Adelmo Togliani

Adelmo Togliani: vi presento il documentario dedicato a mio padre

Adelmo Togliani, attore e regista eccezionale: non solo, ma anche insegnante di improvvisazione teatrale, di recitazione cinematografica e di produzione filmica.

Adelmo Togliani

In questa intervista, ci racconta della sua partecipazione nella pellicola “Caput Musicae” insieme ad Alessandra Carrillo, in cui ha interpretato il buon Prof. Piromallo. Inoltre, sta riscotendo enorme successo il suo cortometraggio fantascientifico dal titolo “Neo Kosmo” ed infine il meraviglioso documentario dedicato a suo padre –  il celebre cantante ed attore Achille Togliani – dal titolo: “Parlami d’amore”.

Caro Adelmo, benvenuto su “La Gazzetta dello Spettacolo”. E’ davvero un piacere ed un onore parlare con Lei. Recentemente ha partecipato ad uno straordinario progetto dal titolo “Caput Musicae”, nella parte di un professore. Una pellicola incentrata sui giovani e la musica. Che cosa può dirci riguardo al Suo personaggio?

Innanzitutto, Vi ringrazio per avermi chiesto di intervenire in merito a questo progetto che ho sposato sin da subito grazie all’entusiasmo della sua promotrice Alessandra Carrillo e alla professionalità del regista Silvio Leonardo Muccino. Entrambi sono riusciti a trasmettere a tutto il gruppo, me compreso, una vitalità dalla quale non si può mai prescindere quando si lavora su progetti di questo tipo. Nell’opera interpreto il Prof. Piromallo, un insegnante sensibile e attento ai suoi ragazzi, che ha sempre cercato di stimolarli e condurli sulla via dell’arte, forse perché anche lui da giovane desiderava fare… il batterista! Anche se per lui non dev’essere andata tanto bene … però! È stato un piacere interpretare questo personaggio, soprattutto per il fatto che si tratta di un insegnante, perché penso che questa figura sia fondamentale nella formazione e nel percorso di vita di un giovane. 

Parlando di scuola: che alunno è stato e come si vede, semmai lo fosse, come insegnante?

Ero un alunno diligente ma con delle regole tutte mie. Studiavo di notte, per esempio. Avevo una predilezione per le materie umanistiche. Ho sempre avuto un ottimo rapporto con i miei docenti; Con quelli di arte poi non ne parliamo: con loro era amore puro, ma ero intollerante verso certe regole. Ho sempre cercato di avere un buon rapporto con tutti ma cercavo più i docenti e meno i compagni…forse perché al liceo ero l’unico maschio della classe? Insomma ero – e forse ancora lo sono – un trasgressivo/reazionario.

Per quello che concerne la seconda parte della domanda, sono stato insegnante per molti anni e tutt’ora tengo lezioni e master-class di improvvisazione teatrale, di recitazione cinematografica, e talvolta anche di produzione filmica. Come docente formatore sono sempre stato molto esigente perché credo di conoscere un po’ il mondo e di aver toccato con mano certe situazioni professionali. Ritengo sia fondamentale preparare gli allievi a cosa li aspetta fuori dalla scuola. Mi piace fare gruppo e trattare tutti allo stesso modo, creando una competizione sana e proficua. I primi attori sono importanti ma sono niente senza il contorno.

Un favoloso documentario dedicato a Suo padre Achille, dal titolo: “Parlami d’amore”, proprio come la canzone anche se, in aggiunta al titolo originale, c’è anche la dolce Mariù. Cosa può dirci di più, riguardo a questo progetto?

Il documentario è una co-produzione Rai e Santa Ponsa Film, la società che ho costituto qualche anno fa insieme a Laura, la mia compagna di vita. Il documentario ed è diretto da me e Daniele Di Biasio. Ci stiamo lavorando da molti anni, papà ha lasciato il segno nel mondo della musica ma ha avuto degli esordi incredibili: si era diplomato al Centro Sperimentale di Cienmatografia come attore nel 1942. Non ha avuto molta fortuna ma facendo il teatro di rivista durante la guerra nelle più grosse compagnie di allora, tra cui quella di Macario, è riuscito a farsi ascoltare anche come cantante. Tanta gavetta e poi l’esordio in RAI come cantante alla radio. Per il resto vi lascio al documentario…

Adelmo Togliani - Bianco e nero

Un successo tira l’altro: “Neo Kosmo”, cortometraggio diretto da Lei, con Giorgia Surina, nel ruolo di Alesia, una tata androide. Perché’ un corto sulla fantascienza e come mai, secondo Lei, è piaciuto così tanto? Perché’ si raccontano i cambiamenti culturali e sociali, della società?

Il corto solleva molti interrogativi, ogni volta che viene proiettato genera grossi dibattiti. Nel cortometraggio si immagina una società del futuro dove tutti vivono con il casco per la realtà virtuale che collega gli individui ad un mondo parallelo di nome Néo Kósmo, Nuovo Mondo appunto. La gente si da appuntamento lì, discute, lavora, trascorre il tempo libero. Al di qua di quella realtà nessuno comunica più e i bambini sotto una certa soglia di età vengono ‘educati’ da tate androidi. Nel caso della famiglia protagonista, la tata è Alésia, interpretata da una bravissima Giorgia Surina. Hai detto bene, questo è un cambiamento che ci riguarda tutti, è di giorni fa la notizia del META(VERSO) tanto auspicato da Zuckerberg. La trasformazione di Facebook in un mondo virtuale a cui accedere con i caschi VR. In principio erano gli smartphone e avevamo la gente con lo sguardo rapito dallo schermo sempre più incapace di partecipare alla vita sociale. Per quanto proviamo a sottrarci a tutto questo il processo sembra irreversibile. In sostanza penso che la tecnologia debba rimanere uno strumento al servizio dell’uomo e non debba allontanarci gli uni dagli altri; solo una piena consapevolezza del nostro potenziale umano e un’educazione piena all’utilizzo di questi strumenti può salvarci veramente.

Per me, da fan della serie, indimenticabile il ruolo di Pierluigi in “Un medico in famiglia” a fianco di Clizia Fornasier, nella parte di Albina. Che ricordi ha di quell’esperienza e, come si immagina, Pierluigi ad oggi?

Felice che tu sia una fan della serie, ci sono alcuni gruppi di irriducibili che spesso mi contattano per parlare di ‘Medico’ e dei nostri trascorsi. Organizzano cene e raduni. Dal canto mio ho partecipato ad una sola stagione ma mi sono fatto molti amici lì! Clizia è una di questi. In quel periodo giravo anche una serie RAI con Gigi Proietti, dal titolo “Il signore della truffa”, ed era faticoso. Giravo su entrambi i set e ricordo una 48h di riprese no stop da Cinecittà al Lago Maggiore e ritorno, da brividi, rischiavo di non girare la notte con il Maestro Proietti. Ero sul set di Medico, alle 18 circa …scena di Natale, di gruppo, c’eravamo tutti, 30 interpreti, il blocco della famiglia Martini al completo, con Lino Banfi, Paolo Conticini, Francesca Cavallin, Emanuela Grimalda, insomma tutti! Inizia la canzone di Natale, guardo Clizia e le dico: “Vado!” E non era una battuta, credimi. Lei: “Dove vai??! Non puoi lasciarmi qui! Adesso tocca a te, devi cantare!!” Dopo due ore atterro a Malpensa e mi portano sul set con Proietti. Scena dell’arresto in notturna …. Finiamo alle 5 e mezza del mattino. Insomma tutto filò liscio. Poi mi chiedono perché amo questo lavoro… Ah, Pierluigi oggi, beh…secondo me cerca ancora la sua Albina, lo vedo che non si è mai rassegnato alla sua perdita e continua a cercarla in ogni donna a cui si lega…!

Su Sara Morandi

Insegnante per vocazione, giornalista per passione. Amo il teatro perché incarna le emozioni viventi delle nostre anime. Ho sempre scritto di spettacolo e questo mi ha reso felice e mi rende tuttora. Divoro libri e il mio sogno sarebbe quello di scrivere un romanzo.

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