Nuova prova discografica per il talentuoso John Holden che pubblica il suo nuovo cd Rise and Fall.
Dopo il successo di pubblico e di critica dell’album di debutto “Capture Light” realizzato nel 2018, il multistrumentista, compositore e produttore del Cheshire, UK, torna sul mercato con “Rise and Fall”. L’album sintetizza la passione genuina del talentuoso Holden per la musica rock e progressive rock, che si esprime al meglio in questa sua recente creazione. Per il cd, in uscita il prossimo 29 febbraio, John Holden si è valso della collaborazione di un “esercito” di colleghi famosi che hanno generosamente prestato la loro opera e che hanno contribuito a rende il cd ancora più interessante e convincente…
John Holden e “Rise and Fall”. Da dove hai preso l’ispirazione per questo titolo?
Il pezzo “Rise and Fall” riguarda le dipendenze. Quando sono fuori controllo ci consumano. Quando ho completato il resto dell’album mi sono reso conto che la frase “rise and fall” poteva essere applicata in modo generale a molte delle canzoni che avevo scritto. “Leap of Faith”, ad esempio, parla di qualcuno che si innalza e poi cade, Here”tic”- si riferisce all’ascesa e poi alla caduta del potere e a come è riportata sempre nella storia, “Ancestors and Satellites” riguarda l’ascesa dell’umanità e al nostro potenziale di poter crescere o fallire. Nel cd ci sono anche temi che hanno a che vedere con la vita di tutti i giorni, i vari su e giù attraverso i quali passiamo tutti. Così anche se questo non è un concept album, c’è chiaramente un filo che lega tutti i pezzi.
Quali sono le tue aspettative per questo tuo nuovo lavoro?
Il
mio album di debutto “Capture Light”, è stato molto ben accolto.
Il mio obbiettivo stavolta è stato quello di mettere insieme tutto
quello che ho imparato da “Capture Light”. Mi sono posto degli
standards molto alti per la musica, i testi e la produzione. Il
massimo che potessi fare. Devo dire di essere molto contento di come
il disco è venuto fuori. Adesso vorrei raggiungere un’audience
sempre più vasta e fare in modo che più persone possano ascoltare
quello che faccio.
Quanto tempo ti ci è voluto per mettere insieme tutti i pezzi?
Ho cominciato a scrivere la musica nell’estate del 2018. Avevo già un sacco di idee per le varie canzoni e ho preparato i demos in quattro e quattr’otto. Poi li ho spediti ai musicisti che ho pensato avrebbero fatto maggiormente il caso mio per ogni brano e che avrebbero potuto registrare le varie parti nel modo giusto. In seguito ho rifinito i pezzi e il missaggio. Il missaggio finale è stato completato circa 14 mesi dopo.
In “Capture Light” ci sono un sacco di guests famose. Chi ha lavorato con te in “Rise and Fall” e c’è qualcuno con il quale ancora vorresti collaborare per i tuoi prossimi dischi?
Ho avuto la possibilità di mettere insieme un numero davvero incredibile di musicisti: Peter Jones, Sally Minnear, Lauren Nolan, Jean Pageau and That Joe Payne alle vocals, Nick D’Virgilio alla batteria, Jon Camp, Simon Fitzpatrick, Billy Sherwood al basso,
Vikram Shankar, Oliver Wakeman alle keyboards, Zaid Crowe, Oliver Day, Michel St-Pere alle chitarre. Alcuni di loro sono molto famosi altri sono agli inizi. E’ come una buona squadra di calcio nella quale c’è bisogno di calciatori esperti e di giovani intraprendenti. L’anello di congiunzione tra tutti loro è che hanno molto talento e per il futuro…Vorrei lavorare con Steve Hackett.
Tu hai già collaborato con Billy Sherwood degli YES. Come lo hai conosciuto e ti piace lavorare con lui?
Nella primavera del 2016 su Facebook ho notato un post di Billy Sherwood che diceva che gli sarebbe piaciuto aiutare degli artisti valevoli a realizzare i loro sogni, così gli ho mandato un messaggio e abbiamo cominciato a chiacchierare. Inizialmente gli chiesi se avesse potuto produrre il mio disco dal momento che volevo vedere cosa ne sarebbe venuto fuori dal mio materiale una volta che fosse stato missato professionalmente. Dopo aver ascoltato il demo che gli avevo inviato, lui disse che la canzone gli piaceva e che gli avrebbe fatto piacere lavorarci sopra. Io sono rimasto sorpreso del suo entusiasmo e felice allo stesso tempo. Gli dissi inoltre che se ci fossero stati degli elementi che secondo lui avrebbero dovuto essere migliorati, sarei stato contento di saperlo. Qualche giorno dopo ho ricevuto un’email con un primo mix che suonava meravigliosamente con l’aggiunta di un magnifico guitar solo che era esattamente ciò di cui il brano aveva bisogno. Ci incontrammo mentre gli YES erano in tour in UK e ci mettemmo d’accordo sul fatto che avremmo dovuto lavorare insieme su alcuni brani. Con Billy al mio fianco mi sono sentito più sicuro e fiducioso e così mi sono messo a cercare altri musicisti che sarebbero stati appropriati per i vari pezzi. Una cosa è certa: la presenza di Billy ha dato maggior credibilità alla mia musica quando l’ho proposta ad aòtri colleghi. Ovviamente ogni musicista di fama che riuscivo a coinvolgere nel mio progetto mi aiutava a reclutare anche il successivo con maggiore facilità. Un effetto palla di neve, insomma! Per questo sarò sempre grato a Billy Sherwood per avermi aperto un sacco di porte.
Quando hai deciso di voler diventare un musicista professionista?
Solo dopo aver inciso il mio primo disco. Ho ancora una carriera fuori dalla musica ma cerco di dividermi equamente tra le due cose. A meno che tu non venda un sacco di dischi e non stia in tour per mesi e mesi, credo sia impossibile per un artista prog dedicarsi alla musica a tempo pieno e riuscire a sopravvivere decentemente.
Tu sei un musicista prog rock. Quali erano i tuoi eroi del prog quando eri un ragazzino?
Erano le grandi band degli anni ’70: Yes, Genesis, ELP etc. Fortunatamente molti dei musicisti di quel periodo sono ancora in attività e suonano alla grande. Adesso mi piace ascoltare anche i protagonisti della nuova scena prog, gente come Big Big Train, Tiger Moth Tales and Lux Terminus. Comunque devo dirti che è una sensazione strana quando sei ad un concerto come spettatore e fan, guardi lo stage e ti rendi conto che stai lavorando ai tuoi dischi con alcune di quelle persone che sono li sopra!
Da dove hai preso l’ispirazione principale per i pezzi di “Rise and Fall”?
Quando
ho cominciato a scrivere, il materiale era principalmente strumentale
perchè non so cantare. Appena ho cominciato a lavorare con dei
cantanti mi si sono aperte un sacco di possibilità.
La mia
ispirazione per le canzoni viene da ogni dove…Metto insieme le idee
che poi piano piano vengono elaborate. Credo che come compositore tu
sia costantemente aperto a storie interessanti che abbiano un tema
storico, dei nostri giorni o anche semplicemente che sia riguardo un
punto di vista, un’opinione. La maggior parte dei pezzi di “Rise
and Fall” sono partiti da idee molto buone sulle quali ho lavorato
e gli ho dato una vita in musica. Penso che sia anche importante
l’aspetto emotivo delle varie canzoni perchè aggiunge molto alla
musica.
Come descriveresti la tua musica a qualcuno che non l’ha mai sentita?
Faccio sempre difficoltà a descrivere la mia musica. La ragione principale per la quale amo la prog music è che non ha confini. Su questo album c’è una track con un duetto vocale, piano, un coro e l’orchestra seguita da una full on rock song. Adoro questi contrasti. Posso comporre in qualsiasi stile sia più adatto per ogni canzone o anche per la sezione di un pezzo. Questo mi permette di “dipingere” con una palette di colori molto ampia. Direi che il DNA musicale è melodic rock con un po’ di jazz, elementi pop e classici messi dentro nelle giuste quantità. Alla fine penso che la mia musica mi rispecchi in pieno!
Qual è il tuo pezzo preferito di “Rise and Fall” e perchè?
Questa è una domanda difficile.
Qual è il tuo figlio preferito?
A dire il vero la mia preferita cambia ogni giorno. In questo momento mi piace molto riascoltare la track finale
“Ancestors
and Satellites”. Volevo che la prima parte della canzone
raccontasse la sua storia e la seconda riportasse in luce le
referenze musicali del pezzo di apertura. Mi ci è voluto un po’ per
decidere quale tema usare ma sono stato molto contento
dell’arrangiamento finale. Suona molto naturale e contiene certi
momenti di magia dove gli strumenti si mescolano in modo molto
soddisfacente.