Nel progetto “Il coraggio di essere Frida” si vuole parlare della diversità e della dignità del sé.
La nostra identità è preziosa come lo è un’opera d’arte perché il processo di accettazione e raggiungimento della pienezza del proprio sé è lungo e spesso doloroso.
Parlare oggi di diversità è quasi una moda, se ne sente parlare continuamente: diversità di genere o di cultura. Il concetto di diversità però non è un concetto nuovo. È un concetto in continua evoluzione, come è in continua evoluzione quello di società e di conformazione alla stessa.
Una delle definizioni di “diversità” è: “Condizione di chi è considerato da altri, o considera sé stesso, estraneo rispetto a una presunta normalità di razza, propensioni sessuali, comportamenti sociali, scelte di vita”.
Con questi principi Susi Sposito, apprezzatissima Fashion Designer partenopea, annunzia la mostra che terrà al Museo Civico Gaetano Filangieri a Napoli il prossimo 25 gennaio dal titolo “Il Coraggio di Frida” dedicata, per l’appunto, a Frida Kahlo emblema della creatività e dell’innovazione, oltre ad essere simbolo della diversità, della liberta ed indipendenza.
Le dichiarazioni
“Io credo profondamente nel grande valore che ci portiamo dentro e di come le sovrastrutture culurali e sociali tendono ad oscurarlo” ci racconta Susi Sposito “Non ho mai creduto nell’apparire, non sono una “fashionista”, il mio lavoro è solo un mezzo per veicolare ciò in cui io credo profondamente. Sono dvvero molto emozionata perchè il concetto di diversità, come valore, mi accompagna da sempre ed è difficile esprimere tutto il fervore che sento nel dare luce ad un tema difficilissimo.”
La designer è altresì una persona di grande sensibilità ed altruismo; l’amica che tutti vorremmo, colei alla quale puoi affidare preziosi segreti perché sai che mai li svelerà, colei dalla quale avrai consigli e non critiche. Una persona che usa le sue capacità per mandare messaggi di sensibilizzazione e che potremmo descrivere con una frase della stessa sua musa ispiratrice: “Dipingo i fiori per non farli morire”.