Francesco Boccia

Francesco Boccia: Sono cresciuto con la musica

Incontriamo Francesco Boccia, reduce da un periodo di grandi successi. La partecipazione ad X-Factor Romania, insieme ai The Super4, ha saputo rendergli tutto ciò che meritava, facendo sì che la sua voce fosse conosciuta anche altrove. Francesco ha un’anima pura, un cuore buono e, ben presto, la sua vita sarà allietata da una piccola creatura, frutto del suo “Grande Amore”. Vi lasciamo alle sue parole, alla sue energia, alla sua vita in musica…

Francesco Boccia

Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo a Francesco Boccia. Come stai?

Sto bene, seppure sia un periodo strano, di continua attesa. Diventa pesante anche solo l’idea di pensare ad una ripresa, ad una normalità. Vivo, tra l’altro, anche alcune perplessità legate alla mancanza da palco, visto che da alcuni mesi non riesco ad esibirmi, a causa della pandemia. Al contempo, però, ho voglia di ricominciare, di capire come reagirò quando ci sarà modo di tornare a cantare, dinanzi ad un pubblico. Non ultima, l’attesa legata all’arrivo di mio figlio, una gioia enorme per me e per tutta la mia famiglia. Una notizia che mi riempie il cuore di orgoglio.

Come nasce la tua passione per la musica?

È qualcosa di innato, di naturale. Mia mamma, da bambina, aveva un pianoforte. Era il mio giocattolo preferito. Ero sempre lì vicino, lo studiavo, piano piano, con attenzione. La musica, fondamentalmente, ha seguito tutte le tappe del mio vissuto, dall’infanzia, all’adolescenza e oltre.

Nel 2001 prendesti parte al Festival di Sanremo, insieme a Giada Caliendo, con “Turuturu”. Raccontaci di quella esperienza.

È stata la seconda esperienza importante. La prima l’ho vissuta a diciotto anni, prendendo parte a Domenica In. Partecipai ad un casting e ricordo che Mara Venier mi volle a tutti i costi. Nacque un bellissimo rapporto tra noi. Domenica in mi portò una grande popolarità. Poco dopo cominciai a farmi le ossa nei vari live, in giro per l’Italia. Dal ’96 al 2001 ho vissuto tutto ciò, per poi approdare al Festival di Sanremo. Scrissi “Turuturu” e mi presentai, insieme a Giada Caliendo, alle selezioni. Arrivammo a Sanremo da sconosciuti, gareggiando nei giovani, e dopo la prima esibizione ci rendemmo conto di esser diventati d’improvviso popolari. Cose belle da vivere, nella piena spensieratezza di quegli anni. Ne conservo un bellissimo ricordo.

Cosa accadde dopo Sanremo?

Il pezzo, dopo aver ottenuto il terzo posto al Festival, divenne molto popolare, tanto da arrivare ad avere successo anche in Brasile. Nel giro di sei mesi ebbe un enorme riscontro a livello internazionale. Negli anni è stata cantata da tantissimi artisti, che hanno contribuito a renderle ancora più visibilità. Fu utilizzata anche come sponsor per un noto profumo. “Turuturu” ha segnato un’epoca, siamo in tanti ad essere cresciuti con lei.

Parlaci del tuo gruppo, i “Made in Italy”.

Suoniamo insieme da quando eravamo ragazzi. Abbiamo condiviso tutte le tappe della nostra vita, in un crescendo, sia a livello personale che musicale. Tendiamo a non fare prove, quando abbiamo una serata da realizzare, proprio per conservare l’istinto che ci caratterizza, l’unione che abbiamo tra noi. In tanti anni, non c’è mai stata una serata che sia andata male. Abbiamo sempre fatto buona musica e questo deriva dal grande bene che ci lega.

Continuerai a fare musica con “I Made in Italy”, nonostante il successo ottenuto con i “The Super4?

Certamente! Ognuno di noi ha la propria carriera, la propria vita artistica. L’una non esclude l’altra. I successi raggiunti da ognuno di noi, singolarmente, non fanno altro che portare lustro ai The Super4. Una specie di valore aggiunto. La forza dei The Super4 è proprio quella di poter essere forti sia singolarmente che in gruppo, uniti.

Come nascono i The Super4?

È nato tutto in maniera naturale. Greg, Aurelio e Sabba suonavano insieme e nel loro repertorio avevano “Grande Amore”, la canzone che scrissi per i ragazzi de Il Volo. Capitava che mi invitassero spesso ai loro concerti, proprio per cantare insieme questo pezzo. Sin dalle prime esibizioni, ci siamo resi conto che vi era una forte sinergia tra noi, una grande forza corale. Una magia, o qualcosa di molto simile. Nel mio repertorio avevo molti pezzi utili ad una situazione a quattro. Ci siamo divertiti a provare questi brani, a sperimentare. La nostra prima esibizione, al Common Ground di Napoli, andò più che bene, lo stesso fu per il secondo live, al Teatro Posillipo, per poi arrivare ad un grande exploit in Piazza Plebiscito. Un crescendo di emozioni, di pubblico, di unione tra noi quattro. Si è insieme per un solo scopo, portare la musica italiana nel mondo, specie all’estero. Nessuno vuole prevalere sull’altro, nessuno pretende di più. Questa è la magia che ci lega, nulla è finto.

TheSuper4
TheSuper4

Insieme a loro, recentemente, hai preso parte ad X-Factor Romania. Avete riscosso un grandissimo successo. Parlaci di questa esperienza.

La scelta di partecipare ad X-Factor Romania, nasce dall’esigenza di voler portare la musica italiana all’estero. Siamo quattro figure forti, nel panorama musicale italiano. Greg ha vinto “All Togheter Now”, Sabba “The Winner Is”, Aurelio ha avuto un grande riscontro con “Notre Dame De Paris”. Abbiamo vissuto il tutto come un viaggio di piacere. Durante la nostra prima esibizione, ci siamo resi conto che il riscontro era grande e lo si notava anche dai coach presenti, dalle loro lacrime, dai loro applausi, cosa che in italia non accade, purtroppo.

Dopo il singolo “Amami Amami”, possiamo aspettarci altro?

Assolutamente si. Stiamo lavorando al nostro primo album. Abbiamo molti inediti pronti, che aspettano il momento giusto. Preferiamo fare un passo alla volta, anche per via della situazione che viviamo, legata al Covid-19. “Amami Amami” sta andando benissimo e ne siamo orgogliosi. Sono molti anche i nostri sostenitori, che hanno creato fans club per tutto il mondo, dal belgio, alla nostra Italia, Romania e Spagna. A dimostrazione che il nostro gruppo funziona.

All’ultimo Festival di Sanremo, Orietta Berti, ha presentato il singolo “Quando ti sei innamorato”, da te realizzato con la collaborazione di Ciro Tommy Esposito e Marco Rettani. Come nasce il tuo rapporto con Orietta e di conseguenza l’idea di portare a Sanremo questo tuo pezzo?

Ho avuto il piacere di conoscere Orietta ai tempi di Domenica In. Lei e Mara Venier sono state delle mamme, in quel periodo. Qualche anno fa sono venuto a conoscenza del fatto che Orietta cercasse dei pezzi per completare il suo cofanetto, in occasione dei suoi 55 anni di carriera. Le ho fatto ascoltare dei brani e le sono piaciuti moltissimo. L’occasione di Sanremo è arrivata poco dopo, a novembre. Qualcosa di inaspettato e di cui sono stato felicissimo. Orietta è stata la vincitrice morale di questo Festival.

Sei autore per i ragazzi de Il Volo e non solo. Cosa significa per te, da cantante, scrivere pezzi per altri artisti?

C’è sempre un punto interrogativo nel pensare, come sarebbe andata se l’avessi cantata io? A mio avviso le cose vanno sempre come devono andare. Al contempo, è bello però che le tue canzoni trovino altri interpreti. L’importante è scriverne di belle, poi troveranno da sole la loro strada.

Sembra che nel tuo privato ci sia una notizia bellissima in arrivo. Vuoi parlarcene?

Sono felice e preoccupato allo stesso tempo. Si tratta del primo figlio e non avendo mai vissuto questa esprienza, la preoccupazione è tanta ma, più di tutto, prevale la gioia. È come se fosse arrivato al momento giusto, come se dovesse succedere per forza adesso, per aiutarmi a capire e per andare ancora avanti. Quando si è figli si tende a giudicare i genitori con molta facilità, da padri invece, si può capire meglio il loro punto di vista. Ti si apre un nuovo mondo. La vivo come una benedizione, un grande regalo. Un regalo che non vedo l’ora di scartare!

Chi è Francesco Boccia oggi?

Sono quello di tanti anni fa, con un bagaglio in più costituito da grandi esperienze. Comprendo di più la vita, con l’umiltà di capire che la strada è lunga e che c’è sempre da imparare.

Cosa ti auguri per il futuro?

L’unica cosa che mi preme oggi è la salute di mio figlio. Il resto viene dopo..

Su Alessia Giallonardo

Nasco a Benevento, nel 1986. testarda a più non posso, perché Toro. Amo la fotografia sin da quando ero piccola e devo questa passione a mio padre. Stesso discorso per la scrittura, per ogni singola sfumatura di un racconto, di un vissuto, di uno storico incontro.

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