Kotekino Riff. Foto di Roberto Pavani
Kotekino Riff. Foto di Roberto Pavani

Kotekino Riff al Teatro Civico 14

Andrea Cosentino torna al Teatro Civico 14, con la sua ultima performance: Kotekino Riff. Elaborato sulla struttura del precedente “Esercizi di rianimazione”, lo spettacolo costituisce una sorta di contenitore di camei e stereotipi sul teatro contemporaneo, avvalendosi della partecipazione musicale in scena di Michele Giunta.

Kotekino Riff. Foto di Roberto Pavani
Kotekino Riff. Foto di Roberto Pavani

Provocatorio e a tratti demenziale, Cosentino da vita a personaggi dichiaratamente “finti” che si auto annullano ancor prima di cominciare a “vivere di vita propria”, in un gioco nichilista e leggero che strappa risate e applausi durante tutto lo spettacolo e che sul finale regala un momento intenso (questa volta serio).

Sempre più penso al mio sviluppo artistico non come ad una serie di spettacoli più o meno riusciti, ma come alla costruzione della mia identità, attoriale e autoriale assieme. Un po’ comico dell’arte, che si porta dietro le sue maschere e i suoi lazzi migliori, un po’ jazzista che lavora a trovare il suo suono e il suo stile. Riconoscibile e inimitabile.

Note di Andrea Cosentino

Kotekino Riff vuole essere il mio gioco a togliere di mezzo l’opera. Quel che resta è da un lato l’attore, come macchina ludica di significazione, dall’altro il teatro come esercitazione allo stare comunitario. Che vuol dire mille cose diverse: dinamiche di potere, di rappresentazione, di rappresentanza, di racconto, di seduzione. Che racchiude questioni importanti e sempre attuali, come la coralità, il prendere la parola, il potere, la fiducia e l’inaffidabilità, l’autorevolezza, l’autorialità e l’autoritarismo.

Si tratta di un coito caotico di sketch interrotti, una roulette russa di gag sull’idiozia, un fluire sincopato di danze scomposte, monologhi surreali e musica. E’ una esercitazione comica sulla praticabilità della scena, sulla fattibilità dei gesti, sull’abitabilità dei corpi, sulla dicibilità delle storie. Creare aspettative e negarle, fino a mettere in crisi il ruolo di attore e spettatore. Una clownerie gioiosa e nichilista senza altro senso che lo stare al gioco. Il migliore spettacolo teatrale non è che il programma di una festa.

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