E’ di oggi il debutto del nono nono album inedito dei Subsonica dal titolo Mentale Strumentale, registrato e completato nel 2004 e mai ancora pubblicato.
L’album, composto da 10 brani che simbolicamente descrivono un viaggio di esplorazione nello spazio, è il frutto di una parentesi di ricerca e libera sperimentazione, fondamentale per la costruzione dell’identità sonora della band.
A pochi mesi dalla pubblicazione di “Microchip Temporale”, una rielaborazione di “Microchip Emozionale”, realizzato in complicità con 14 artisti, i Subsonica scelgono questo particolare momento di sospensione temporale e di riflessione collettiva per regalare al pubblico un disco unico, suggestivo, costruito con la sola forza della musica e della vocalità concepita come strumento.
Mentale Strumentale
Si tratta di un viaggio artistico e illuminante, un’esplorazione intima delle possibilità e delle sfaccettature del gruppo, tra scenari sonori tratteggiati con synth analogici, percussioni esotiche, strumenti acustici e multieffetto. Rappresenta la svolta decisiva e silenziosa che ha permesso ai Subsonica di affrontare con grande personalità i decenni successivi.
Le dichiarazioni
Così i Subsonica commentano il progetto discografico, nono progetto di inediti in ventiquattro anni di carriera: “Non ci giriamo intorno. Era il 2004, avevamo da poco terminato il tour di Amorematico e pubblicato il live Controllo del livello di rombo.
Il rapporto con la nostra prima casa discografica si era consumato al limite del logoramento e il contratto era in scadenza. Non desideravamo rinnovarlo. Avremmo voluto creare una nostra struttura live, un nostro management e discutere da zero i termini di un nuovo accordo discografico, che chiarisse in modo inequivocabile le condizioni di piena e totale libertà artistica. Ma da contratto – firmato non senza una certa dose di ingenuità- avremmo dovuto consegnare ancora due album. O un doppio.
Decidemmo di realizzarlo strumentale. Decidemmo che potevamo proporre al mondo i Subsonica in formato strumentale e che sarebbe stata una sfida tosta e appassionante.
Del resto strumentali erano state le nostre primissime uscite live, con Samuel intento a effettuare vocalizzi, e a suonare voci registrate su nastro. In più, in quel momento, avvertivamo, ancora nitide, le inebrianti scosse d’assestamento del terremoto provocato dai Radiohead di “Amnesiac”.
Ci chiudemmo nello studio di Piazza Vittorio, pronti a lavorare insieme giorno e notte. Cablammo tutti gli strumenti, inclusa una buona quantità di synth analogici, percussioni, strumenti a corde, e tanti multi-effetto pronti a deformare spazi e prospettive sonore.
Insieme a noi due figure di famiglia: Gianni Condina, tecnico e assistente di studio e Ale Bavo, assistente di produzione. Poca programmazione, tanta voglia di suonare in modo non convenzionale.
Sotto mano gli album di Brian Eno, insieme a vinili di colonne sonore italiane d’epoca e ai cataloghi di sonorizzazione del padre di Max. Cercavamo una nostra via, esplorando fuori dai confini della forma canzone, per tracciare le coordinate di un viaggio nello spazio come metafora della esplorazione di uno spazio interiore. Dagli scossoni un po’ traumatici del “decollo” fino al “rientro in atmosfera”.
Eravamo molto gasati e ispirati. Al punto che rimanemmo delusi dal rifiuto della nostra casa discografica di allora di pubblicare quel materiale.
E l’album rimase così fermo. Fu un momento chiave della nostra storia. Grazie a quella esperienza di ricerca, di musica d’insieme, di definizione di personalità collettiva, avevamo probabilmente individuato la chiave che ci avrebbe permesso di affrontare i decenni successivi.
Non più musicisti guidati dalle suggestioni di un produttore interno al gruppo, ma autentico organico. Ecco la storia di questo “Mentale Strumentale” che è la sintesi del materiale scaturito da quelle due settimane.
Per anni abbiamo pensato che prima o poi sarebbe arrivato il momento adatto per fare uscire quei brani, senza schiacciarli tra un album di canzoni, l’annuncio di un tour e un progetto solista. E la “sospensione temporale” che stiamo vivendo in queste settimane, strane e complicate, ci sembra dimensione particolarmente adatta.
È un momento di inevitabile riflessione, forse anche di immaginazione collettiva. Siamo improvvisamente tanti e tutti insieme a cercare di capire che mondo troveremo fuori dalla porta di casa quando torneremo ad uscire. Se ci sarà davvero un cambiamento, sarà dovuto esclusivamente alla capacità di slancio e all’esigenza di prospettive più aperte e coraggiose che ognuno di noi sarà in grado di coltivare. Ecco perché pensiamo di proporre oggi, a chi ci ha sempre seguito, il resoconto di questa avventurosa esperienza, diversa per forma e densità da tutte quelle per cui siamo stati conosciuti fino ad ora“.