Gianni Lamagna
Gianni Lamagna

La prima nazionale di “Neapolitan Shakespeare”

“Neapolitan Shakespeare” presentato nella Basilica di San Paolo Maggiore (NA)

Gianni Lamagna è uno che ci mette la faccia. Sempre. La sua vita e la sua carriera lo denunciano, lo dimostrano, lo urlano.

L’uomo e l’artista non si sono smentiti neanche in questa circostanza; il 14 novembre c.a., a poche ore dalla notte buia di Parigi, Lamagna, con il suo carico di tensione e di dolore, si è presentato al pubblico che ha letteralmente gremito la chiesa di Piazza San Gaetano gestita dai Padri Teatini rappresentati da Padre Carmine che, nei ringraziamenti di rito, ha sottolineato l’importanza di non far vincere la paura.

Padre Carmine Mazza
Padre Carmine Mazza

Presenti in chiesa anche Nigel Baker, Ambasciatore britannico presso la Santa Sede, e l’assessore Nino Daniele, che sui fatti di Parigi così si è espresso:

Non è una guerra di religione, non è una guerra di civiltà; il terrorismo e il fanatismo rappresentano la barbarie!

Nino Daniele
Nino Daniele

Gianni Lamagna, emozionato come mai lo abbiamo visto, aggiunge:

I terroristi non sono quelli che arrivano sulle nostre coste inzuppati di acqua e di dolore; essi sono ricchi, potenti e non li troveremo mai su un barcone!

Non a caso, infatti, lui, uomo di cultura e grande diramatore di arte, si cimenta in quest’impresa, partita da una provocazione di Tonio Logoluso, di tradurre in napoletano 17 sonetti di Shakespeare e sceglie di dare inizio al concerto proprio con il sonetto 55

When wasteful war shall statues overturn,                     Quanno ‘a putenza d’a guerra distrugge ogni

And broils root out the work of masonry,                        cosa, e ‘arraggia aiza ‘e mmure cu ‘e mmane

Nor Mars his sword nor war’s quick fire shall burn       sulo ‘e penziere tuoje restarranno vive

The living record of your memory.                                    so fforte cchiù dd’a guerra e ‘o ffuoco

Basterebbe questo grido di resistenza civile a motivare la scelta -difficile- di tenere il concerto: la risposta non è la vendetta, è l’impegno a diffondere una cultura che vada oltre l’integrazione per come oggi la conosciamo.

Con lui sul palco si sono avvicendati: Michele Di Martino (mandolino), Gianluca Falasca (violino), Alessandro De Carolis (flauti), Vincenzo Lamagna (contrabbasso), Arcangelo Michele Caso (violoncello), Paolo Propoli (chitarre) e Mario Ciro Sorrentino (trombino barocco) li ha raggiunti per il sonetto 76. Luigi Petrone al clarinetto, invece, ha fatto sentire la sua presenza nel sonetto 128 mentre la voce di Piera Lombardi (autrice della musica del sonetto 90) ha riempito le navate insieme all’arpa di Cira Romano. Nico Arcieri ha composto la musica del sonetto 91 e il M° Paolo Raffone si è dedicato alla composizione del sonetto 141 dopo aver curato gli arrangiamenti di tutto il cd, nel quale ha saputo creare le giuste atmosfere (nel rispetto di tutte le citazioni colte in esso contenute), evocando immagini allegre come il girotondo di un bambino o come gli interni di una stanza della castellana. Il ruolo del perfetto cantore dell’amore a cavallo tra Medio Evo e modernità è stato giustamente affidato ad Alessio Arena con il sonetto 116 mentre Giosi Cincotti ha scritto e eseguito il 64.

Menzione a parte la meritano Le mamme di Sisina che hanno cantato nel sonetto 111: tese in volto, attente ai cenni del loro maestro, hanno fatto la loro comparsa ordinate e composte come un coro greco per accompagnare Lamagna nell’ invettiva contro sta ‘nfama ‘e ciorta.

Il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, è intervenuto per i saluti finali e i doverosi complimenti a questo artista che ha sfidato -e con esiti eccellenti- la lingua della perfida Albione piegandola ad un napoletano che accomuna Basile, Viviani, i nostri padri e i nostri figli.

ph: Fiorella Passante

Su Monica Lucignano

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