Massimiliano Morra
Massimiliano Morra

Massimiliano Morra: felice del mestiere che vivo

Una piacevolissima chiacchierata con Massimiliano Morra, tra nuovi lavori e ‘avventure’ legate al passato. Un attore più che consapevole dell’amore che nutre per questo lavoro e che ben presto potremo ritrovare in ruoli sempre differenti.

Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo, Massimiliano Morra. Come procede il tuo vissuto?

Molto bene! Grazie per questa intervista. Il lavoro va a gonfie vele, dopo anni di enorme difficoltà a causa della pandemia. Viviamo in una società estremamente frenetica dal punto di vista lavorativo e per noi attori ha rappresentato una crepa enorme.

Un inizio, a suo tempo, legato al titolo de “Il più bello d’Italia”, con conseguente attenzione da parte dei media. Quanto sei cambiato da allora e che ricordo hai di quella esperienza?

Si, ho vinto il concorso “Il più bello d’Italia” nel 2010, quando i concorsi di bellezza avevano un ‘fascino’ ancora determinante per l’ingresso nel mondo dello spettacolo. Oggi, con l’avvento dei social network, è andata un po’ calando questa attenzione ma, certamente rappresentano tutt’ora un bigliettino da visita, perché il lato esteriore in questo mondo è di fondamentale importanza. Viviamo nell’epoca dell’estetica, del consenso legato ai like. All’epoca ero un ragazzo che aveva già le idee molto chiare sul sogno che voleva realizzare, diventare attore. Con lo studio e la tenacia, ed un pizzico di fortuna, sono riuscito a raggiungere il mio obiettivo. Il mio motto, da sempre, è “insisti e persisti, raggiungi e conquisti”.

Lo spettacolo è ormai parte del tuo vissuto, così come i personaggi interpretati nel corso degli anni. A quale di essi sei maggiormente legato?

Ogni personaggio interpretato mi ha dato qualcosa e viceversa. Il bello del nostro mestiere è proprio questo: fondere due personalità in una sola. Ho spaziato dal mafioso al camorrista, dal prete al poliziotto, per poi passare dal giovane studente di medicina, all’imprenditore e non solo. Ho cercato di caratterizzarli il più possibile e di divertirmi. Penso che per un attore ogni personaggio rappresenti un ‘figlio’ e, di conseguenza, non esiste un ‘prediletto’.

Qualche anno fa hai preso parte al Grande Fratello, una vetrina televisiva non poco importante. Che ricordo hai di tale esperienza?

Erano gli anni del Covid-19, il mio lavoro era totalmente fermo, e mi fu proposto di prendere parte al Grande Fratello, con un ottimo cachet. Ad oggi non lo rifarei perché è stata un’esperienza noiosa, poco interessante. I litigi, le polemiche sterili e gli inciuci da salotto non fanno per me. Mi sono divertito, invece, a prendere parte a “Ballando con le stelle”, nel 2018. Ho amato il ballo e mi ha arricchito tantissimo anche nel mio mestiere da attore. Un talent intenso, seppur faticoso, ma pieno di soddisfazioni, che mi portò ad arrivare alle semifinali. 

Chi è Gabriele nel quotidiano, al di là del suo essere attore e, precedentemente, modello?

Amo tenere privato il mio normale vissuto, senza dover per forza frequentare ambienti mondani. Mi alleno in palestra e di sera guardo un bel film o una serie.

Guardando al passato, se ti fosse possibile, quali errori non ripeteresti?

Non bisogna rinnegare gli errori del passato. Tutti sbagliamo, prendiamo abbagli da persone o situazioni. Anche questi incidenti di percorso, a loro modo, determinano la persona che poi si diventa. Quindi va bene cosi. Sono contento e, se potessi tornare indietro, farei esattamente le stesse cose.

Dove potremo vederti prossimamente, Massimiliano Morra?

Ho vari progetti in cantiere per questo 2024. Uno riguarda un personaggio politico che ha influenzato l’Italia in passato, Sandro Pertini. Un lavoro in fase di pre-produzione intitolato “Avanti, avanti!”, per la regia di Marco Bracco. Nel frattempo ho terminato “Ginevra”, per la regia di Gino Brotto. Parla di violenza sulle donne, qualcosa di sempre attuale, purtroppo. Interpreto un padre/padrone, Vito, che in un piccolo paesino della Puglia, degli anni ’70/’80, vive ancora una forte forma di “patriarcato”.

Vi è poi “La danza delle candele”, di Annamaria Gentile, un lavoro cinematografico che intreccia la maestosità della letteratura con la potenza delle immagini, per creare un’esperienza epica e onirica senza precedenti. Da poco ho anche concluso le riprese di “Le faremo sapere”, per la regia di Daniele Catini. L’eterno dubbio amletico che caratterizza Diego, il mio personaggio ad un bivio tra il continuare a credere nel mestiere di attore, oppure la certezza di un sostentamento economico tramite il famigerato posto fisso.

Su Alessia Giallonardo

Nasco a Benevento, nel 1986. testarda a più non posso, perché Toro. Amo la fotografia sin da quando ero piccola e devo questa passione a mio padre. Stesso discorso per la scrittura, per ogni singola sfumatura di un racconto, di un vissuto, di uno storico incontro.

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