L’omaggio a Massimo Urbani
Doveroso omaggio al compianto Massimo Urbani, uno dei più influenti esponenti del jazz italiano, che lo scorso 8 maggio, giorno della sua nascita, ha ottenuto una targa a suo nome nei giardini antistanti il Parco di Santa Maria della Pietà a Roma.
La manifestazione è stata salutata con grande affetto dagli amici di una volta di Urbani che hanno perfino improvvisato un’interessante performance jazz dal vivo oltre che da suo fratello Maurizio, anche lui ottimo musicista, e da parecchi abitanti del quartiere Monte Mario, dove Massimo era cresciuto ed aveva mosso i suoi primi passi nel mondo musicale. L’iniziativa è stata curata dal XIV Municipio di Roma che ha deliberato l’apposizione della targa per premiare e ricordare uno dei suoi cittadini più ricchi di talento, in particolare dal Presidente del Municipio Valerio Barletta e dal Presidente della Commissione Cultura Sport e Scuola Pino Acquafredda che si sono adoperati al massimo affinchè la celebrazione riuscisse nel migliore dei modi. Tra le cariche istituzionali presenti anche Athos De Luca che ha voluto portare il suo personale omaggio a Massimo Urbani. Come hanno sottolineato Barletta e Acquafredda la targa registrerà nella memoria collettiva uno dei figli più illustri del territorio, un territorio locale e la sua popolazione al quale Urbani, nonostante i successi ottenuti, era sempre rimasto piuttosto attaccato. La targa è soltanto una delle iniziative di tributo a Massimo, al quale lo scorso marzo è stato già dedicato un seguitissimo Festival Jazz.
“Un evento musicale per il momento locale”, ha spiegato Pino Acquafredda, “ma che di edizione in edizione speriamo possa diventare romano, italiano e perché no, oltrepassare anche i nostri confini”. Così come aveva fatto la notorietà di Massimo Urbani, il cui stile era spesso stato accostato a quello del mitico Charlie Parker, grande maestro del jazz. Nato a Roma nel 1957, Urbani aveva iniziato a studiare il clarinetto ad undici anni passando poi al sassofono contralto, lo strumento con il quale divenne famoso grazie al suo virtuosismo, alla sua abilità nelle improvvisazioni e alla sua personale rilettura dei pezzi. Scoperto da Mario Schiano e Marcello Melis che lo lanciano nel circuito dei jazz club romani, Massimo si fa subito notare e si costruisce un fedele seguito in un periodo storico in cui il jazz, che racconta le contrastate vicende dell’emancipazione della società di colore statunitense, inizia a scuotere le coscienze anche nel nostro paese. Grazie all’avvicinamento al compositore e pianista Giorgio Gaslini Urbani affina le proprio conoscenze musicali suonando spesso live con giovani e talentuosi colleghi, arrivando così a pubblicare i suoi primi album, Volume 14 e 15 della serie “jazz a confronto”.
Da lì la carriera è tutta in ascesa per il musicista romano che nel 1974 partecipa all’importante Festival Umbria Jazz, riceve i complimenti del noto sassofonista statunitense Sonny Stitt e diventa richiestissimo dal pubblico e lodato dagli addetti ai lavori. Nel frattempo il suo jazz si orienta verso schemi maggiormente liberi e controcorrente, un po’ come la sua vita. Massimo Urbani scompare a soli trentasei anni nel 1993 a Roma nel suo appartamento per attacco cardiaco ma lascia intatto il suo talento nel ricordo di chi lo ha apprezzato e la targa apposta a Roma la scorsa settimana ne è la prova tangibile.