Siamo in compagnia di Antonella Prisco, volto molto noto ed amato della serie televisiva “Un posto al sole” dove, grazie al ruolo di Mariella, è considerata ormai una persona di famiglia che ogni sera entra nelle case degli italiani.
Antonella Prisco è tra i protagonisti de La Sposa, la fiction con Serena Rossi e Giorgio Marchesi, grande successo di Rai 1 che ha visto oltre 6mila telespettatori incollati alla Tv per la prima puntata.
Bella, talentuosa e brava, Antonella attraverso Nunzia, il suo personaggio, si rivela essere un’attrice con capacità di interpretazione intense e difficili, come difficile è stata la preparazione del suo personaggio che vede l’uso del dialetto calabrese, un approccio non semplice ma che ha sortito impeccabili risultati.
Benvenuta su La Gazzetta dello Spettacolo ad Antonella Prisco, parliamo de “La Sposa”. Tu hai un ruolo particolare, quello di Nunzia, punto di riferimento di Maria (Serena Rossi), avendo vissuto le stesse tristi esperienze e costrizioni. Parlaci del tuo personaggio.
Nunzia è una persona provata dalla sua stessa storia. Vive lo stesso destino di Maria, entrambe sono state vittima e carnefice allo stesso tempo del loro destino, perché se le donne facevano questa scelta di sicuro non era per piacere ma per aiutare le proprie famiglie. Scelte per nulla facili, dei veri e propri sacrifici per aiutare, per l’appunto i propri cari. Nunzia ha vissuto prima di Maria l’esperienza del matrimonio per procura, infatti l’ha incontrata che aveva già due bambine, in attesa del terzo figlio. Una donna vessata dal marito che, come si è visto nella prima puntata, per nulla sensibile, umano e delicato.
La storia di Nunzia è una storia dura e difficile, è infatti una donna molto provata ma che, grazie al regista Giacomo Campiotti, ha fatto in modo che diventasse autoironica nonostante avesse superato il limite della esasperazione, del drammatico.
Nonostante la sua terribile condizione, prende in giro Maria, cerca di aiutarla, di sostenerla. Ho dovuto far diventare Nunzia un personaggio “leggero” nonostante la “durezza” della sua vita. Giacomo Campiotti voleva cogliere tutta la drammaticità del personaggio che, alla fine, non era consapevole della sua condizione.
“La Sposa” vive atmosfere di fine anni’60, dove vigeva il maschilismo più esasperato. Cosa hai provato nel vivere quelle sensazioni? Da donna emancipata come hai vissuto quelle costrizioni che tante donne hanno dovuto accettare forzatamente?
Sicuramente tanta rabbia. Quando ho saputo di questa pratica, studiata per immedesimarmi nel personaggio, ho provato davvero tanta rabbia. La stessa rabbia che ho provato nell’apprendere dell’esistenza dei matrimoni “riparatori” che venivano ufficializzati dopo che un uomo aveva abusato di una donna. Per “riparare” alla terribile azione si procedeva con le nozze tra la vittima ed il carnefice.
Oltre alla rabbia ho provato anche stima. C’è una scena in cui Italo (Giorgio Marchesi), rivolgendosi a Maria, le dice: “Che donna sei per essere trattata così? Che donna sei, disposta ad accettare tutto ciò?”
Parole da un peso enorme, l’uomo non riesce minimamente ad immaginare quanto la donna sia capace di sacrificare se stessa per amore di chi la circonda… che sia un marito, un figlio, un genitore.
Sicuramente non era la strada giusta ma forse, se non fossimo passate per questo percorso, la storia di oggi non sarebbe quella che è, le conquiste a cui ci hanno portato quelle donne non sarebbero state le stesse.
La rabbia, però, è stata veramente tanta.
Come hai appreso che il ruolo di Nunzia era tuo?
Mamma mia! Mamma mia! Io quando ho letto la stesura del personaggio mi sono innamorata subito di tutto il progetto. Quando ho fatto il provino ho detto che speravo di essere scelta, ma al di là della preferenza, ho augurato un grande “in bocca al lupo” per il coraggio di affrontare tematiche così delicate e particolari.
Ho appreso di essere stata scelta per il ruolo attraverso la mia agente Cinzia De Curtis che ringrazio, anche perché è una persona che mi sostiene in una maniera incredibile, crede molto nelle mie capacità e mi infonde tanto coraggio.
Noi attori spesso ci perdiamo nei meandri dei nostri personaggi e quindi è importantissimo avere accanto una persona che ti supporta. Io ero incredula, “non ero nella pelle”, non ci credevo, non riuscivo neppure a dirlo.
Un’emozione bellissima e ringrazio il regista Giacomo Campiotti, per questa opportunità straordinaria.
Antonella Prisco in Mariella di UPAS e Nunzia hanno due personalità totalmente diverse. Quali sono le affinità in cui ritrovi te stessa nell’una e nell’altra?
Interpretare un personaggio per lungo tempo, quindi non abbandonandolo mai, devi dare necessariamente una parte credibile e vera di te altrimenti non si può reggere per tanti anni.
Un personaggio di solito si prende, ci si immerge e si abbandona… almeno nella normalità di questo lavoro. Con “Un posto al sole“ questo non succede e per questo è necessario dover dare un’autenticità, dare qualcosa di tuo oltre all’impronta dell’essere attrice.
Mariella ha di me la stessa determinazione, la stessa umanità, la stessa capacità di prendere il meglio dagli altri. Lei non giudica, si immedesima proprio come me.
Nunzia, invece, ha dei lati caratteriali che non posso ancora svelare non essendo andata ancora in onda nella totalità. Man mano vedrete un percorso di Nunzia in cui mi ci rispecchio molto.
Quale consiglio daresti a te stessa bambina?
Spesso capita di accarezzarmi, coccolarmi, da sedicenne.
Io penso a me sedicenne, come se mi sdoppiassi, sentendo tutta l’energia ed il desiderio nel voler far prendere vita ai miei sogni… e mi vedo darmi una pacca sulla spalla dicendomi: “Sii fiera di te, sei riuscita a fare ciò che desideravi”.
Ti parlo dei miei 16 anni perché è l’età in cui iniziavo a capire ciò che avrei voluto essere, dove avrei voluto andare, quale strada percorrere.
Un’esperienza professionale che porti nel cuore?
Il mestiere dell’attore ti mette continuamente di fronte a delle sfide, sia se superi un provino e sia se lo perdi, è dura in entrambi i casi.
Il mio percorso, anche per questo motivo, è costellato da momenti che ti restano impressi, che ti restano dentro.
Sembrerà una cosa banale ma la prima volta che ho fatto la Carta di Identità ed alla voce “professione” c’era la parola attrice … per me è stata una grandissima emozione.
Il mestiere dell’attore è molto particolare, ad esempio: un avvocato si laurea, da quel momento in poi si sentirà chiamare “Avvocato”, cioè subito si è riconosciuti in quel ruolo.
Per noi attori invece è diverso, a meno che non succedano situazioni eclatanti e magnifiche che ti conferiscono una sorta di riconoscimento che esula dall’essere riconosciuta come un’artista brava ma è proprio il riconoscimento di identità. Io sono questo!
In conclusione, ringraziandoti del tempo dedicato, ti invito ad elencare tre motivi per cui non è possibile assolutamente perdere la visione de La Sposa.
Il primo motivo è perché La Sposa parla di noi. Una parte della storia di Italia. Una storia che ha cambiato la considerazione verso noi donne. Che ha cambiato le future generazioni. Ed ha cambiato anche una popolazione.
Il secondo motivo è perché ci si emoziona e le emozioni vengono raccontate egregiamente da Serena Rossi, che è una persona eccezionale che sa emozionare ma anche emozionarsi. Quindi il secondo motivo è legato, senza dubbio, alla sfera emotiva.
Il terzo motivo è perché… ci sono io! Bisogna vedere Nunzia cosa è capace di combinare.
Complimenti vivissimi ad Antonella Prisco, un successo più che meritato, consensi che le auguriamo di poter raccogliere anche in un prossimo futuro, perchè il suo talento e la sua passione è giusto che siano coronati da tante soddisfazioni e traguardi lusinghieri.