E’ Aaron Insenga, figlio di Mario leader storico della band “Blue Stuff”, l’attore provetto che ha letto alcuni scritti inediti vergati a mano nelle sue memorie da Mario Garbuglia, il più importante scenografo italiano del dopoguerra.
I brani sono stati letti da Aaron in occasione delle serate in omaggio a Luchino Visconti (II edizione, isola d’Ischia 12-14 settembre) e sono dei “frammenti di memoria da un’autobiografia ritrovata”… peraltro ancora inedita e che sono stati messi gentilmente a disposizione da Daniela Garbuglia, figlia di Mario, selezionati anche con la collaborazione di Marco Pistoia, ordinario di Storia del Cinema e biografo di Luchino Visconti.
Le dichiarazioni
“Ho scelto, per rimanere in tema con l’Omaggio a Visconti, quelli che narrano alcuni momenti salienti del loro sodalizio” ha dichiarato Daniela Garbuglia. Nella prima lettura Aaron-Mario ci ha raccontato degli anni di studio al Centro Sperimenta di Cinematografia e del primo incontro con il grande maestro avvenuto nel 1948. Nella seconda lettura Aaron-Mario ci ha raccontato invece del primo film girato insieme nel 1956, Le notti bianche e del momento alla fine della realizzazione di una scenografia non prevista e particolarmente difficile in cui Luchino chiamò Mario e gli disse “faremo grandi cose insieme…”e così fu fino alla morte nel 1976. Nell’ultimo brano letto Aaron-Mario ci descrive l’emozione provata nel vedere per la prima volta la Colombaia dal mare… erano i giorni in cui insieme realizzarono il Gattopardo nel. 1962. Da allora molte e molte riunioni di lavoro e giorni di lieta vacanza si susseguirono nella dimora tanto amata a Ischia.
“L’Innocente” (dagli appunti di Mario Garbuglia)
Per l’Innocente andammo a Lucca, alloggiavamo all’Hotel Presidentessa. Lui aveva ripreso piano piano fiducia, dopo la dolorosa caduta ed era come sempre attento a tutto, a ogni minimo dettaglio.
La sera cenavamo insieme nel suo appartamento ed io gli raccontavo delle mie ricerche sulle bancarelle degli antiquari a Lucca; spessissimo gli portavo un Lalique e si era formata una piccola collezione nel soggiorno e Luchino si divertiva molto al resoconto delle mie avventure alla scoperta dei Lalique, ma non solo… Gli raccontavo dei lavori nella casa-villa della madre di Tullio Hermil, una villa abbandonata dal tempo della guerra mondiale, completamente da reinventare, così come l’altra villa, sempre a Lucca, la “casa degli sposi” chiusa e disabitata da tempo.
Gli parlavo dei più difficili lavori a “Villa Mirafiori” a Roma sulla Nomentana, che dopo aver conosciuto il lusso dei Savoia era stata per molto tempo sede di una comunità di suore, che su tutto avevamo passato una mano di bianco a calce finché non era diventata proprietà all’Università di Roma, e da questa ci era stata concessa, perché diventasse la ricca casa borghese di Tullio Hermil prima di essere adibita all’insegnamento della facoltà di lettere. La domenica si andava a pranzo in qualche ristorante dei dintorni con molto divertimento e appetito…
Visconti aveva ripreso a fumare, da qualche tempo, sempre di più. Sapevo che i medici gli avevano proibito di fumare e quel giorno a pranzo accese l’ennesima…” Scusa quante sigarette fumi? dissi. Rispose guardandomi negli occhi con sussurrata dolcezza “ tremila”. A Roma, il 17 marzo 1976, mentre l’Innocente era in fase di doppiaggio, Luchino Visconti muore. Come epigrafe sulla sua tomba, a sintesi di una vita e delle sue predilezioni, avrebbe voluto: “Adorava Cechov, Shakespeare e Verdi”. …le sue ceneri riposano tra gli alberi e le rocce nel giardino della “Colombaia”, la villa sospesa tra il mare e il cielo accanto all’ amata sorella Uberta.