Stray Kids con un live di K-Pop in Italia! Il Paese non è ancora pronto… e forse mai lo sarà, mi verrebbe da aggiungere.
Si è concluso lo scorso venerdì il festival I-Days a Milano, col concerto degli Stray Kids. La band, composta da otto membri (Bangchan, Lee Know, Changbin, Hyunjin, Felix, Han, Seungmin e I.N), è di origine sudcoreana ed in attività dal 2018, anno del loro debutto.
Arriva in Italia per la sua prima (ed al momento unica esibizione) nel paese in un giorno che avrebbe scoraggiato chiunque: dopo le temperature infernali dei giorni precedenti, venerdì decide di cadere giù il mondo. Pioggia, fango, grandine, nulla ferma le Stay (nome del fandom) che aspettano questo momento molto probabilmente da anni.
Nulla le fermerà nemmeno di fronte al bigottismo del cosiddetto giornalismo di un paese ancora bloccato di fronte alla paura del nuovo, all’incapacità dell’abbracciare il diverso. E li difenderà dai classici commenti razzisti che non ti aspetti da categorie di persone che dovrebbero per lo meno restare professionali e lasciare la loro ignoranza a casa.
Ecco perché, secondo me, l’Italia non sarà mai pronta per il K-Pop e perché finora nessun grande gruppo ha ancora varcato i confini del nostro paese.
Ma parliamo della grande giornata, è sicuramente più interessante.
Essendo un festival, prima dell’evento più atteso, saliranno sul palco altri artisti ad aprire le danze, come mi piace dire.
Per l’Italia abbiamo avuto i BNKR44, che si erano già fatti conoscere durante lo scorso festival di Sanremo, in particolare per il duetto col compianto Pino D’Angiò. E poi le Nmixx, compaesane degli head-liner della serata, e che si sono rivelate una piacevole sorpresa per chi, come me, non le conosceva.
Tutto questo si è svolto letteralmente sotto una tremenda tempesta, tanto che più volte si è temuto arrivasse l’annullamento per questioni di sicurezza. Ma, per fortuna lassù dovevano sapere quanto fosse importante che non succedesse perché, poco prima dell’ingresso sul palco degli Stray Kids, la tormenta si è placata ed è quasi uscito il sole.
Lo spettacolo è durato decisamente poco rispetto agli standard di un qualsiasi concerto vero e proprio della band, ma è stata un’ora e venti minuti di puro delirio. Il pubblico ha cantato a squarciagola ogni singolo pezzo, nonostante le difficoltà della lingua coreana e ha accompagnato la band in ogni siparietto, ogni coro, al punto da sovrastare spesso persino le loro voci.
Li hanno resi felici e penso sia questa la cosa più importante per un artista, vedere che il suo pubblico non solo li apprezza ma si diverte veramente.
Tutto è iniziato con un enorme telone su cui troneggiava il nome della band. Un telone che cala all’improvviso facendoli apparire su un piccolo palchetto rialzato in tutta la loro fierezza.
Da questo momento è tutto un totale delirio, un unico segmento di canzoni una dietro l’altra che non da’ modo al pubblico neanche di realizzare cosa stia succedendo, tanto è potente il sound e l’adrenalina del singoli membri.
Comparato col concerto al BST Festival di ieri a Londra, probabile che questa mancanza di pause sia stata dovuta a questioni di sicurezza, dopo la cospicua quantità di pioggia piombata anche sugli impianti. Infatti quest’ultimo, complice anche il bel tempo, è durato un po’ di più, e ha dato la possibilità al pubblico di ascoltare persino delle canzoni extra.
Invece Milano è stato puro delirio, la band era talmente contenta, esaltata, che saltava da tutte le parti, impossibile stargli dietro. Probabilmente loro per primi erano increduli nello scoprire come anche un paese come il nostro li amasse, li supportasse e fosse lì. Deve essere stato uno shock visivo per loro constatare che hanno fans anche in Europa, e che ne hanno tanti.
Peccato che l’Italia si sia distinta dall’Inghilterra, però, anche e soprattutto per cose negative come il pessimo ed ignorante razzismo.
“Fabbrica di plastica”, “visi ritoccati e innaturali”, “basta con questi occhi mandorla” sono solo alcuni dei commenti poco professionali, ortodossi e altro che ho letto.
Detti e spacciati per mero giornalismo, quando di questo non hanno proprio niente. Perché ormai è così che si va avanti in un Paese ormai alla deriva.
Per difendersi da qualcosa che non vogliono conoscere perché meglio rimanere fossilizzati nel bigottismo e vivere coi paraocchi.
A me personalmente poco importa dovessero tornare in Italia, non vivendo più lì, però penso che invece abbia più che bisogno di artisti così.
Per salvarsi un po’, almeno.
La scaletta:
- S-class
- Freeze
- Superbowl
- Topline
- Thunderous
- Item
- Domino
- Lonely St.
- Social Path
- Charmer
- My Pace
- Backdoor
- Maniac
- God’s Menu
- LALALALA
- Victory Song
- Miroh
- Topline
In aggiunta per la serata di Londra:
- Haven
- MEGAVERSE