A tu per tu con Edoardo Sorgente
Edoardo Sorgente ha tutte le caratteristiche ed i presupposti per diventare una promessa tra gli artisti italiani dal riconosciuto talento.
“C’era una volta il ‘68” è lo spettacolo teatrale con cui ha esordito nel 2012, quattro anni dopo entrerà nel cast di “Gomorra 3” nel ruolo di Gegè, un personaggio ambiguo, un giovane “contabile” amico di infanzia di Genny, che fa breccia nei consensi dei telespettatori.
Benvenuto Edoardo Sorgente, possiamo affermare che la recitazione per lei è stata una sorta di ancora di salvataggio permettendole di vincere la timidezza e cambiare anche il suo look che talvolta la faceva essere vittima di bullismo?
Ho sperimentato sulla mia pelle per tutti e tre gli anni delle medie la tenera crudeltà degli adolescenti. Ero costantemente vessatorie verbalmente e bullizzato per il mio estremo sovrappeso. Avevo pochissime amicizie e talvolta intermittenti (la forza ed il fascino della “branco” spesso le trasformava). Il teatro allora rappresentò la mia isola felice nonché una forte spinta a reagire: grazie alla passione pedagogica del Prof. Grassi mi innamorai della recitazione ed inoltre decisi di perdere peso. Il teatro in quegli anni fu per me una benedizione.
Gomorra 3 nei panni di Gegè, la sua prima esperienza davanti una macchina da presa … Ricorda la notte precedente al suo “primo ciak”?
Ero agitato, nervoso, preoccupato e al contempo entusiasta, felice. Passai l’intera giornata col mio migliore amico a Roma il quale dovette sorbirsi tutto il mio sovraccarico emotivo.
La scena del pestaggio di Gegè è stata una tra le più reali e crude, con quale stato d’animo ha vissuto quei momenti?
Uno dei tanti meriti del set di Gomorra è quello di mettere gli attori in una condizione di estrema serenità mantenendo salde le redini della perfetta “macchina” che è. Durante la scena ricordo di essermi sentito lucido, assistito e concentrato.
C’è stata una circostanza sul set di particolare difficoltà?
Alcune scene sono state complesse da gestire dal punto di vista della location, clima, quantità di comparse, tempi stretti. Eppure non c’è stato nemmeno un giorno in cui mi sia sentito in difficoltà.
Da napoletano, secondo lei perché Gomorra piace tanto nonostante predomini la parte violenta di Napoli?
Gomorra è stata ed è tuttora per me uno splendido racconto sul potere, racconto potenziato dalla forza Magica di Napoli. La violenza non è altro che una delle tante sfaccettature della storia, la quale genera, essendo ben scritta e ben raccontata, attrazione e paura. Trovo ridicolo accusare, come spesso è stato fatto, chi rappresenta una violenza che esiste nel mondo e a tratti non sembra solo ridicolo ma perfino intimidatorio.
Avendo “assaporato” sia la conoscenza del palco che quella della tv, quale ritiene essere più vicina alla sua inclinazione artistica?
Vincenzo Nemolato, caro amico e straordinario interprete, una sera a cena mi disse: “Teatro e cinema sono per me come l’acqua e il vino: non riuscirei a vivere un giorno senza acqua, eppure di tanto in tanto ho bisogno di godere del buon vino”. La penso esattamente allo stesso modo
Cosa non si dovrebbe mai perdere di vista una volta arrivati al successo?
Non credo di aver mai rasentato “il successo” (quanto meno il successo che spero) dunque non so cosa voglia dire raggiungerlo. Credo però che il talento non debba mai essere solo amministrato ma debba soprattutto essere tutelato con perseveranza e disciplina.
Se invece potesse scegliere di essere protagonista di un remake, di un film cult in quale ruolo si vedrebbe?
Senza alcun dubbio Derek Vinyard interpretato da Edward Norton in American History X.
Un regista con cui amerebbe lavorare?
Mi limiterò alle preferenze italiane che in ogni caso sono tante: nel teatro vorrei tanto conoscere artisticamente Tony Servillo e Antonio Latella. Nel Cinema mi piacerebbe collaborare con Matteo Garrone e Paolo Sorrentino.
Ringraziandola della piacevole chiacchierata le chiedo, con le dovute scaramanzie partenopee, di farci partecipe dei suoi futuri impegni.
Il 2 febbraio andrò in scena dopo una residenza di quindici giorni in provincia di Arezzo con il mio primo monologo scritto e diretto da Giovanni Ortoleva “Little man, what now” (titolo provvisorio). Per quanto riguarda cinema e televisione preferisco non parlarne ancora: si, sono scaramantico e partenopeo.
Grazie Edoardo Sorgente della cortese disponibilità, auguriamo di cuore che possa quanto prima trovare il “successo che spera” e di riospitarlo con tante novità, per un’ulteriore conferma della sua bravura e talento.