Manuela Ruggiero

Manuela Ruggiero: il mio grande amore è il teatro

Incontriamo Manuela Ruggiero, napoletana di origine, trapiantata a Londra, da qualche tempo. Una lunga carriera, la sua, legata al teatro e alla televisione, affiancata anche dal coaching e dall’amore, grande, che nutre per le sue figlie, per la sua famiglia. Un parlare piacevole, con una Manuela molto solare, che ringraziamo dal profondo.

Manuela Ruggiero

Benvenuta su La Gazzetta dello Spettacolo a Manuela Ruggiero. Come stai?

Sto benissimo, fortunatamente! Ciò che è accaduto, dallo scorso anno in poi, qui si è accusato meno. Il momento è di certo drammatico, specie a livello lavorativo, visto lo stop che si è andato a creare. I teatri, ad esempio, stanno riaprendo soltanto adesso. La vita, ad ogni modo, continua. Avere due bambine di cui occuparsi è bello, ti permette di affrontare molte cose insieme a loro, riempiendo quello spazio che il lockdown aveva reso, inaspettatamente, libero.

Come hai spiegato alle tue bambine ciò che stava accadendo nel mondo a causa del Covid-19?

Con la piccola il tutto è avvenuto in maniera molto graduale, diversamente con la grande, a cui ho preferito spiegare la situazione, passo passo. Non è stato di certo facile per loro ritrovarsi a vivere tutto ciò. Mia figlia ha vissuto un distacco, un saluto, con una sua amica attraverso la rete che delimitava la loro scuola. Un avvenimento particolare, che ha di certo segnato quel momento. In Inghilterra, per fortuna, vi è grande attenzione verso i bambini e si è cercato, come possibile, di evitare loro quel senso di smarrimento che, purtroppo, molti di noi hanno vissuto, specie in Italia.

Ti andrebbe di raccontarci dei tuoi esordi?​

Il mio amore per il teatro ha inizio da uno spettacolo teatrale, “Natale in Casa Cupiello”, a cui ho avuto il piacere di assistere, alla tenera età di quattro anni. In scena, in quell’occasione, proprio lui, Eduardo De Filippo. Ne rimasi affascinata! Successivamente, mia madre mi portò a vedere “La gatta cenerentola” e, quella sera, la mia passione per il teatro esplose per davvero. Fu proprio mia madre, nel corso degli anni, a chiedermi di non prendere sul serio quel lavoro, dedicandomi ad altro, lasciando che fosse semplicemente un hobby. Triste da dirsi, ma soltanto quando venne a mancare, ebbi modo di dedicarmi mente e cuore a quel sogno, alla regia, mia prima passione, all’epoca. Quando venne il momento di scegliere l’università, indecisa tra la recitazione e medicina, chiesi consiglio a mio padre, ma la scelta si presentò più che ovvia: seguì la strada della recitazione. Ho realizzato i miei studi al DAMS di Bologna, presa da mille situazioni legate a questo bellissimo ambito. Ebbi modo di incontrare Nanni Garella, con cui realizzai un colloquio, e da lì partì il tutto, diventando sua assistente così come lo divenni, successivamente, di Maria Consagra, durante “L’Arlecchino servitore di due padroni”.

Manuela Ruggiero

Devo a lei la base attoriale che oggi impartisco agli attori, ai miei allievi. Furono poi lo stesso Garella e Alessandro Haber a recepire le mie abilità recitative, portandomi a ripensare a questa mia caratteristica. Ho vissuto quattro anni a Milano, per prendere parte alla scuola di Paolo Grassi, come attrice. In quegli anni, tra l’altro, ho lavorato al Piccolo Teatro con Bob Wilson, per poi approdare ad Un Posto al Sole. Un provino che, purtroppo, dovetti rifiutare, perché ero impegnata con l’accademia. Dopo aver realizzato l’esame finale, fui richiamata nuovamente per Un Posto al Sole, prestando voce e corpo alla giornalista Valentina Noti, a cui sono stata legata per alcuni anni, nella mia bellissima Napoli. La Soap, in quegli anni, ha saputo regalarmi forti emozioni, ed importanti rapporti umani, con colleghi del calibro di Peppe Zarbo, Luisa Amatucci, Luigi Di Fiore, Germano Bellavia e Rosaria De Cicco.

Cosa ti ha regalato la lunga serialità legata ad Un Posto al Sole?

Ne ho un bellissimo ricordo, benché ai tempi fossi troppo giovane e inesperta. Credo, purtroppo, di non averne apprezzato del tutto l’importanza. Avevo forse troppa fretta di vivere, di affrontare ruoli teatrali o cinematografici. Non ho quindi avuto modo di gioire di ciò che avevo, anche per via della scomparsa di mio padre, avvenuta due mesi dopo il mio ingresso nella soap. Un qualcosa che, con il passare dei mesi, continuava ad attanagliarmi, a scioccarmi. Ad ogni modo, Un Posto al Sole, mi ha regalato un senso di appartenenza ad una famiglia che, in quel momento, non avevo più.

Napoletana di origine ma, da alcuni anni ormai, vivi a Londra. A cosa devi questa scelta?​

Desideravo da tempo un trasferimento a New York, ma il fato ha voluto che incontrassi il mio attuale compagno, che viveva già a Londra. Sono arrivata qui e non sono più ripartita. Una mia allieva, trapiantata a Londra, aveva in serbo per me delle lezioni giornaliere, già prestabilite, per un mese. Il dramma era semplicemente legato al non saper parlare la lingua. Ho ricevuto aiuti da parte del mio compagno, imparando a memoria i testi che mi aveva tradotto. Il mio inglese è poi migliorato, di volta in volta, studiandone le giuste basi. Ho avuto poi la fortuna di incontrare Michael Attenborough, che ai tempi stava portando in scena uno spettacolo di Eduardo De Filippo, “Filumena”. Ho avuto il piacere di collaborare a svariati spettacoli insieme a lui, portandoli in scena in città differenti.

Chi è Manuela Ruggiero oggi?​

Manuela è una mamma impegnata, che sostiene le sue ragazze il più possibile. Sono, tra l’altro, una compagna innamorata e, non ultimo, sono una piccola artista che sta scalpitando per uscire fuori ancora una volta.. e lo farà! Prima di avere la mia famiglia, vi dirò, non avevo capito che nella vita ci fosse anche altro. Pensavo, prima della nascita delle mie bimbe, che esistesse soltanto il lavoro, il teatro. Oggi, con loro, realizzo di essere fortunata, di avere un compagno adorabile, una bellissima famiglia. Le mie bimbe non sono ancora indipendenti, ma sento di poter tranquillamente recitare in inglese, oggi, dopo aver preso parte a piccoli ruoli, qui in Inghilterra.

Su Alessia Giallonardo

Nasco a Benevento, nel 1986. testarda a più non posso, perché Toro. Amo la fotografia sin da quando ero piccola e devo questa passione a mio padre. Stesso discorso per la scrittura, per ogni singola sfumatura di un racconto, di un vissuto, di uno storico incontro.

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