Samuela Sardo
Samuela Sardo

Samuela Sardo: una donna in piena rinascita

Bella, intelligente, preparata, tutto ciò è Samuela Sardo. Una donna forte, alla continua ricerca della sua essenza, del suo essere, in un periodo di pura riflessione, per tutti noi. Dalla sua Giuliana, ne “I ragazzi del muretto”, all’amatissima Anna Boschi di “Un Posto al Sole”, sino a Giulia Donati della fiction, “Incantesimo”. Tanti ruoli, tante anime portate in scena, e ancora tanto avremo da vedere, in quello che sarà il suo futuro.

Benvenuta su La Gazzetta dello Spettacolo, Samuela Sardo. Come stai?

In questo momento sto bene. Sono serena e concentrata su me stessa. La tua non è affatto una domanda inopportuna, dal momento in cui sento anch’io di dovermela porre spesso. Ho attraversato un periodo complicato, ma per fortuna ne sono uscita. Ho ripreso a pensare a me, potendo così portare il bene anche altrove, specie nello stare con gli altri.

Sei entrata a far parte del mondo dello spettacolo da piccola prendendo parte, nel tempo, alla terza serie de, I Ragazzi del Muretto. Che esperienza è stata?

Ha rappresentato la prima esperienza importante, quella che mi ha garantito maggiore notorietà. Da diciassettenne, è stato bello poter essere riconosciuta per strada, ricevere i saluti e i complimenti altrui. Un’esperienza bella e, allo stesso tempo, sconvolgente. Ai tempi, quando cominciai ad essere parte dei protagonisti della terza serie, erano cambiate tante cose, molti protagonisti storici erano andati via, lasciando il posto ad altri personaggi, o, semplicemente, vi erano stati dei recasting. Per me, che adoravo quella serie sin dal suo inizio, sembrava una cosa impossibile poter essere lì, in quel momento, passando così da spettatrice all’essere invece una di loro. Ricordo che mi accolsero benissimo, chiedendomi addirittura come avrebbero dovuto chiamarmi, se Samu o in altro modo.

Samuela Sardo
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A regalarti, successivamente, enorme successo, il ruolo di Anna Boschi nella Soap Opera di Rai3, Un Posto al Sole. In molti sperano ancora in un tuo ritorno. Che ricordo ne hai e cosa porti ancora oggi con te di quel personaggio?

Ancora oggi mi fermano in strada per parlarmi di Anna Boschi, nonostante abbia affrontato altri ruoli da protagonista. Questo mi piace, mi rende felice, mi fa sentire quanto affetto ancora abbiano le persone per quel personaggio. Molto probabilmente le persone si aspettano un suo ritorno anche perché la mia Anna è ancora in vita, seppure, da tempo, sia in Nuova Zelanda. Differentemente da I ragazzi del muretto, ad Un Posto al Sole ho cominciato a sentire addosso tanta responsabilità, ai tempi. Nessuno, in Italia, aveva mai realizzato una soap opera, prima d’ora, dunque vi era tanta incertezza nell’aria, tanto timore. Per fortuna, ancora oggi la soap è in vita, e questo è un grande premio da parte del pubblico, di ogni singolo spettatore. Ricordo la mia prima scena e, subito dopo, la possibilità di rivedermi. Mi piacqui. Sono dell’idea che, se Un Posto al Sole ha funzionato, è anche per merito mio, non ho paura a dirlo, seppure non sia mai stata sola, in quel frangente. A regalare maggiore successo a questo prodotto, le magnifiche location scelte, la bellissima Napoli, e le storie attuali, scritte bene, proprio come se si vivesse in una bellissima favola. Dal punto di vista personale, ho addirittura deciso di vivere per tre lunghi anni a Napoli, lasciando lì buona parte del mio cuore. Una volta terminata quell’avventura, le sono stata lontana per ben dieci anni. Sentivo forte la sua mancanza, specie quella del mare. Roma, in seguito, mi ha regalato nuovi lavori, nuove esperienze, e alla fine sono rimasta lì.

Nessuno, ai tempi, si aspettava che la tua Anna, insieme al suo amato Alessandro (interpretato da Gianguido Baldi) potessero lasciare del tutto la soap?

Ricordo che la nostra uscita fece molto scalpore, ai tempi. Credo di poter parlare anche a nome di Gianguido nel dire che fu difficile anche per noi dover lasciare quei ruoli. Personalmente, come non sono riuscita a tornare a Napoli, non sono nemmeno riuscita a guardare più la soap opera. Era un po’ come sbirciare dal buco della serratura di una casa che hai abitato e che ora è abitata da altri. Alcune volte ci provo, ma il legame affettivo che ho, attualmente, è legato al periodo in cui vi ero io. Al contempo, sono felicissima che siano andati avanti e che sia ancora oggi un lavoro di successo.

Samuela Sardo si è mai pentita di aver lasciato quel personaggio così amato che, a suo modo, diede il via alle storie d’amore dell’amato Palazzo Palladini di Posillipo?

Credo siano in molti a voler sapere, oggi, come si stia svolgendo il vissuto di Anna ed Alessandro. La favola di una ragazza di umili origini che incontra il principe azzurro, tra varie controversie e rivalità tra fratelli. Credo ci sia un po’ di amaro legato a questo lieto fine a metà. Ai tempi fui io a scegliere di andare via. Capita, dopo alcuni anni, di avere voglia di dedicarsi ad altro, di voler spaziare, benché riconosca che Un Posto al Sole sia stata una grandissima scuola. Lasciare, tra l’altro, fu anche un modo per potermi mettere alla prova, affrontando provini, tentando nuove strade, provando ad affrontare ruoli comici, ma quella strada non ha avuto i risvolti sperati. C’è da dire, al contempo, che se fossi rimasta a Napoli, oggi, non avrei avuto questa figlia, una bambina che adoro. Oggi, diversamente da quella prima scelta, tornerei volentieri ad Un Posto al Sole, se fosse possibile, e con maggiore consapevolezza.

Anna Boschi ha poi lasciato spazio a Giulia Donati, ruolo interpretato in Incantesimo, di cui sei stata protagonista insieme a Walter Nudo. Una storia senza lieto fine, ma comunque molto vissuta, sentita. Parlaci di quel personaggio?

Anche quell’esperienza, dal punto di vista professionale, ha rappresentato una grande soddisfazione. Era abitudine cambiare protagonisti in ogni serie. Io e Walter Nudo, mio partner in quella serie, fummo riconfermati anche per la stagione successiva. Ruolo, quello della Donati, che mi regalò anche la possibilità di vincere la grolla d’oro. Una serie, Incantesimo, simile, per alcuni versi, a quelle che furono le vicende della mia Anna in Un Posto al Sole. Anche in quel caso, un sentimento impossibile, tra una semplice infermiera ed un abile chirurgo. La scrittura, ai tempi, ha aiutato quel ruolo, sebbene in alcuni frangenti mi sia pesato dover impersonare ancora personaggi buoni. Ad ogni modo, ho amato molto Giulia, in un momento in cui avevo necessità di avere, come accadde, una mia indipendenza economica, dopo il mio rientro a Roma.

Nel tuo vissuto non vi è soltanto la televisione. Hai una carriera caratterizzata anche da tanto teatro. Quali spettacoli, oggi, porti nel cuore?

Ho amato molto, “Smetti di piangere Penelope!”, che ha rappresentato il mio primo ruolo da protagonista in teatro ed anche la prima tournée teatrale importante, inscenata in luoghi significativi. Mai, prima di quel momento, avrei pensato di poter reggere il palcoscenico, forse per la troppa tensione, la troppa paura. Ricordo il momento in cui dovevo andare in scena. Ero spaventata, in camerino, e mi chiedevo se ce l’avrei fatta. Si è trattato di un ruolo comico, di un lavoro che ha poi riscosso enorme successo, portandomi a far ridere il pubblico. Una bellissima sensazione. L’ultimo spettacolo, invece, “Belle ripiene”, è stato bruscamente bloccato dalla pandemia. Di nuovo una commedia, un risultato buono, che mi ha portato a pensare di potermi dedicare alla commedia in un ambito strettamente legato al palcoscenico. Dei ruoli simpatici, per noi tutte, caratterizzati da un dialetto differente per ognuno. Questo personaggio, però, mi ha portata a rendermi conto che, benché romana, avevo bisogno di tornare a riprendere quello che è il mio reale accento. Ad ogni modo, dal mio rappresentare una grande paura, il teatro oggi per me è vitale.

Sei mamma di una splendida bambina. Cosa cerchi di trasmettere mamma Samuela Sardo, in un mondo ormai sempre più orientato verso l’errore?

Mi piace parlare con lei, confrontarci, portandola a comprendere tutto ciò che accade nel mondo. Ha nove anni e vedo in lei la voglia di guardare il mondo a colori, senza paura alcuna, notando il buono, tutto il bello che c’è. Provo a trasmetterle valori sani, insiti nella bellezza delle cose, tenendo così vivo l’amore per l’arte, in genere. Ritengo sia una fortuna l’avere due genitori che le hanno, da sempre, dato modo di respirare questo, visto che anche il suo papà è in tale ambito. Mi auguro che mia figlia possa sempre mantenere insieme quello che è, come è giusto che sia per la sua età, il gioco e, al contempo, questo forte amore che proviamo a trasmetterle.

Il lockdown vissuto ti ha regalato maggiori consapevolezze?

In quel periodo ero in scena con lo spettacolo di cui vi parlavo, “Belle ripiene”. Ho preso mia figlia con me, e siamo andate in una casa lontano dalla città, inizialmente per un semplice week end. Al momento della chiusura, della pandemia, ci siamo ritrovare sole, ma unite. Quello che per tutti è stato un periodo difficilissimo, atroce, per noi due ha rappresentato un modo per poter stare insieme, nella nostra casa delle vacanze. Questo ha fatto si che lei non si rendesse conto di ciò che stava accadendo e, al contempo, ha reso il nostro rapporto ancora più forte, simbiotico.

Chi è Samuela Sardo nella vita di tutti i giorni?

Ho passato degli anni a chiedermelo. Lavoro da quando ero piccolissima, senza fermarmi, senza chiedermi mai chi fossi davvero. Alcuni anni fa, ho affrontato un corso di psicoterapia che mi ha portata a conoscermi. Fondamentalmente, questo continuo lavorare, che ho sempre amato, ha fatto in modo da confondermi, da non farmi capire chi fossi realmente, portandomi a scoprire altri ruoli, ma non il mio stesso essere. Oggi, posso dire di sapere chi sono, almeno in parte, mettendo a fuoco molti aspetti di me. Tra qualche tempo ne saprò di più.

Cosa ti auguri di poter realizzare in futuro?

Ti direi che mi piacerebbe riprendere a lavorare come prima, ma sbaglierei. Preferirei, ora come ora, riprendere con un bagaglio dietro differente, più importante. Ho pensato a come interpreterei i personaggi che ho portato in scena anni addietro. Sono una donna diversa, con un approccio recitativo e personale diverso. Dunque, vorrei presentarvi una nuova Samuela, ne sarei davvero felice.

Su Alessia Giallonardo

Nasco a Benevento, nel 1986. testarda a più non posso, perché Toro. Amo la fotografia sin da quando ero piccola e devo questa passione a mio padre. Stesso discorso per la scrittura, per ogni singola sfumatura di un racconto, di un vissuto, di uno storico incontro.

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