Cosimo Alberti. Foto di Giuseppe D'Anna
Cosimo Alberti. Foto di Giuseppe D'Anna

Cosimo Alberti: Un Posto al Sole? Nel mio destino

Da anni, in “Un Posto al Sole”, veste i panni del simpatico vigile Salvatore Cerruti. Cosimo Alberti, che abbiamo il piacere di intervistare, è uno stimato attore di teatro e televisione, legatissimo alla sua Napoli, alla sua gente.

Il suo personaggio, nelle prossime puntate, ci regalerà degli episodi particolari, davvero simpatici. Lo incontriamo per parlare dei suoi inizi e del suo percorso all’interno della Soap Opera all’ombra del Vesuvio.

Ben ritrovato su La Gazzetta dello Spettacolo, Cosimo Alberti. Come stai?

Benissimo! Finalmente è giunta l’estate e siamo, sembrerebbe, più liberi, per fortuna.

Attore per amore e per passione. Come è nato il tutto?

Determinate inclinazioni si scoprono subito, sin da piccoli. Sono nato nel quartiere ferrovia, seguito da un parroco che nel suo oratorio realizzava delle piccole commedie. Devo a lui il piacere dell’esibizione, dell’approvazione del pubblico. Successivamente, mi sono dedicato al teatro amatoriale. A breve festeggerò i miei primi trent’anni di carriera teatrale.

Da mamma e papà hai ereditato la passione per il ballo, per la tarantella e la pizzica. Quanta forza ti hanno trasmesso affinché potessi diventare un attore, realizzando così il tuo sogno?

Purtroppo da parte dei miei genitori non ho avuto grande approvazione. Ad ostacolarmi, maggiormente, mio padre, figlio di contadini. Per lui era impensabile poter pensare al teatro come ad un lavoro. Ai loro tempi il lavoro era solo quello legato alla terra o, al massimo, si parlava di lavoro da operai. Ho studiato, in seguito, per diventare geometra, ma non ho mai messo in pratica tutto ciò. A ventisette anni, per fortuna, ho avuto modo di dedicarmi a questa mia passione, dopo aver lavorato in una ditta di costruzioni aeronautiche. A lungo andare i miei genitori si sono dovuti arrendere a tutto ciò.

Salvatore Cerruti ti tiene compagnia da qualche anno, da quando hai preso parte alla nota Soap Opera di Rai 3, Un Posto al Sole. Quanto c’è di te in lui e viceversa?

Il mio Salvatore Cerruti esiste da ben otto anni, ormai. In comune abbiamo la spigliatezza, la giovialità, fortunatamente. Per molti altri versi siamo differenti. Cerruti è remissivo, petulante, completamente differente da me che sono abituato a reagire, a dire cosa penso, senza remora alcuna. Anche in amore vivo il tutto in maniera risoluta, senza dover richiedere nulla, diversamente dal mio Sasà.

Cosimo Alberti, Antonella Prisco e Germano Bellavia sul set di Un posto al sole a Siena. Foto di Giuseppe D'Anna
Cosimo Alberti, Antonella Prisco e Germano Bellavia sul set di Un posto al sole a Siena. Foto di Giuseppe D’Anna

Cosimo Alberti si sarebbe mai aspettato di poter entrare in una famiglia televisiva così importante?

Mai, ma ci speravo! Ricordo che il primo provino per Un Posto al Sole avvenne anni fa, quando la soap non era ancora in televisione. Avevo da poco terminato uno spettacolo teatrale con Luisa Amatucci e la zia, Isa Danieli, quando vi presi parte. Mi scartarono per la mia troppa teatralità, purtroppo. Ammetto la mia pecca, la mancanza di caratteristiche televisive adeguate. Caratterische che ho poi acquisito nel tempo, per poi essere in scena nel ruolo di Cerruti che, ai tempi, non aveva nemmeno un nome. Ero un semplice vigile pronto a dare battute. Tutto ha avuto vita così e, oggi, devo ringraziare gli autori che, nel tempo, hanno costruito il mio personaggio plasmandolo anche in base alle mie passioni, proprio come quella per il ballo.

Il tuo vigile vive un periodo tormentato accanto al suo compagno, Bruno. Le scene a Siena sapranno dirci di più. Cosa puoi anticiparci, nei limiti del possibile?

Cerruti vivrà una situazione inaspettata, quasi assurda, che lo lascerà sbigottito. Un uomo innamoratissimo del suo compagno, in attesa del suo rientro a Napoli, colto da una situazione rocambolesca, davvero inaspettata. Potrete scoprire tutto guardando le puntate di questa settimana, senza che io vi anticipi altro. Ci siamo divertiti tantissimo sul set, trattenendo a stento le risate. Una location, Siena, bellissima per queste puntate, davvero adatta. Siamo un gruppo coeso, caratterizzato da stima ed affetto reciproco. Antonella Prisco è stata la mia testimone di nozze, Germano Bellavia ha un sorriso bellissimo. Non posso che dire bene anche di Giovanni Caso. Non potevo desiderare ambiente di lavoro migliore. Purtroppo non abbiamo modo di vederci spesso, perché viviamo in posti differenti, ma quando possibile proviamo a riunirci.

A far da scenario alle vicende della Soap, la bellissima Napoli. Quanto amore nutri per questa città?

Napoli è magica, stupenda. Ho nel sangue la terra del Salento, vista la provenienza dei miei genitori (Ostuni), ma il mio essere nato a Napoli mi porta a nutrire un sentimento viscerale per questa città. Ballo benissimo la pizzica, ma ballo bene anche quelli che sono i balli napoletani. Adoro tutto di Napoli, di quelle che sono le mie radici.

Chi è Cosimo Alberti nella vita di tutti i giorni?

Adoro vivere la casa, le mie cose, guardare la televisione, scrivere. Non amo mostrarmi troppo in pubblico, se non ad eventi che richiedono espressamente la mia presenza. Adoro lo shopping e sono legatissimo alla mia famiglia. Purtroppo ho soltanto mia madre vicino, molto anziana, ed un fratello che non ha famiglia. Nostra madre è malata di demenza senile ma, di comune accordo con mio fratello, abbiamo deciso di tenerla con noi, di starle vicino il più possibile, come è giusto che sia. Il solo pensiero di separarci da lei ci annienta. Le siamo legatissimi. Devo molto anche al mio compagno, Cristian, personal trainer, che è spesso fuori casa e che attendo rientrare, preparando il pranzo, occupandomi della casa. Vivo una vita felice, appagata, serena. Non potrei chiedere di meglio.

C’è qualcosa che vorresti dire e che non hai ancora avuto modo di esternare?

Mi piacerebbe che il matrimonio omosessuale possa avere gli stessi diritti del matrimonio eterosessuale. Si, abbiamo raggiunto alcuni privilegi, ma non si equiparano a quelli di un matrimonio classico. Ad esempio, il matrimonio non si chiama matrimonio e non vi è richiesta alcuna fedeltà. Stiamo, si, vivendo un periodo di emancipazione personale ma, allo stesso tempo, vi è ancora molta arretratezza da parte di alcune persone. Sui social tutti bravi ad applaudire, diversamente di persona, quando è richiesto un parere. Mi è capitato di girare un cortometraggio sulla demenza senile, recentemente, e di essere poi fermato da alcune persone che erano intorno a noi ad assistere alle riprese. Ho ricevuto tanti complimenti, ma nell’andare via ho poi sentito un parlottare, tra di loro, chiedendosi se fossi proprio io quello che interpretava la parte del vigile gay. Tutto ciò mi ha lasciato basito, senza parole. Avrei preferito affrontare questo discorso di persona e non alle spalle. Siamo tutti uguali, al di là delle nostre scelte.

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