Luisa Amatucci. Foto di Giuseppe D'Anna
Luisa Amatucci. Foto di Giuseppe D'Anna

Luisa Amatucci: innamorata della mia Napoli

Luisa Amatucci, amatissima interprete di Silvia Graziani in Un Posto al Sole, ci parla della prossima esperienza teatrale, “Frammenti”, senza dimenticare un accenno al suo vissuto, all’amica di sempre, Carmen Scivittaro, venuta a mancare recentemente.

Una donna equilibrata, Luisa Amatucci, legata alla sua famiglia, al suo mestiere, felice di risiedere e di lavorare nella splendida Napoli, che tanto ama.

Benvenuta su La Gazzetta dello Spettacolo, Luisa Amatucci. Il 18 e il 19 marzo potremo applaudirti ne “Frammenti”, un nuovo spettacolo teatrale in scena al Teatro Oberon di Napoli. Ti andrebbe di anticiparci qualcosa, nei limiti del possibile?

Si tratta di uno spazio piccolo, nella nostra bella Napoli, in cui io e Marina Tagliaferri, insieme al collega Gianluca Pugliese, abbiamo deciso di mettere insieme tre monologhi. Si tratta di un monologo brillante per Marina, a cura di Andrea Lolli, e di un altro monologo per me, poco meno brillante, realizzato da Daniela Poggi. Pugliese, invece, porterà in scena un testo di Davide Morganti. Era da tanto che non ci dedicavamo al teatro. Abbiamo voluto rimetterci all’opera, dando così una rinfrescata alle nostre menti (sorride).

Un ritorno al teatro, alle tue origini e, al contempo, un riavvicinamento al pubblico in sala. Quali sensazioni sono, per l’appunto, legate alle tavole del palcoscenico, alla possibilità di poter portare in scena qualcosa di nuovo?

Sarò sincera, mancavo da tanto dal mio amato teatro. Questo spettacolo rappresenta, per l’appunto, una rinascita, dei piccoli passi da compiere per riprendere questa mia grande forma d’amore. L’età c’è, l’ansia anche, ma ho voluto comunque rimettermi in gioco.

D’altronde, la tua è una famiglia caratterizzata da artisti: la bravissima Isa Danieli è tua zia e tuo fratello, Stefano Amatucci, è tra i registi di Un Posto al Sole e non solo. Dunque, doveva andare proprio così?

Direi di sì. Dobbiamo ancora debuttare, però (ride). Questo spettacolo rappresenta una rinascita, un ritorno.

Il lockdown recentemente vissuto ha messo un freno alle nostre vite, relegandoci in casa, impedendoci di poter vivere una vita normale. Quali consapevolezze ha apportato al tuo vissuto?

Ho trascorso abbastanza bene il periodo legato al Covid-19. Un Posto al Sole ci tiene impegnati per molte ore al giorno, tra cambi di scene repentine, stravolgimenti di orario e non solo. Il lockdown, nonostante la tristezza nel sapere di così tante morti e situazioni difficili per tante famiglie, mi ha regalato la possibilità di potermi dedicare alla mia di famiglia. Ci siamo vissuti in maniera totale, in un’intimità mai affrontata prima d’ora. Sono stata felicissima, da questo punto di vista. Ho preferito, nonostante le difficoltà attraversate dai molti, affrontare quel periodo con positività, per abbattere ogni eventuale angoscia.

Da anni, in Un Posto al Sole, vesti i panni dell’amatissima Silvia Graziani, proprietaria del Caffè Vulcano e residente in uno dei palazzi più amati della nostra televisione italiana, Palazzo Palladini. Cosa ti regala, ancora oggi, la tua Silvia e quanto c’è di te in lei?

C’è tanto di me in Silvia e viceversa. Dopo così tanti anni non potrebbe essere altrimenti. Mi regala ancora tanto, specie nei frangenti in cui vi sono storie importanti da realizzare. Per adesso non posso lamentare nulla a riguardo. Impegno me stessa al cento per cento in questo ruolo. Il rischio, nell’andare avanti con gli anni, è di certo legato al potersi stancare, al prendere sottogamba il proprio ruolo, e invece no. Personalmente continuo ad emozionarmi ancora e spero sia lo stesso per i telespettatori da casa.

Luisa Amatucci sul set di Un posto al sole. Foto di Giuseppe D'Anna
Luisa Amatucci sul set di Un posto al sole. Foto di Giuseppe D’Anna

Luisa Amatucci quanta gioia c’è nel poter lavorare, tutti i giorni, nella tua Napoli, un bellissimo set a cielo aperto?

Sono felicissima di lavorare nella mia città! Impazzisco tutte le volte in cui, nel ritrovarmi alla villa, mi soffermo a guardare il panorama. Un qualcosa di pazzesco, uno scenario incredibile. Viviamo in un paradiso, perché Napoli è così, un vero paradiso, di una bellezza pazzesca. Siamo più che fortunati a lavorare in tale città. Non ne amo l’inciviltà, certo, ma non è una questione da affibiare soltanto a Napoli, oggi giorno.

Questa settimana assisteremo alle puntate realizzate in onore di Carmen Scivittaro, recentemente scomparsa. Carmen ha vestito, per anni, i panni di Teresa Diacono, mamma della tua Silvia. Che ricordo porterai con te di lei e, nei limiti del possibile, c’è un aneddoto che ti andrebbe di raccontarci?

Ho un ricordo bellissimo di lei. Era una donna coltissima, piena di talento, con cui poter parlare di qualsiasi cosa. Era dotata di una sensibilità pazzesca ed era una vera amica. Era come di famiglia e, proprio per questo, abbiamo condiviso ogni momento, ogni spaccato di vita reale, bello o brutto che fosse. Quando ne ho avuto notizia, sono stata malissimo. Era una sorella per me, non solo un’amica, e sono dell’idea di aver perso tanto, sia a livello umano che professionale. Di lei, inoltre, ho amato i suoi mille interessi, il tifo sfrenato per le corse, la Formula 1, il calcio e non solo. Nessuno lo avrebbe mai detto, visto il suo essere artista, ma lei era anche questo. Aveva una grande testa. Mi divertiva tanto e ricordo le sue discussioni con i tifosi napoletani. Era davvero unica!

Nella vita sei mamma di due splendidi ragazzi. Che mamma sei e quali valori hai sempre cercato di trasmettere ai tuoi figli?

Dovrebbero rispondere i miei figli a questa domanda. Fondamentalmente ritengo di essere cresciuta insieme a loro. Essere mamma, oggi, è davvero difficile. Di certo, non credo di essere una mamma perfetta. Ritengo di essere anche facile allo sbaglio ma comunque voglio portare loro l’essere me stessa, senza maschera alcuna. Cerco di trasmettergli questo, l’essere veri, il dire ciò che pensano, senza dimenticare l’amore per la famiglia. Spero, inoltre, di aver trasmesso loro tutto l’amore possibile, insieme al mio compagno.

Luisa, sei riuscita a realizzare tutto ciò che ti eri prefissata in ambito lavorativo?

Sono una persona tranquilla e ritengo di essere molto fortunata. Ho avuto la possibilità, sin da ragazza, di poter lavorare con dei punti di riferimento molto importanti. Cosa non da tutti, specie oggi. La fortuna si è poi ripetuta con l’esperienza di Un Posto al Sole. Non tutti i miei colleghi hanno la possibilità di vivere di questo lavoro tutti i giorni. Non chiedo altro, al momento. Questa esperienza teatrale, difatti, è un qualcosa di piccolo, e mi va bene così. Non chiedo altro, ma se qualcosa dovesse arrivare ne sarei comunque felice. Sono appagata e serena.

La tua positività è preponderante in questa nostra intervista Luisa Amatucci...

Si, sono una persona molto positiva. Se mi guardo intorno noto tanta fortuna, tante belle cose realizzate. Viviamo in un mondo non bello, sotto molti punti di vista, quindi ciò che già ho per me è tanto e mi basta.

Su Alessia Giallonardo

Nasco a Benevento, nel 1986. testarda a più non posso, perché Toro. Amo la fotografia sin da quando ero piccola e devo questa passione a mio padre. Stesso discorso per la scrittura, per ogni singola sfumatura di un racconto, di un vissuto, di uno storico incontro.

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