Quella di Chris Squire è stata davvero una vita negli Yes! Il talentuoso e brillante bassista britannico, infatti, è stato l’unico componente della storica prog rock band nata nel 1968 (e che proprio quest’anno ha festeggiato i cinquanta anni di attività e di successi) a non aver mai abbandonato il proprio posto.
E quando Chris ha tristemente lasciato questa terra il 27 giugno del 2015, gli Yes sono rimasti orfani del loro membro fondatore, della loro mente musicale nonché della parte più istrionica, originale e brillante della loro immagine, anche e soprattutto on stage dove Chris Squire riusciva a dare sempre il massimo di sé stesso.
Un vero animale da palcoscenico, come si usa dire, che riusciva a calamitare su di se le attenzioni dell’audience durante i suoi interminabili e precisissimi assolo. Assolo che hanno rilanciato finalmente il basso come strumento primario, e non più secondario, come era sempre accaduto in precedenza nel pop e nel rock. Chris, infatti, riusciva a far “parlare” il suo Rickenbecker, facendolo duettare con gli altri strumenti sul palcoscenico: le tastiere di Tony Kaye o Rick Wakeman, la batteria prima di Bill Bruford e poi di Alan White, la chitarra di Steve Howe insieme alle raffinate vocals di Jon Anderson.
Non a caso A Life in Yes: The Chris Squire Tribute, in uscita il 16 novembre, è attesissimo da tutti i fans degli Yes, e in particolare quelli di Chris, particolarmente desiderosi di poter ascoltare della musica interamente dedicata alla memoria del loro beniamino che ha suonato in tutti i dischi della sua band dal 1969 al 2014. Questo album era stato lungamente annunciato da Billy Sherwood, grande amico di Squire nonché il musicista che lui stesso ha indicato come suo legittimo successore negli Yes e che da tre anni a questa parte sta cercando di portare avanti al suo meglio il delicato compito affidatogli.
Continuare a far ascoltare la grande musica degli Yes sui palcoscenici di tutto il mondo, proprio come milioni di persone ancora vogliono. Così è stata una bella notizia sapere che finalmente il tributo discografico a Chris Squire sarebbe uscito, prodotto proprio da Sherwood che ne ha curato da solo le primissime fasi della realizzazione, mettendoci enorme passione e dedizione. Al suo fianco il chitarrista/bassista statunitense successivamente ha avuto una serie di nomi storici della scena rock mondiale, quali Todd Rundgren, Steve Porcaro (Toto), Annie Haslam (Renaissance), John Wesley (Porcupine Tree), Sonja Kistina (Curved Air), Patrick Moraz (YES/The Moody Blues), Steve Stevens, Dweezil Zappa…
Un line-up davvero “allstar” chiamato a reinterpretare alcuni dei pezzi più celebri della formazione di Squire a partire da On Silent Wings Of Freedom, con Jon Davison (attuale cantante degli Yes, ex membro dei Glass Hammer) e Jay Schellen (batterista degli Yes in tour già membro dei World Trade, Unruly Child e Circa). Hold Out Your Hand, brano tratto dall’unico album solista di Chris Squire, Fish Out of Water (1975), vede schierati Steve Hogarth (frontman e cantante degli ottimi Marillion) insieme a Sherwood e Schellen mentre in The More We Live Let Go, una delle più sentite ed emozionanti composizioni dell’indimenticabile bassista degli Yes ci sono Steve Hackett (ex Genesis) alla chitarra e Steve Porcaro dei Toto alle tastiere. In Parallels appare anche Tony Kaye, tastierista della prima formazione degli Yes e poi di rientro nel gruppo nel fortunato periodo dei primi anni ’80, quelli dello strepitoso successo mondiale di Owner of a Lonely Heart (dal numbero one album 90125).
Brano presente in A Life in Yes con la collaborazione di Dweezil Zappa alla chitarra. Tra le altre tracks presenti Don’t Kill The Whale, con Brian Auger alle tastiere, The Technical Divide ovvero Chris Squire al basso più Alan Parson, David Sancious e Gary Green. Incluse anche due bonus track, una del supergruppo prog rock The Prog Collective, un’altra dall’album tribute dei Pink Floyd Back Against the Wall, la straordinaria versione della popolare Comfortably Numb ad opera di Chris Squire, Alan White e Billy Sherwood.