Piera Russo
Piera Russo

Piera Russo: Franca Rame ha visto in me una luce

Piera Russo ancora in scena con il suo spettacolo dal titolo “Respiro Piano”. A volere tutto ciò, il regista Stefano Amatucci e Piera, oggi, è pronta a parlarci di questa futura esperienza, di come vive la sua professione, di Franca Rame.

Benvenuta su La Gazzetta dello Spettacolo, Piera Russo. Parliamo subito dello spettacolo teatrale “Respiro piano”. Cosa puoi dirci a riguardo?

La storia è ambientata in Campania, negli anni cinquanta. Matilde, la protagonista, è alle prese con degli operai intenti a liberare la casa della famiglia d’origine. Ogni oggetto le rievoca un ricordo lontano, una forte emozione: il vecchio giradischi del nonno, i fragili giocattoli regalati dallo zio, la finestra serrata dalla madre. Attraverso l’utilizzo creativo del corpo e della voce interpreto i vari personaggi della storia familiare della mia Matilde, personaggi che prendono vita nei luoghi e nelle vicende conservati nella sua memoria. Ogni ricordo legato agli oggetti rappresenta però anche il tassello di un puzzle che la condurrà ad un enorme armadio. Sceglierà, poi, di aprirne le ante per scoprire il segreto che le era stato celato e che le darà la possibilità di riappropriarsi di sé stessa e della sua capacità di stare al mondo. Perché tutti siamo legati al passato ma il passato non deve tenerci legati a sé.

Quali sensazioni sono legate alle tavole del palcoscenico, alla possibilità di avere un pubblico dinanzi a te pronto anche a giudicare, se vogliamo?

Non c’è sensazione più bella perché per me il palcoscenico è casa, è un luogo antico e familiare e il motivo non lo so bene neanche io. Non mi preoccupa il giudizio perché lo spettacolo non lo fa solo l’attore, ma l’insieme con il pubblico. Non è un esame ma un viaggio che intraprendo con le persone che sono di volta in volta in sala. Ho modo di sentire a pelle se sono riuscita a portarle nel mondo a cui io do il là ma che poi creiamo insieme. È difficile da spiegare, è più semplice viverlo. Nel teatro si crea una dimensione non razionale, di comunione emotiva quando c’è generosità e apertura sia da parte dell’attore che del pubblico. Finché so di aver donato me stessa e di essermi messa a servizio del personaggio e della storia senza risparmiarmi, la paura del giudizio non esiste, a prescindere dal fatto che possa piacere o meno lo spettacolo. Non cerco l’approvazione ma la catarsi.

Piera Russo, come ha avuto inizio questo tuo percorso attoriale?

Mi sono diplomata alla scuola di Roma “Teatro azione” e parallelamente mi sono anche laureata in psicologia. Ho frequentato corsi di formazione con vari artisti, tra i quali: Dario Fo, Franca Rame e Giorgio Albertazzi. A Napoli è poi iniziata la mia carriera professionale e come scritturata ho preso parte sia a spettacoli comici che drammatici lavorando con Lello Arena, Ruggero Cappuccio, Alessandro Siani, Rimas Tuminas. Contemporaneamente, ho iniziato a prendere parte anche a lavori cinematografici e televisivi, l’ultimo dei quali la miniserie per la Rai “Mameli, il ragazzo che sognò l’Italia”. Spesso mi è capitato di essere scritturata da registi e produttori dopo essere stata vista in altri spettacoli, altre volte superando dei provini. Nel 2018 mi sono messa in gioco anche nella scrittura scrivendo come co-autrice, “Respiro piano”, il mio cavallo di battaglia. Il mio secondo spettacolo “Piacere mio”, di cui sono autrice, interprete e regista, ha invece debuttato l’anno scorso al Campania Teatro Festival.

Quali artisti, a loro modo, hanno contribuito a formare questo tuo viaggio artistico?

Sono vari e di sicuro ci sono coloro con i quali ho lavorato. Mi fa piacere però citare una persona in particolare, Franca Rame. Durante il corso teatrale che feci con lei, uno dei primi laboratori a cui prendevo parte, mi chiese di recitare il suo monologo “Il risveglio”. Volle che lo interpretassi tutto, durava circa venti minuti, davanti ad un pubblico folto di allievi, mentre lei mi dirigeva in platea. Tra il pubblico c’era anche Dario Fo. Ero agitata perché non avevo mai recitato davanti a tanta gente e, inoltre, avevo di fronte a me coloro che avevano scritto e interpretato quel testo, Dario Fo e Franca Rame. Al termine della lezione Franca mi prese in disparte e mi disse che un giorno sarei diventata una grande attrice e che sperava che in futuro avrei ricordato le sue parole. Quelle parole non le ho mai dimenticate e ogni volta che ho dei momenti di sconforto professionale torno a quel ricordo e prendo forza dalla consapevolezza che una grande donna e attrice come lei ha visto una luce in me.

Quali ruoli non hai ancora toccato?

Sono tanti i ruoli che non ho ancora avuto modo di toccare e che mi piacerebbe interpretare. Forse, al momento, mi piacerebbe interpretare un personaggio autorevole e anche un po’ ambiguo. Una donna che non teme di risultare antipatica. Spesso sono scelta per personaggi dolci, fanciulleschi oppure materni. Probabilmente ciò è dovuto ai tratti del mio volto. Mi piacerebbe esplorare l’altra faccia della medaglia.

Cosa prevede il tuo futuro artistico, Piera Russo?

Attualmente sono sul set di “Mina Settembre” e in teatro in tournée con uno spettacolo dal titolo “La vita è anche un’altra cosa”, per la regia di Nadia Baldi. A maggio sarò in scena con “Racconti per ricominciare”.

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