BTS in permission to dance on stage in Seoul. Foto dal Web
BTS in permission to dance on stage in Seoul. Foto dal Web

BTS: permission to dance on stage in Seoul

A Seoul, capitale della Corea del Sud, sono da poco passate le nove di sera e si è concluso l’ultimo dei tre concerti dei BTS.

E’ strano per me trovarmi qui a scrivere questo articolo. Perché non avrei mai creduto che proprio io potessi parlare di questi ragazzi e che proprio io potessi non avere comunque le parole adatte per farlo.
Quindi, scusatemi subito se sarò comunque vaga.

Chi sono i BTS? Mi sembra incredibile dover davvero rispondere a questa domanda, ma ci proverò.
BTS è l’acronimo di Bangtan Seyondan, che in coreano vuol dire ragazzi a prova di proiettile, e sono un gruppo composto da sette ragazzi, che ha debuttato nel 2013 e, nel corso della loro carriera, sono stati i pionieri del K-pop nel mondo.

Talmente indispensabili per la diffusione della cultura coreana da avere persino ottenuto delle leggi fatte su misura per loro, che gli impedisse o allungasse i tempi per la leva militare, che nel loro Paese è obbligatoria.

Talmente importanti da aver battuto record su record, aver vinto ed essere stati nominati in qualsiasi tipo di cerimonia ed essere considerati l’emblema delle performance ad alti livelli di perfezione e cura del dettaglio (su questo punto vi invito ad fare una ricerca su YouTube, resterete strabiliati da come qualsiasi canzone sceglierete renderà l’idea)

Sono sette, come ho detto prima, tre dei quali principalmente rapper e quattro vocalist. Tutti si occupano della musica e dei testi, tutti li usano per parlare delle loro emozioni e per dedicare continuamente parole piene di amore ai loro fans (ARMY, come li hanno loro stessi nominati), ai quali devono tutto e senza i quali probabilmente non sarebbero qui.

Il paese da cui provengono non è mai stato molto aperto a certi fenomeni, la loro agenzia di riferimento non era vista di buon occhio, ed i primi anni in cui hanno iniziato a farsi conoscere altrove non sono stati per niente facili. Vittime di razzismo, bullismo da parte addirittura di colleghi e figure importanti del mondo della televisione, solo perché erano delle persone genuine, che non nascondevano nulla del loro modo di essere.

Diciamoci la verità: noi occidentali non siamo abituati a persone che cantano e ballano su un palco, passano metà del tempo a parlare col pubblico e, quando sono nel loro privato, ci fanno comunque vedere come passano il loro tempo. Giocano, viaggiano portandoci virtualmente con loro, si assicurano di poterci stare vicino anche solo con un messaggio, e altre cose del genere.

Non siamo abituati ed è per questo che, come nostro consueto, additiamo il diverso come sbagliato, o addirittura peggio. I BTS non hanno mai mollato, però, hanno avuto i loro alti e bassi personali, specialmente durante la pandemia, e li hanno tramutati in canzoni. Hanno deciso di fare dei concerti online senza pubblico pur di farci sapere che c’erano, e finalmente questo weekend li ha visti di nuovo davanti ad un pubblico a casa loro dopo oltre due anni.

Nella mattinata di ieri, i principali cinema di tutto il mondo, o quasi, hanno trasmesso il concerto in diretta, mentre per oggi e la prima sera di giovedì si è andato di streaming online. Semmai dovesse capitarvi di darci un’occhiata (e vi esorto tantissimo a farlo), sono sicura che noterete subito il “diverso” di cui parlavo prima: loro non sono semplici artisti, loro salgono su quel palco e danno anima e corpo perché tengono davvero ad ogni singola persona che è lì di fronte a guardarli.

Ho sentito svariate testimonianze di persone che, da quando li seguono, stanno meglio, perché le rendono felici. E non si parla solo della musica, dei testi che sono davvero di rara bellezza, ma anche di tutto il resto.

Danno anima e corpo sul palco, si mostrano vulnerabili e genuini e trasparenti sotto al palco.
Come se fossimo davvero loro amici che però li possono guardare solo da lontano.

Ho detto tante volte che, se spendessero meno tempo a ringraziare e salutare, i loro concerti durerebbero la metà del tempo, ma poi ci ho ripensato e mi sono detta che no, che abbiamo bisogno tutti di affetto, soprattutto se genuino.

I BTS sono questo ed io spero davvero che anche l’Italia finalmente se ne accorga. Il diverso non deve fare così paura.

Su Barbara Aragona

Barbara Aragona, italiana residente a Londra con fierezza da ormai sei anni, scrive di ciò che più le interessa e piace, sfogando nella scrittura la sua indole da fangirl seriale.

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