da un lato,infatti, “Fenesta vascia” permette alla vocalist di esprimersi al meglio, attraverso quelle note alte che da sempre le appartengono; dall’altro la voce profonda, graffiante di Enzo Metalli (vedi “Lu cardillo”, in cui il cantautore ha la forza di dare il suo personale contributo ad un brano ottocentesco, abbondantemente rivisitato) si spinge su territori nuovi, non ancora esplorati, e la raggiunge sul pentagramma, per poi scoprire che la compagna di questo viaggio musicale si eclissa e, con i suoi controcanti, permette al pubblico di ascoltare una versione intensa e appassionata di “Io te vurria vasà”. L’inverso accade, invece, per “Amaro è ‘o bene”, dove il cantautore, inizialmente,  tace e gli accordi della  sua chitarra si fanno tappeto sotto i piedi scalzi della Ferrigno, che , spesso, lancia la voce anche senza microfono.

Impeccabile l’apporto di Vembacher e Barba: l’uno presenza elegante, raffinata, discreta ma sempre addentro al suo ruolo, l’altro sempre istrionico, portatore sano di Musica che non conosce generi né stereotipi; danno vita ad uno show nello show suonando contemporaneamente su un unico piatto (“Serenata ‘ e Pullecenella”), quasi si fossero dati un appuntamento sullo stesso tom.

Una menzione speciale meritano, infine, Savio Arato che, reduce dal successo natalizio al Pan, si è esibito chitarra e voce riproponendo “Bona jurnata” e il maestro Avitabile, che ha dapprima ascoltato con il cuore l’interpretazione che Enzo Metalli ha dato di “Tutte eguale song ‘e criature”, per poi inserirsi -a metà del brano- e arricchire il pubblico con dei contenuti -vocali e linguistici- che hanno letteralmente trascinato la platea, come sempre accade nelle sue esibizioni dal vivo.

In sintesi, un progetto valido e interessante quello dei “Napoletana a coppe”, presentato in un piccolo gioiello della Musica, sito in un quartiere non facile, dove le istituzioni spesso sono distratte quando non assenti, ma dove uomini come Avitabile, Gerardo Ciccarelli e i loro sostenitori fanno del loro meglio perchè le realtà positive vengano fuori, trovino ascolto e la visibilità che meritano, “A nomme ‘e Dio”.

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