Idoli K-Pop al Lollapalooza
Idoli K-Pop al Lollapalooza

Lollapalooza: successo per il K-Pop

Giunto alla sua trentunesima edizione, il Lollapalooza si è concluso a Chicago, dove ha impazzato il K-Pop.

Se si chiedesse a qualcuno appassionato di musica quale è il più grande festival americano, sicuramente risponderebbe Coachella. Ebbene, non avrebbe nemmeno tutti i torti, se non fosse che lo scorso weekend potrebbe essersi tranquillamente svolto il festival pronto a togliergli lo scettro.

Non starò qui a parlare di tutti gli artisti che si sono susseguiti sui vari palchi del Lollapalooza perché, a dir la verità, non li conosco tanto bene da poterlo fare. Sono qui solo per raccontare brevemente di come si sia fatta la storia.

Nella serata di sabato, è spiccato nella lista degli artisti presenti il nome dei Tomorrow X Together, poiché primo gruppo K-pop nella storia del festival ad esibirsi su quel palco. Debuttanti nel 2019 e successivamente alquanto limitati dalla pandemia di Covid, i Tomorrow X Together sono cinque ragazzi appena ventenni con all’attivo già una corposa discografia per una band nata da così poco tempo.
Il leader Soobin, con i suoi compagni Yeonjun, Beomgyu, Taehyun e Huening Kai si sono esibiti per circa tre quarti d’ora con canzoni accattivanti correlate da coreografie e balletti curati nel dettaglio, con la paura si non ricevere alcun riscontro.

Potrete immaginare quanto possa mettere ansia il pensiero di avere di fronte un pubblico del Lollapalooza che quasi sempre non è lì per te.

Invece i moa (questo il nome dato ai loro fans) sono stati fin troppo presenti, coi loro lightstick a colorare questo sabato sera americano e aiutando i loro beniamini a farsi conoscere da persone che sicuramente non si aspettavano di sentir cantare in coreano.

Il risultato è stato tanto entusiasmo da parte del pubblico ed estremo stupore da parte dei ragazzi che non si aspettavano di certo di avere un coro univoco di voci gioiose ad accompagnarli.

Veramente un momento che difficilmente dimenticheranno, soprattutto dopo aver ricevuto il supporto anche di due dei loro fratelli maggiori.

Ebbene sì, dietro le quinte hanno subito notato tutti la presenza di Jimin e J-Hope dei BTS, loro hyung (fratelli maggiori) poiché facenti parte della stessa agenzia.

Quest’ultimo si sarebbe esibito la sera successiva al Lollapalooza come headliner.

Infatti eccoci qui a parlare proprio di quello che è stato lo spettacolo nello spettacolo.
L’inaspettato (per chi non lo conosce) e la grande consacrazione o fonte di orgoglio per gli army (nome del fandom) presenti e non.

In collegamento da tutto il mondo si sono raccolte decine di milioni di persone, i presenti scettici o semplicemente ignoranti (se mi passate la parola), si sono subito incuriositi e hanno fatto domande su chi fosse quel ragazzo dei BTS di cui non sapevano nulla.

J-Hope, nome d’arte di Jung Hoseok, o semplicemente Hobi per gli affezionati, ha alle spalle quasi un decennio di esperienza di esibizioni sui palchi di mezzo mondo coi suoi sei compagni di band.
Non dovrebbe quindi sorprendere la sua spaventosa, oserei quasi dire estrema, padronanza del palco.

Per oltre un’ora, ha presentato i pezzi del suo primo mixtape, Hope World, e del suo recente album, Jack in the Box, e li ha cantati tutti, cosa rara se si considera appunto la lingua poco conosciuta ai più
E ha incantato, sbalordito, divertito, reso la serata indimenticabile per tutti, non solo per i suoi affezionati army che hanno invaso il parco.

Non era mai successo in trentun anni che dei biglietti andassero così a ruba come per lui, idem per il suo merchandise che è stato preso d’assalto e spazzolato via.

Perché è a questo che ci ha abituato, ovunque egli vada – sebbene lo abbia sempre fatto coi suoi compagni di band – batte record su record, e questa sera ha potuto aggiungere alla lista quello di essere il primo artista sudcoreano a fare da headliner in un festival così importante.

Se fosse nervoso, e sicuramente lo era, non lo ha mai dato a vedere, nemmeno nei giorni precedenti.
Ed è forse per questo che lo abbiamo visto uscire dalla sua scatola come Jack, vestito di nero a presentare quello che, col nuovo album, è un nuovo lato di lui, più oscuro, più arrabbiato.

Non ci sorprende, infatti, che nella seconda parte ci degni di un cambio d’abito nonché d’atmosfera, passando da canzoni dark a canzoni gioiose che meritano un outfit del tutto bianco, quasi immacolato.

È una storia quella che racconta, la storia di una vita messa in musica come unica ragione, con ogni sua sfaccettatura, perché Jung Hoseok non è solo speranza (hope) ma è anche tutte quelle altre emozioni che sono sfuggite al vaso di Pandora.

Nonostante tutto, qualsiasi siano le reazioni, J-Hope ha fatto la storia, e non ha avuto bisogno dell’aiuto di nessuno. 

Su Barbara Aragona

Barbara Aragona, italiana residente a Londra con fierezza da ormai sei anni, scrive di ciò che più le interessa e piace, sfogando nella scrittura la sua indole da fangirl seriale.

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