La giornalista russa Ekaterina Shevlyakova
La giornalista russa Ekaterina Shevlyakova

Ekaterina Shevlyakova: questa guerra punisce chi non c’entra

Con la giornalista Ekaterina Shevlyakova, oggi affrontiamo un argomento ostico: stiamo vivendo un periodo buio della storia, prima la pandemia, ora il conflitto che vede come protagonista la Russia e l’Ucraina.

Ogni giorno, da due mesi a questa parte, ci raggiungono costantemente scene, che neanche il miglior regista avrebbe mai potuto girare.

Soprattutto, le conseguenze di questo conflitto e delle sue barbarie non guardano in faccia a nessuno. Anzi, ha stravolto la vita di milioni di persone che non c’entrano nulla, tra queste la nota giornalista Ekaterina Shevlyakova, ci racconta come sta vivendo questo momento.

Benvenuta su La Gazzetta dello Spettacolo Ekaterina Shevlyakova, lei è russa e vivendo in Italia cosa le sta accadendo?

Sono 18 anni che vivo, qui, in Italia e mi sento di far parte ormai di questo meraviglioso Paese, ma dallo scoppio della guerra tutto si è ribaltato nel giro di pochi giorni.

Ci spieghi meglio.

Sono una giornalista e ho già avuto l’opportunità di chiarire la mia posizione in merito a questa guerra in televisione, cui sono contro e reputo inutile, ma da febbraio la gran parte delle mie collaborazioni sono state interrotte.

Naturalmente, la causa è perché sono russa.

Quindi, a causa della sua nazionalità lei non sta più lavorando?

Sì, non sono l’unica. Insieme con me ci sono tanti russi, che conosco nelle mie stesse condizioni. Purtroppo, le sanzioni applicate non guardano in faccia a nessuno, così come l’atteggiamento di molte persone nei miei confronti.

Si riferisce alla russofobia?

Schiettamente, sì. Io e molti altri connazionali non c’entriamo nulla con questa guerra e trovo ingiusto di pagare un prezzo così alto, solo perché ho un passaporto russo.

Molte persone, hanno scelto di non frequentarmi più, altre sono fredde e come già detto il mio lavoro, è stato minato pesantemente.

Cosa chiede alle istituzioni?

Più che una richiesta alle istituzioni, il mio desiderio è di non far pagare questa pesante guerra a chi non ha colpe. Trovo ingiusto perdere collaborazioni solo perché ho il passaporto russo.

Questa è una guerra ingiusta, sono contro il regime è palese, soprattutto pur volendo rientrare nel mio Paese, dove non metto piede da anni, mi troverei davanti alla morte certa.

Quindi, è necessario agire dare voce anche chi come me non c’entra nulla con questo orrore e trovare una strada insieme.

Pensa che possano esserci dei risvolti imminenti?

Non è una questione di prevedere cosa possa esserci nella testa di Putin e dare data certa per la fine di tutto questo. Anzi, è stato già fatto, ma non ha funzionato.

Credo nella pace e nella ragione, quello che desidero di più come tutti del resto è che tutto questo termini quanto prima. Abbiamo bisogno di tornare alle nostre vite, non saranno più le stesse, ma possiamo ritrovale.

Su Fabio Scarpati

Redattore ed inviato giornalista su Milano e Lombardia

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