E’ uscito oggi il nuovo disco dei torinesi Subsonica. Ebbene sì, non si sono sciolti. Anche se è passato un po’ di tempo dall’album precedente, sono ancora qui, ed hanno ancora molto da dire.
Vero, durante questi anni di silenzio, c’è stato un netto allontanamento e quasi tutti loro si sono dedicati a progetti solisti. Ma quella macchina chiamata Subsonica che va ormai avanti da quasi trent’anni li ha come richiamati, come attirati e portati a riavvicinarsi.
Perché sì, il rischio che tutto fosse finito c’è stato eccome.
E quindi siamo qui, per la decima volta. E io personalmente non so chi ringraziare per questo.
In questo album rivedo i Subsonica con cui sono cresciuta, quelli che hanno sempre raccontato la realtà che li circonda anche in maniera cruda quando necessario. Ed è bellissimo.
Bellissimo nonostante i trascorsi che sappiamo tutti – in primis la pandemia – che hanno portato inconsapevolmente tutti noi a perdere quel senso di unione e coinvolgimento che forse era innato nel nostro modo di essere. E ha trasformato questa naturalezza in una spinta verso l’individualismo, la solitudine, che non sempre è un male, anzi, certe volte è indispensabile per riscoprirsi.
Ed è proprio questo meccanismo che ci ha permesso di ascoltare Realtà Aumentata. La band ha detto infatti, nelle recenti interviste, che è stato proprio l’essersi allontanati gli uni dagli altri a fargli rendere conto che questa macchina chiamata Subsonica gli sarebbe mancata e che questo album era più che necessario.
Per segnare una rinascita, un punto di rottura dopo gli errori di pubblicazioni precedenti ( 8, album pubblicato ormai nel lontano 2018. E dico lontano perché certe volte mi sembra assurdo che siamo già nel 2024).
Il disco si apre con un trio di pezzi che, a parer mio, sono la vera anima di ciò che una band come i Subsonica rappresenta per il suo pubblico ma anche per il panorama musicale in generale.
In Cani Umani sentiamo la descrizione nuda e cruda della società attuale, per poi passare da Mattino di Luce a Pugno di Sabbia.
E’ per pezzi come questi che ho capito che erano proprio tornati ad essere i miei Subsonica.
Quando poi vai avanti e ti ritrovi ad ascoltare Nessuna colpa, una dura descrizione dell’immigrazione e morte in mare, non hai alcun dubbio.
Non importa nemmeno il premio vinto da Adagio, brano conclusivo del disco e colonna sonora dell’omonimo film di Stefano Sollima, questo è ciò che i Subsonica rappresentano.
Ascoltate Realtà Aumentata se avete ancora a cuore quel tipo di musica che sa colpirti l’anima.