Mi piace molto immaginare che, Massimo Troisi artista geniale che ha dato colore e una dose di studiata flemma alla narrazione e alla comicità partenopea, possa presentarsi a noi salutandoci col suo modo ironico e a tratti pungente e quella timbrica vocale che risuona ancora nelle orecchie dei suoi fans più affezionati che, pensando a quel 4 Giugno 1994, credo non abbiano accettato la sua prematura scomparsa, per cui in modo irriverente ma rispettoso, lui possa ancora esclamare: “Scusate il ritardo… o forse no!…”
Tra le novità del mese di Febbraio al cinema, sicuramente non dovrà sfuggire il Film-Omaggio che il regista Mario Martone, ha girato dal titolo Laggiù qualcuno mi ama. L’amore e la passione sono senza dubbio le parole che più di tutte ruotano attorno al ricordo di Massimo Troisi e che hanno caratterizzato tutta l’esperienza professionale di questo attore e regista napoletano.
Con il suo animo e quel suo volto rimasti per sempre giovani, difficilmente ci possono far immaginare che il 19 febbraio avrebbe compiuto 70 anni, lui che è rimasto un eterno ragazzo che amava la vita e il diamante più prezioso che poteva riservare, ovvero l’amore per le donne e lui questo sentimento lo aveva cercato e scovato in ogni sua piega, fornendo con i suoi film una chiave di lettura autentica in una società in continua mutazione. Un uomo giocoso che anche con la morte voleva scendere a patti, perché non amava arrendersi soprattutto nel momento in cui stava per realizzare quello che rimane il suo testamento a noi e ai suoi amici e fan più intimi, Il Postino a cui lasciò il suo cuore più autentico, la matrice essenziale del suo pensiero.
Così, nel film di Mario Martone si legge che lo stesso regista abbia voluto conferire a Massimo Troisi la sua vera levatura di regista.
Semplicemente Massimo per la gente della sua Napoli, ma noto al mondo dello spettacolo quale attore, comico, regista, sceneggiatore e cabarettista italiano, fu il principale esponente della nuova comicità napoletana nata nei primi periodi degli anni Settanta, da tutti soprannominato «il comico dei sentimenti» o il «Pulcinella senza maschera» ma senza dubbio da tutti è considerato uno dei maggiori interpreti nella storia del teatro e del cinema italiano. Il suo talento precoce, formatosi sulle tavole del palcoscenico, lo hanno reso l’istintivo erede di Eduardo e di Totò e per la sua comicità mimica e soprattutto per l’ironia delle sue frasi che, parevano dette “per caso” ma che così non era, fu più volte accostato a persone come Buster Keaton e Woody Allen.
Massimo esponente della nuova comicità, fondò il trio I Saraceni insieme a Lello Arena ed Enzo Decaro e diede vita a La Smorfia. Il successo del trio fu inatteso e immediato e consentì al giovane Troisi di esordire al cinema con Ricomincio da tre (1981), il film che decretò il suo successo come attore e come regista. Collaborò con Benigni in Non ci resta che piangere, ma anche con Cinzia Th Torrini in Hotel Colonial e collaborò con Ettore Scola nel film Splendor e Mastroianni con il film Che ora è.
L’ultimo film che Troisi scrisse, diresse ed interpretò fu, Pensavo fosse amore… invece era un calesse del 1991, con Francesca Neri e Marco Messeri. Attraverso questo film, Massimo decise di dare corpo a un’idea che aveva in mente da diversi anni, come dimostrano le diverse incursioni sull’argomento nei suoi precedenti lavori, ovvero fare un film dove si parlasse esclusivamente di amore. Troisi analizza i sentimenti della coppia moderna e le difficoltà di portare avanti un legame non privo di scalfiture, tra una coppia, con tutti i dubbi e le deboli certezze. Forse fu il film che più di tutti mise a nudo l’interiorità dell’attore e i suoi più intimi pensieri.
Massimo , forse nel suo inconscio, sentiva che il tempo non era il suo migliore alleato, così corse e spinse al massimo i motori di quel suo cuore “nato affaticato”, come se in una parte remota di sé sentisse che non sarebbe giunto in fondo al traguardo della vita.
Domani, 19 febbraio ricorreranno i 70 anni dalla nascita dell’artista partenopeo, un uomo che con i suoi sketch entrò in punta di piedi, ma con fare irriverente, chissà come avrebbe festeggiato questo traguardo anagrafico, se fosse qui con noi? Lo avrebbe sottolineato con la sua ironia come se fosse una cosa usuale e qualunque? Oppure avrebbe organizzato una festa piena di amici e persone a lui care?
Questo, purtroppo, non ci è dato saperlo ma immaginarlo, sognarlo e anche pensarlo. Fatto sta che a 41 anni tutti hanno una prospettiva di vita, un futuro ancora lungo, eppure per lui così non è stato. Quel 4 giugno del 1994 sul Lido di Ostia, ha consegnato al cielo e all’eternità quel suo modo di essere, il suo pensiero e le sue pungenti e ironiche battute, sempre porte con garbo e schiettezza di uomo che sa e pensa ciò che dice e fa.
Grazie Massimo!