Walter Ricci. Foto di Gabriele Rosciglione
Walter Ricci. Foto di Gabriele Rosciglione

Walter Ricci tra musica ed emozioni

Il talento lo avverti appena lo ascolti, le emozioni, sono quelle che provi quando il mix voce musica ti comincia ad avvolgere e ne vieni rapito. Chi è lui? E’ Walter Ricci, classe 1989, napoletano del mondo.

E sì perché il suo successo lo ha costruito, partendo da Napoli, ma facendosi apprezzare in ogni parte del globo, con sold out continui nei suoi concerti. Il suo stile musicale è inconfondibile, amante folle della musica jazz, ha la capacità di spaziare, grazie al suo talento, in ogni genere, grazie a una ecletticità come pochi. Vive un momento di trasformazione, ed è reduce da due concerti cittadini, e in attesa di ripartire alla conquista del mondo, lo abbiamo intercettato alla fine di una serata, dove ancora una volta ha fatto capire che vuol dire fare buona musica.

Stories è il suo album che trovate qui:

Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo, Walter Ricci. Che momento è nella tua vita artistica?

E’ un periodo di ricerca di una nuova personalità che è coinciso col Covid. Si fermano le cellule per vibrare in un altro modo, vedi un futuro diverso, le cose in un altro modo. Maturi un desiderio forte di rivendicazione della tua persona, la musica si riversa sulla tua vita e la vita investe l’arte. Sì mi sento diverso. Molto spesso gli artisti si fanno suggestionare dal mondo esterno, incontri mondi diversi, ma il tuo mondo te lo devi creare da solo.

Tutto ciò è figlio di delusioni, collaborazioni sbagliate?

Non passi sbagliati, la vita rotola, vibravo in una direzione, poi maturi una musica diversa, credo di aver fatto un grande miglioramento nello scrivere i testi, ho una percezione nuova, l’introspezione mi ha fatto guardare dentro, artisticamente penso di aver tirato fuori la mia personalità, la mia identità vera.

La tua è stata una strada che ha investito varie sonorità…

Certo, la musica napoletana da piccolo, poi l’amore per il jazz, lo swing, un po’ di musica pop, insomma, strade varie, poi mi sono fermato. Mi si è acceso il fuoco di cui avevo bisogno, ho imparato a vedere le difficoltà in modo diverso, e ho maturato le scelte attuali.

Raccontami un po’ della tua infanzia, come è nata la tua passione per la musica e se c’è un tuo idolo a chi ti sei ispirato.

Bambino appassionato dapprima di musica napoletana, ispirato da un padre musicista. Poi mi hanno influenzato personaggi mondiali, Steve Wonder, Frank Sinatra, per esempio, ascolti intensi. Mi sono avvicinato alla musica di tutti i tipi e sonorità. Per me non esistono i generi, c’è musica bella e meno bella. Prendiamo i Pink Floyd è rock, ma che gli vuoi dire, è grande musica. È la contaminazione che crea le forme culturali della musica.

Ti vedo tra gli ascoltatori di una volta ma anche attuali di Pino Daniele.

E come non potrebbe essere così. Il grande Pino lo ascoltavo da piccolo e lo ascolto oggi, quando senti la sua musica ti porta fuori dal mondo.

Napoli è la tua città, che rapporto hai Walter Ricci con la sua città?

E’ la città dove l’arte la fa da padrone, mi ha spirato nascere qui e mi ispirerà anche in futuro. Poi guardi all’estero, inizi a viaggiare, ti fai molto influenzare. Ho viaggiato molto, Francia, Russia, vari paesi europei, Stati Uniti, gente diversa e orecchio musicale diverso. Un approccio disuguale, più sofisticato al di là delle Alpi, sonorità, atmosfere, un codice musicale da jazz festival, meno in Russia che poi va in antitesi con il gusto americano. Un po’ come negli States dove il jazz è più urban nella East Coast, più sofisticato e raffinato nella West Coast.

Avresti mai immaginato un giorno di diventare un artista di livello internazionale?

La vita è tutto un divenire, ti concentri sulla ricerca personale, poi diventare qualcuno è un fatto esteriore. Mai perdere il focus su se stesso, mai dare per scontato nulla. Ho un’attività musicale e una storia musicale che mi fa stare molto sereno, oggi non penso a diventare chissà chi, mi accontenterei di lasciare una traccia, un solco nella carriera.

Ti offrono un contratto monstre a Las Vegas, che fai lasci tutto e vai?

Sarebbe un’occasione molto importante per una crescita artistica, la prenderei come una missione, la cavalcherei alla grande, creando una copia di Walter. Più che frenare darebbe un’accelerata alla carriera. Un tipo di contratto arriva se sei reale come persona, l’onestà intellettuale paga e ti rappresenta molte volte. Comunque l’aspettiamo.

Pensi mai a qualche occasione persa?

Nulla ha frenato la mia crescita, alcune sembravano molto grosse, ma col senno di poi avrebbero schiacciato la mia carriera, mi avrebbero mandato fuori strada. Penso di aver fatto sempre le scelte giuste.

Per concludere, il sogno nel cassetto di Walter Ricci?

Rappresentare Napoli a modo mio, la mia città natale. Far vedere un’altra faccia di Napoli, una musica diversa per tornare alle origini, la sensazione di rivendicare la napoletanità, rendendo la musica spettacolare. C’è una grande richiesta di musica napoletana nel mondo, ecco è il momento di darne una versione originale.

Intervista a cura di Max Bonardi

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