L' orchestra italiana
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Renzo Arbore e l’ Orchestra italiana al Teatro Augusteo

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L’ orchestra italiana

Una lunga serata con Renzo Arbore

Al Teatro Augusteo di Napoli, Renzo Arbore è “In tour” dal 22 fino al 24 maggio c.a. con l’ Orchestra Italiana, progetto con il quale circa 25 anni fa ha inteso promuovere la cultura del nostro paese attraverso una delle sue eccellenze:  la musica. Lo spettacolo ha avuto inizio con un palco vuoto e le immagini delle tappe mondiali del tour, mentre gli strumenti attendevano la mani sapienti che li faranno vibrare ancora in questo teatro dove “Roberto Murolo ci battezzò”, come dirà Arbore; e proprio la voce di Murolo, memoria di un passato che sempre emoziona, invade la sala con “Reginella” nell’ accompagnare il silenzioso ingresso dei musicisti. Un Arbore visibilmente commosso saluta il pubblico e incita i suoi a riscaldarsi e le percussioni di Giovanni Imparato non mancano di raccogliere l’ invito del maestro con arrangiamenti definiti non a torto cubaneggianti.  Un omaggio a Carosone da parte di quel ragazzo foggiano, di mamma napoletana, che voleva “fà l’ americano” non poteva che passare per “Maruzzella” e “O sarracino” e Peppe Sannino (momentaneamente alla tammorra) Roberto Ciscognetti alla batteria cominciano a farsi sentire, dal fondo scuro del palco.

La voce rappeggiante di Mariano Caiano, naccherelle  e la chitarra elettrica di Nick Cantatore per una versione country western di “Chella là”: anche questo è Renzo Arbore, non è solo contaminazione, è cultura musicale introiettata vissuta elaborata infine fatta propria; gioca a fare il vecchio, sul palco, per inquietare l’ orchestra e ammaliare il pubblico coi suoi racconti. Parla a lungo del grande amico Luciano De Cescenzo, tiene en passant una piccola lezione di Storia della Musica sulle second lines e, attraverso i suoi ricordi di bambino, consente all’ orchestra di riprendere fiato prima di eseguire “Guaglione” con variazioni ragamuffin sul tema. Piccolo cambio dei vocalists per “Era de maggio” a causa di un leggero malore occorso a Gianni Conte meravigliosamente sostituito da Barbara Buonaiuto che milita nell’ orchestra dal 1994. Conte, però, non ha esitato a guadagnare il palco nuovamente e a portare a termine lo spettacolo, da grande professionista.

Arbore ha strappato molti applausi a scena aperta ma anche qualche lacrima quando -sull’ inciso di “Malafemmena”- sono apparse le immagini in bianco e nero del sorriso indecifrabile di Totò; e non poteva mancare il ricordo di due grandi come Domenico Modugno e Riccardo Pazzaglia, scrittore, autore di testi indimenticabili come “Meraviglioso”. “Ammore scumbinato” di Peppino Di Capri, prima track del doppio album uscito a novembre, offre lo spunto per salutare il paroliere di uno dei più grandi successi della musica made in Naples: Mimmo Di Francia, presente in sala come Sal Da Vinci, di cui Arbore sostiene di essere un grande estimatore.  Indispensabili alla buona riuscita della serata anche il basso di Massimo Cecchetti e il talento di Massimo Volpe alle tastiere; una menzione a parte meritano Michele Montefusco e Paolo Termini (chitarra classica e acustica), la fisarmonica puntuale e incisiva di Gianluca Pica ma soprattutto i mandolini e i mandoloncelli (fortemente voluti da Arbore) di Salvatore Esposito, Salvatore Della Vecchia e Nunzio Reina.

Ciò che è accaduto alla prima chiamata in scena da parte del pubblico si è tramutato rapidamente in un vero e proprio delirio collettivo: un viaggio a ritroso per “Quelli della Notte” che poi decisero di andare “Indietro tutta”, spettatori in piedi e Renzo Arbore che dirige il coro. Il delirio ironico ed elegantemente ridanciano di una giovinezza che è rimasta dentro a molti. Primo fra tutti, proprio a lui, al Dott. Lorenzo Arbore, avvocato destinato a fare il dentista, l’ uomo che ha inventato la professione del Dj e che la Musica ce l’ ha under the skin.

photo: Fiorella Passante

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